di Antonello de Gennaro
ROMA – Il 25 aprile è una data importante per il nostro Paese che ricorda la liberazione dal ventennio fascista-nazista dopo una resistenza da parte dei partigiani durata molti anni. Il 25 aprile 1945, alle ore otto del mattino, mediante la Radio, il Comitato di Liberazione Nazionale, impose la resa ai presidi nazisti e fascisti e la parola d’ordine di quella giornata per i tedeschi, diventò “Arrendersi o perire“. Questa era la frase che Sandro Pertini, che era alla testa del comando partigiano che liberò Milano, pronunciò alla radio il 25 aprile del 1945 con la quale proclamava l’insurrezione generale a Milano.
Le fabbriche vennero occupate e presidiate e la tipografia del Corriere della Sera fu usata per stampare i primi fogli che annunciavano la vittoria. La sera del 25 aprile Benito Mussolini abbandonò Milano per dirigersi verso Como dove venne catturato dai partigiani due giorni dopo ed ucciso il 28 aprile. I partigiani continuarono ad arrivare a Milano nei giorni tra il 25 e il 28, sconfiggendo le residue e limitate resistenze. Una grande manifestazione di celebrazione della liberazione si tenne a Milano il 28 aprile. Gli americani arrivarono nella città il 1° maggio.
La guerra continuò anche dopo il 25 aprile 1945: la liberazione di Genova avvenne il 26 aprile, il 29 aprile venne liberata Piacenza e fu firmato l’atto ufficiale di resa dell’esercito tedesco in Italia. Alcuni reparti continuarono i combattimenti ancora per qualche giorno, fino all’inizio di maggio.
Successivamente il Comitato di Liberazione riuscì a prendere il potere e decise di condannare a morte tutti gli esponenti principali del governo fascista insieme al loro leader ovvero Mussolini. L’anno successivo, poi, il popolo italiano, nella giornata del 2 giugno 1946, fu chiamato alle urne per decidere, attraverso un referendum, se continuare ad avere come forma di governo la Monarchia o se passare alla Repubblica. Un referendum importantissimo in quanto per la prima volta furono vennero anche le donne. Il responso popolare si risolse con la nascita della Repubblica.
La festa. A conclusione della guerra, un decreto legislativo emanato il 22 aprile 1946 dal governo italiano provvisorio , dichiarò il 25 aprile “festa nazionale”, limitatamente all’anno 1946. Fu così, da quel giorno, che, per la prima volta, si decise di fissare convenzionalmente la data della Liberazione al 25 aprile, cioè il giorno della liberazione di Milano e Torino. La scelta venne successivamente fissata in modo definitivo con la legge n. 260 del maggio 1949, presentata in Senato nel settembre 1948 da Alcide De Gasperi, che stabilì che il 25 aprile sarebbe stato un giorno “festivo”, cioè come le domeniche, il primo maggio o il giorno di Natale, in quanto “anniversario della liberazione”.
Il 25 aprile quindi non è la festa della Repubblica italiana, che si celebra invece il 2 giugno (per alcuni anni, dal 1977 al 2001, fu trasformata in una festa mobile, la prima domenica di giugno): con riferimento al 2 giugno 1946, giorno in cui gli italiani votarono al referendum per scegliere tra forma di governo monarchica e repubblicana nel nuovo stato.
Quest’anno in cui ricorre il 72esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo purtroppo questa giornata di festa, si celebra sotto il segno della divisione. Il caso più imbarazzante è quello di Roma, dove le manifestazioni si sono sdoppiate per la prima volta. Infatti nella Capitale si sono svolti due cortei ben distinti, uno dell’Anpi e l’altro della Brigata ebraica, contraria alla presenza delle organizzazioni palestinesi alla sfilata dei partigiani, ed è stata nella manifestazione della comunità ebraica che sono state pronunciate le parole più dure.
Davanti a una platea di circa 200 persone con bandiere israeliane, americane e inglesi, il vicepresidente della comunità Ruben Della Rocca ha detto che “La storia è qui, tutto il resto sono menzogne” a cui si è aggiunto il rabbino capo Riccardo Di Segni che ha aggiunto: “Il terrorismo che in questi anni sta devastando l’Europa ha avuto una scuola importante e noi sappiamo qual è“
Il nostro Paese in questo momento di turbolenza, mai più di oggi ha bisogno di rileggere e di studiare la nostra storia, senza alcun pregiudizio.