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22 Novembre 2024 13:10

Confermata dalla Corte di Cassazione la condanna a Schettino: 16 anni

L’ex comandante ha atteso la sentenza davanti al carcere romano di Rebibbia, pronto a costituirsi. L’avvocato: faremo ricorso alla Corte europea

ROMA –  La Corte di Cassazione ha aggiunto così la parola “fine” alla vicenda giudiziaria del naufragio della Costa Concordia avvenuto all’Isola del Giglio (Grosseto) il 13 gennaio 2012, ed ha confermato la condanna a 16 anni di carcere per Francesco Schettino  il comandante della Costa Concordia ,  che ha atteso il verdetto davanti al carcere di Rebibbia, pronto a costituirsi: “Busso in carcere per costituirmi perché credo nella giustizia“.   Il suo avvocato Saverio Senese ha spiegato che  “Schettino voleva evitare la mortificazione di vedersi con le manette ai polsi. E quindi ha scelto di costituirsi spontaneamente per evitare l’ennesima gogna mediatica. Eravamo in contatto telefonico, io dal tribunale e lui dal carcere. Subito dopo la sentenza si è presentato in portineria”.

Francesco Schettino il comandante della nave finita contro gli scogli dopo che lui aveva deciso di cambiare la rotta è stato condannato a 16 anni in primo grado, sentenza confermata in secondo. E ora anche in via definitiva dalla cassazione che nel suo verdetto ha  tolto solo un mese di reclusione per l’ex comandante, per la prescrizione di una pena accessoria. Rigettato invece il ricorso del procuratore generale che aveva chiesto una condanna più alta.

L’ avvocato Senese ha poi annunciato l’intenzione di fare ricorso alla Corte europea: “Aspettiamo le motivazioni della Cassazione ma ritengo che nel processo a Schettino ci siano state una serie di violazioni dei diritti di difesa e faremo ricorso a Strasburgo”.  “Schettino sa di essere responsabile – ha aggiunto il penalista – ma non colpevole“. Chiaramente di diverso avviso Francesco Verusio l’ex procuratore capo di Grosseto che con i pm Alessandro Leopizzi e Stefano Pizza aveva guidato le indagini: “Questa sentenza dimostra che la procura di Grosseto ha lavorato bene, anche se alla fine mi dispiace umanamente”, ha detto .

La Costa Concordia andò a schiantarsi contro gli scogli dell’Isola del Giglio a seguito del cosiddetto “inchino” , la manovra di avvicinamento attuata da Schettino la sera del 13 dicembre del 2012, quando a bordo della nave, al momento dell’impatto sugli scogli, c’erano oltre 4000 persone, tra passeggeri e membri dell’equipaggio: 32 morirono , e 193 passeggeri rimasero feriti.

Il sostituto procuratore della Suprema Corte Francesco Salzano aveva richiesto nella sua requisitoria, la conferma della condanna di Schettino e il rinvio alla Corte di Appello di Firenze per inasprire la pena, in accoglimento del ricorso del Pg di Firenze che aveva chiesto la condanna a 27 anni. “È stato un naufragio di tali immani proporzioni e connotato da gravissime negligenze e macroscopiche infrazioni delle procedure” pertanto aveva sottolineato il Pg, non è possibile concedere le attenuanti all’uomo che deliberatamente “non inviò il segnale di falla all’equipaggio per far scattare l’ammaina scialuppa e mettere subito in salvo i passeggeri“.

La Corte di Cassazione ha deciso che sedici anni di carcere sono la pena giusta. Sull’Isola del Giglio, resta invece purtroppo il ricordo delle 32 vittime con una targa in cui sono scritti tutti i nomi

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