ROMA – Mario Ciancio Sanfilippo l’ imprenditore siciliano editore del quotidiano la Sicilia di Catania, e de La Gazzetta del Mezzogiorno di Bari, questa mattina è stato rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa. Questa la decisione del giudice Loredana Pezzino che ha disposto il giudizio dinanzi alla prima Sezione penale del Tribunale di Catania, dopo che la Corte Cassazione aveva annullato con rinvio la decisione di “non luogo a procedere” precedentemente disposta dal giudice del Tribunale di Catania Gaetana Bernabò Distefano.
L’inchiesta della Procura di Catania che si avvalse del supporto investigativo del ROS dei Carabinieri, durata diversi anni, si era inizialmente fermata con una richiesta di archiviazione. Ma il Gup Luigi Barone aveva disposto la trasmissione degli atti ai Pm che avevano inizialmente chiesto il rinvio a giudizio dell’editore. La Procura della repubblica di Catania ha presentato appello contro l’archiviazione che era stata decisa dal Gup Bernabò Distefano. Parti civili i fratelli del commissario Beppe Montana, e l’Ordine dei Giornalisti di Sicilia. In aula per l’accusa i Pm Antonino Fanara e Agata Santonocito. L’editore è difeso dagli avvocati Giulia Bongiorno e Carmelo Peluso.
“E’ un rinvio a giudizio che non mi stupisce – afferma l’editore catanese Mario Ciancio dopo il suo rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa – la mia assoluta estraneità ai fatti che mi vengono contestati è nelle indagini dei carabinieri del Ros.
“Sarebbe bastato leggerle per decidere diversamente“. “Non posso però fare a meno di dire che provoca in me un moto di indignazione – aggiunge Ciancio – il fatto che una ricostruzione fantasiosa e ricca di errori e di equivoci, che ha deformato cinquant’anni della mia storia umana, professionale e imprenditoriale, alterando fatti, circostanze ed episodi, sostituendo la verità con il sospetto, sia stata adottata quale impermeabile capo di accusa per attivare un processo contro di me. Ho sempre piena fiducia nell’operato della magistratura e non ho dubbi che sarò assolto da ogni addebito“
Ciancio conclude: “Sono pronto a difendermi con determinazione, continuerò serenamente a lavorare mentre i miei legali riproporranno con pazienza tutte le innumerevoli argomentazioni a sostegno della mia innocenza. Anche se i tempi si dilateranno riuscirò a dimostrare chiaramente il grave errore consumato con questo rinvio a giudizio“.
Nel corso delle udienza, la Procura aveva chiesto di svolgere il processo a porte aperte, ma la difesa di Ciancio si è opposta. Un comportamento un pò strano ed ambiguo per un editore, cioè per colui che si occupa di informazione !
Sin da quando il Corriere del Giorno iniziò ad occuparsene , era il 16 ottobre 2015, i giornalisti de La Gazzetta del Mezzogiorno direttore in testa, tacquero ai propri lettori la notizia, ed un giornalista-sindacalista (assunto grazie ad una vertenza di lavoro) dipendente di Mario Ciancio, in servizio presso la redazione periferica di Taranto, ci accusò con una ridicola denuncia accusandoci di aver dato informazioni distorte sulla vicenda. Solitamente i sindacalisti difendono i lavoratori, non i datori di lavoro, ma al giornale barese lavorano da due anni grazie ai contratti di solidarietà, e quindi difendere l’editore può servire a fare carriera o non perdere il posto di lavoro.
La prima udienza è stata fissata per il 20 marzo 2018. Chissà se i giornalisti della Gazzetta del Mezzogiorno se ne accorgeranno….
Ecco quello che scriveva il CORRIERE DEL GIORNO nell’ ottobre 2015