ROMA – Il Piano Banda Ultra Larga è partito da un’ampia consultazione con gli operatori al fine di verificare dove era necessario l’intervento dello Stato e dove invece gli operatori avevano piani di investimento, per evitare dispersione di risorse pubbliche e concentrarle nelle aree a fallimento di mercato, le così dette aree bianche. Al termine della consultazione tutti gli operatori hanno comunicato con dichiarazione formale e vincolante di non essere interessati ad investire nelle aree bianche identificate, mappate e sottoposte alla consultazione.
La Commissione europea ha approvato il 30 giugno 2016 il piano di intervento ed altresì disposto nella propria decisione che eventuali modifiche delle intenzioni degli investitori potevano essere prese in considerazione per le aree non ancora interessate dai bandi. Nel primo bando di gara TIM ha partecipato e presentato offerte per tutti i lotti. Il 5 dicembre all’esito della fase di prequalifica del secondo bando, TIM ha dichiarato di voler partecipare alla gara. Il 23 dicembre TIM ha invece comunicato la modifica del suo piano di investimenti e di voler intervenire direttamente in alcune aree bianche, meno del 10% di quelle oggetto del bando di gara, e di non aver più interesse ad intervenire in alcune aeree grigie a parziale fallimento di mercato.
E’ del tutto evidente che il Governo italiano non può ridefinire i contenuti di un progetto prioritario per il paese, che comporta procedure di gara lunghe e complesse, che necessitano tra l’altro dell’approvazione europea, sulla base dei cambiamenti di strategia di un operatore, comunicati fuori dalle procedure previste. In questo senso il Governo ha prontamente risposto alla comunicazione di TIM. E’ allo stesso modo chiaro che un cambiamento del piano di investimenti di TIM, che, secondo quanto comunicato il 23 dicembre, coprirà solo una porzione limitata delle aree oggetto del bando, rischia di squilibrare il conto economico della concessione per la gestione della rete pubblica i cui calcoli sono stati fatti sulla base dell’intera area oggetto del bando.
Il Governo italiano non ha ovviamente alcuna intenzione di impedire o ostacolare investimenti di TIM che risultino compatibili con gli impegni legali assunti e la normativa comunitaria di riferimento. Qualora invece mancassero questi presupposti il Governo agirà, com’è doveroso, per tutelare l’interesse pubblico. Per quanto riguarda invece il terzo bando, non ancora pubblicato, verrà riaperta la consultazione del Mise per dare la possibilità a tutti gli operatori, secondo quanto previsto dalla Commissione Europea, di comunicare nei modi e nei tempi corretti eventuali modifiche ai loro piani di investimento.