ROMA – È stata effettuata questa mattina una perquisizione nell’abitazione romana del giornalista Marco Lillo del “Fatto Quotidiano” in merito alla fuga di notizie sul caso Consip. La perquisizione, effettuata dalla Guardia di Finanza, sarebbe stata disposta dalla Procura di Napoli dopo la denuncia dell’imprenditore Alfredo Romeo. A quanto risulta, sarebbero stati sequestrati al giornalista anche il computer e i telefoni cellulari.
Secondo quanto pubblicato sul sito del Fatto Quotidiano, Marco Lillo non sarebbe indagato e la Procura di Napoli avrebbe disposto la perquisizione per rivelazione del segreto d’ufficio avvenuta attraverso la pubblicazione del libro «Di Padre in Figlio» di cui il giornalista -attualmente in vacanza – è autore. I finanzieri del Nucleo Tributario della Guardia di Finanza di Napoli stanno eseguendo la perquisizione alla ricerca di tracce informatiche sull’origine dei suoi scoop sull’inchiesta Consip nel computer e nei cellulari del giornalista. Al momento, secondo il FattoQuotidiano.it, si indaga contro ignoti, e in particolare contro “un pubblico ufficiale al momento non identificato che, avvalendosi illegittimamente di notizie non comunicabili in quanto coperte dal segreto investigativo, riferibili ad atti depositati presso l’Autorità Giudiziaria di Napoli, le abbia indebitamente propagate all’esterno“.
“Il decreto – si legge ancora sul sito del quotidiano – è firmato dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino e dal pm Graziella Arlomede, e l’inchiesta per la presunta violazione del segreto d’ufficio è nata sulla base di una denuncia-querela degli avvocati di Alfredo Romeo, l’immobiliarista napoletano al centro del caso Consip. Secondo l’ipotesi accusatoria di Napoli – prosegue il quotidiano – nel lavorare al libro uscito in edicola il 18 maggio scorso Lillo avrebbe attinto a notizie contenute nell’informativa del Noe del 9 gennaio 2017, dall’informativa del febbraio successivo, e da atti di indagine relativi all’inchiesta della Procura di Napoli su Romeo. La Finanza – conclude il quotidiano – sta cercando questi atti, e le tracce informatiche che potrebbero documentare in che modo e tramite quale fonti Lillo se li è procurati”.
Domiciliari a Romeo, atteso bracciale elettronico. Sono stati disposti intanto i domiciliari per Alfredo Romeo, arrestato il primo marzo scorso con l’accusa di corruzione assieme all’ex dirigente Consip, Marco Gasparri. Attualmente l’imprenditore napoletano è ancora detenuto nel carcere romano di Regina Coeli in attesa che sia disponibile il braccialetto elettronico.
Quello che ci sentiamo di dire e commentare è che la legge è uguale per tutti, sopratutto per noi giornalisti, e non si possono violare le leggi dello Stato solo per vendere qualche copia in più in edicola di un giornale o di un libro. Un concetto questo che fra il giornalisti del Fatto Quotidiano è evidentemente poco condiviso ed assolutamente sconosciuto.