ROMA – (AGI) Michele Emiliano torna davanti alla disciplinare del Csm, per rispondere all’ accusa di essere iscritto al Pd e di aver quindi violato le norme che vietano ai magistrati, anche se fuori ruolo, di svolgere in modo continuativo attività in un partito politico.
Quella di domani lunedì 10 luglio è la seconda udienza del processo, e probabilmente sarà quella decisiva. Non si esclude, infatti, che il verdetto possa arrivare in serata. Emiliano era già comparso nell’aula Bachelet di Palazzo dei Marescialli con il suo difensore, il capo della Procura di Torino Armando Spataro, nello scorso aprile, quando era ancora in corsa per la segreteria del Pd.
All’epoca, però, il processo venne rinviato, perchè la Procura generale della Cassazione (titolare, con il Ministro della Giustizia dell’azione disciplinare per le toghe) alle incolpazioni già formulate nei confronti del governatore della Puglia – riguardanti il suo ruolo di segretario regionale del Partito Democratico (dal 2007 al 2009 e dal 2014 ad oggi) e quello di presidente del Pd pugliese (svolto dal 2009 fino al 2014) – aggiunse quella inerente la candidatura alle primarie del partito, e, per le garanzie di difesa, venne fissata una nuova udienza.
Secondo il pg della Suprema Corte, si tratta di ruoli che “per statuto presuppongono l’iscrizione al partito“, mentre il divieto previsto nella legge sull’ordinamento giudiziario tutela l'”esercizio indipendente e imparziale della funzione” del magistrato.