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22 Novembre 2024 14:20

Il 112 numero unico emergenza europeo, attivo anche in Italia. Si poteva fare di più e meglio?

Il funzionamento è determinante per la sicurezza delle nostre città. Sarebbe stato meglio far gestire questo Servizio da operatori delle Forze di Polizia sotto la responsabilità dell'Autorità di pubblica sicurezza anziché da personale dipendente delle Aziende/Enti del Sistema Regionale

di Francesco Tagliente *

Il tema è stato affrontato 3 mesi fa con la legge sulla sicurezza urbana. Il messaggio di una signora, con il quale, la stessa, lamenta su Facebook di aver atteso 13 minuti per segnalare un incendio al numero di emergenza 112, ha alimentato centinaia di commenti polemici molto pesanti sul funzionamento del nuovo 112 NUE.

I pesanti riflessi sulla sicurezza delle città, che la gestione di questo servizio comporta, ci induce a fare qualche riflessione di carattere generale.Con le nuove disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città contenute nella legge 18 aprile 2017, n. 48, di conversione del decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14, Governo e Parlamento si sono posti il problema della gestione del Numero Unico Europeo 112. All’art 14, la nuova legge in vigore da appena 3 mesi, dispone che:“Per le attività connesse al numero unico europeo 112 e alle relative centrali operative realizzate in ambito regionale secondo le modalità definite con i protocolli d’intesa adottati ai sensi dell’articolo 75-bis, comma 3, del decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, le Regioni che hanno rispettato gli obiettivi del pareggio di bilancio di cui all’articolo 9 della legge24 dicembre 2012, n. 243, possono bandire, nell’anno successivo, procedure concorsuali finalizzate all’assunzione, con contratti di lavoro a tempo indeterminato, di un contingente massimo di personale determinato in proporzione alla popolazione residente in ciascuna Regione, sulla base di un rapporto pari ad un’unità di personale ogni trentamila residenti. A tal fine, le Regioni possono utilizzare integralmente i risparmi derivanti dalle cessazioni dal servizio per gli anni 2016, 2017, 2018 e 2019 finalizzate alle assunzioni, in deroga alle previsioni dell’articolo 1, comma 228, primo periodo, della legge 28 dicembre 2015, n. 208. Le procedure concorsuali finalizzate alle nuove assunzioni di cui al comma 1 sono subordinate alla verifica del personale in mobilita o in esubero nell’ambito della medesima amministrazione con caratteristiche professionali adeguate alle mansioni richieste

Se prima di scrivere questo articolo avessero avuto l’umiltà di chiedere a uno degli storici operatori del 113 o 112 nazionale (possibilmente ad un “capo cornetta”) sicuramente avrebbero potuto essere più incisivi.  Il Numero Unico Europeo di Emergenza 112, così come lo erano in passato il 113 e il 112 nazionale, è da considerare uno dei pilastri fondamentali per la sicurezza delle città ed anche il termometro dei rapporti d’ integrazione sociale.

Per far capire meglio l’importanza di questo “Servizio” mi piace paragonarlo, con una immagine figurata, ad un dispositivo di regolazione del flusso, come un rubinetto che ha la funzione di alimentare o scoraggiare (con l’apertura o chiusura della valvola) le segnalazioni di reato da parte dei cittadini e, di conseguenza, permettere di attivare gli operatori di polizia deputati al pronto intervento (volanti o gazzelle) ed a seguire l’attività degli organi investigativi (Squadra Mobile, Digos ed omologhi Uffici dei Carabinieri) e della stessa Magistratura.

 

Risulta di tutta evidenza che ad una pronta accessibilità al servizio 112 e disponibilità degli operatori corrisponde una maggiore conoscenza dei reati e conseguente azione di contrasto. Se il cittadino sa che chiamando il numero 112 lo trova libero, gli operatori rispondono subito e sono professionali, al momento in cui avverte una situazione di pericolo, non esiterà a chiamare mettendo in condizione le forze di polizia di sapere e di intervenire. Viceversa se ha avuto precedenti esperienze negative, dirette o anche per sentito dire, sarà orientato a non chiamare, alimentando così il numero oscuro dei reati e la speranza di impunità dei potenziali autori dei reati.

Peraltro, tempi e qualità delle risposte al 112 possono falsare o consentire una lettura distorta dell’andamento dei reati e dello stato di sicurezza delle città. Rispondendo in ritardo si ricevono meno telefonate e si conoscono meno i reati realmente accaduti con una forbice sempre più ampia tra sicurezza reale è percepita.  Visto che il suo funzionamento è determinante per la sicurezza delle nostre città, a mio avviso sarebbe stato meglio far gestire questo Servizio da operatori delle Forze di Polizia sotto la responsabilità dell’Autorità di pubblica sicurezza anziché da personale dipendente delle Aziende/Enti del Sistema Regionale in distacco funzionale presso l’Azienda Regionale Emergenza Urgenza (AREU) e da operatori tecnici, dipendenti AREU, con contratto a tempo determinato, sotto la responsabilità dalla Regione.

Sul punto aggiungo che a distanza di tanti mesi dall’attivazione della nuova procedura sarebbe molto utile fare un punto di situazione per rendersi conto delle criticità emerse.  Si potrebbe valutare la possibilità di richiedere di intervenire sul piano tecnico per prevedere che trascorsi X secondi (per esempio 15-20 il doppio o il triplo della media di 6 secondi raggiunto dal pensionato 113) in assenza di una risposta dagli addetti al 112 NUE la chiamata possa andare direttamene, senza filtro, a Polizia o Carabinieri.

Questo consentirebbe di dare comunque una risposta in tempo massimo tollerabile al cittadino, monitorare meglio le esigenze, per aumentare le postazioni e il personale, non sulla base delle capacità di far rispettare gli obiettivi del pareggio di bilancio, bensì su quelle della sicurezza della gente.

 * già Questore di Roma e Firenze, e Prefetto di Pisa
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