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22 Novembre 2024 02:16

E’ Giovanni Melillo il nuovo Procuratore capo di Napoli

Il presidente della Cassazione Canzio: "No a pregiudizi sulle carriere parallele come avvenne per Falcone e D'Ambrosio. Magistrati come Melillo vanno incoraggiati e non delegittimati"

ROMA –  La candidatura di Giovanni Melillo l’ex capo di gabinetto del ministro di giustizia Orlando, poi sostituto procuratore generale di Roma, ha letteralmente spaccato in due le correnti interne al plenum del Consiglio Superiore della Magistratura , che ha impiegato ieri oltre 9 ore per decidere il nuovo capo della procura di Napoli, la procura più grande d’ Italia. Dopo una lunga discussione Melillo ha prevalso  con 14 preferenze a 9, con due astenuti,su Federico Cafiero de Raho, ex procuratore capo di Reggio Calabria.

L’ex capo di gabinetto del ministro Orlando, andrà a dirigere la Procura più grande d’Italia, che conta 9 procuratori aggiunti e 97 sostituti procuratori. Melillo , foggiano, 57 anni, è al suo primo incarico di capo di una Procura, pur avendo ricoperto a lungo il ruolo di procuratore aggiunto, sempre a Napoli. È stato prima pretore poi pm e sostituto alla Direzione Nazionale Antimafia. Il ministro Orlando nel 2014 l’ha chiamato al ministero, dove per tre anni è stato capo di gabinetto. Il magistrato successivamente è tornato in ruolo, ed a marzo ed è stato nominato sostituto procuratore generale di Roma. Melillo era stato in corsa anche per la procura di Milano, ma ritirò la sua candidatura poco prima del voto del Csm che elesse Francesco Greco.

Il presidente della Suprema Corte di Cassazione, Giovanni Canzio, ha premesso di avere il “fermo convincimento che la situazione di incompatibilità di Cafiero sia chiara, univoca, incontrovertibile, preclusiva” ed è intervenuto fermamente e con pacata convinzione sul nodo dell’incarico fuori ruolo ed ha chiesto al plenum di evitare “fatwe e pregiudizi sui magistrati eccellenti, su uomini dello Stato che contribuiscono al buon funzionamento delle istituzioni senza entrare in Palazzi o caste di alcun tipo“.

Canzio ha fortemente criticato con il suo consueto stile equilibrato la pretesa, sostenuta da altri consiglieri, di un utile  “bagno di giurisdizione”, cioè un periodo di decantazione in ruolo dopo la parentesi fuori ruolo, in settori strettamente legati alla giustizia. “Le accuse di carriere parallele come tutte le fatwe e i pregiudizi ideologici sono affetti sempre da una  qualche ottusità. Come in passato è avvenuto per Giovanni Falcone e Loris D’Ambrosio, mi è sembrato di avvertire la stessa retorica. Falcone e D’Ambrosio hanno dimostrato che pur lavorando nei palazzi erano magistrati con la schiena dritta”

Secondo il presidente della Corte di Cassazione questi magistrati non meritano di essere delegittimati, ma va invece rispettata la loro dignità e la storia personale e professionale. Quindi ha invitato il plenum del Csm ad evitare questa deriva culturale e “chiediamoci, invece, di che cosa ha bisogno la più grande Procura d’Italia investita da inchieste e problemi di straordinaria portata. Magistrati come Melillo vanno incoraggiati e non chiamati a dirigere un tale ufficio accompagnati da una strisciante e ingiusta delegittimazione. Essi hanno di fronte sfide davvero difficili per le quali hanno sempre dimostrato una forte vocazione“.

Al termine dell’intervento di Canzio è intervenuto il consigliere togato Lorenzo Pontecorvo, segretario di Magistratura Indipendente: “Se ho capito bene, ho sentito un paragone tra Falcone e Melillo. Ma in questo caso, è Cafiero de Raho che va paragonato a Falcone, perché è lui che sta rischiando la vita, vive blindato e ha subito oggi un attacco personale“. Ma Canzio lo ha “bacchettato” : “Hai capito male, evitiamo queste estrapolazioni tipo intercettazioni“.

In favore della candidatura di Melillo hanno parlato per primi i due relatori, la brillante consigliera laica Paola Balducci e Valerio Fracassi consigliere togato della corrente di Area . “Non si vuole offrire un modello generale di dirigente – ha sottolineato la Balducci – ma si vuole dare a un ufficio così complesso il miglior dirigente possibile“, che sull’attività di capo di gabinetto ha evidenziato che questa “esperienza è ampiamente valorizzabile dal Csm nell’esercizio delle proprie prerogative“.

Un altro esponente di Area, il magistrato napoletano Antonello Ardituro, in un appassionato intervento ha ricordato che : “La Procura di Napoli è una delle cose più importanti della mia vita. Ma qui è una specie di fantasma, non ne ha parlato nessuno. Abbiamo parlato dei profili dei candidati, della coerenza di gruppi o del singolo, di chi dobbiamo premiare. Ma pochissimo di come si debba provare a individuare il miglior dirigente possibile per la Procura di Napoli in questo momento storico. Per me è una scelta difficilissima. Ho un rapporto di affetto, stima e consuetudine lavorativa con entrambi, più con Federico, perché quando si parla del contrasto ai casalesi di parla anche della mia vita. Non avrei mai voluto trovarmi nella situazione di dover votare contro di lui, e forse il consiglio non doveva arrivare fino a questo punto, a mettere in contrapposizione questi due candidati.”

“Ma oggi non deve interessare quali sono le loro aspirazioni di carriera dei singoli, – ha continuato Ardituro – ma quale scelta sia migliore per la Procura di Napoli. Un ufficio enorme, che ha pendenze di 120 mila processi, una macchina enorme che va ripensata, migliorata, per il territorio più difficile d’Italia. Con una situazione di criminalità diffusa che non ha eguali, è un ufficio in affanno nonostante l’encomiabile lavoro dei magistrati. Questo ufficio ha bisogno di recuperare una autorevolezza di leadership per rimettersi in equilibrio con le altre autorità giudiziarie. Verso Cafiero dobbiamo riconoscenza, e questo plenum non deve costituire una virgola di delegittimazione per una persona che rischia la vita tutti i giorni, ma va restituita dignità al percorso giurisdizionale di Giovanni Melillo che è stato troppo banalizzato. È entrato nella prima Dda di Napoli, ha condotto le indagini sulle rivelazioni del pentito Pasquale Galasso, alla Direzione nazionale  Antimafia non ha fatto solo coordinamento ma è stato applicato alle indagini sulle stragi a Firenze. Un percorso giudiziario che merita altrettanto rispetto e gli ha fatto maturare competenze di assoluto rilievo ed eccellenza. È vero, sono due profili diversi, Cafiero è uno straordinario magistrato antimafia, Melillo eccellente organizzatore, poliedrico, con esperienze dentro e fuori la giurisdizione. Questa nomina è uno sfida, rimette quell’ufficio al livello delle eccellenze italiane. Reggio Calabria è un ufficio di straordinario rilievo,  ma la Procura di Napoli dal punto di vista organizzativo è un altro mondo“, ha concluso Ardituro.

Il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, prima del voto, ha detto : “Si è trattato di una discussione lunga e complessa che ha occupato l’intera giornata e che ha consentito di produrre un confronto approfondito ma corretto anche se a tratti aspro. Ringrazio per questo i relatori e ciascuno dei consiglieri. Il dibattito ha peraltro riguardato anche temi delicati e sensibili afferenti a profili di asserita incompatibilità per l’uno, e di opportunità per l’altro, in ragione del pregresso incarico di Capo di Gabinetto del Ministro della Giustizia. Nell’esercizio della mia funzione avverto il dovere di sottolineare due aspetti di questo percorso decisionale così difficile e serrato: innanzitutto il confronto è avvnuto in assoluta libertà e senza alcun condizionamento interno ed esterno; e ugualmente avverrà per il voto che tra qualche istante sarà espresso. La Procura più difficile del Paese avrà oggi finalmente un nuovo Capo, certamente autorevole, indipendente e legittimato da un voto consapevole del Plenum del Consiglio, chiunque sarà il candidato che prevarrà. Si tratta infatti di due tra i migliori magistrati requirenti di cui l’Ordine giudiziario dispone

“Proprio il confronto serrato che si è svolto – ha continuato Legniniconsente di affermare che i cinque mesi di vacanza, certo troppo lunghi, sono stati utilizzati dagli organi consiliari per far sì che la scelta infine compiuta con un voto pubblico e responsabile fosse la più possibile consapevole e meditata. In questi cinque mesi, peraltro, il procuratore vicario, Nunzio Fragliasso, in condizioni molto difficili, ha ottimamente assicurato la conduzione di quell’importante e complesso ufficio, quello più grande d’Italia per numero di magistrati e più complesso e delicato per i procedimenti che lì vengono trattati. A Fragliasso va il mio più sentito ringraziamento e quello dell’intero Plenum. Consentitemi, inoltre, un’osservazione in replica a talune osservazioni che hanno riecheggiato nell’odierno dibattito”

Il Csm assume le sue decisioni sempre in piena ed assoluta autonomia, – ha concluso Legnini ed è certamente quello che  è accaduto in occasione di scelte passate e che accadrà in questa circostanza.Ho costantemente agito, in questi tre anni, insieme a ciascuno di Voi, sotto la guida attenta e saggia del Capo dello Stato, per assicurare tale doverosa autonomia del Consiglio per corrispondere in concreto alla sua essenziale funzione costituzionale. E ritengo che tale autonomia sia stata pienamente garantita, sempre.Sono stato e sono il più convinto assertore di una più netta distinzione tra l’esercizio di funzioni e attività politiche o frutto di incarichi conferiti da organi politici e funzioni giurisdizionali. L’intero Consiglio ha votato unanimemente documenti che connotano con nettezza una posizione ordinamentale che mi auguro possa al più presto essere recepita dal Legislatore. Ugualmente condivido le parole spese dal Presidente Canzio, dai Consiglieri Ardituro e Aschettino ma anche da altri consiglieri come Luca Palamara e dai relatori Cananzi, Balducci e Fracassi, di rispetto per le funzioni svolte fuori ruolo. Voglio sul punto ricordare che sulla valutazione delle esperienze fuori ruoli si sviluppo, in occasione della riforma della riforma del T.U. sulla Dirigenza un serrato confronto e furono compiute delle scelte chiare che distinguevano tra fuori ruolo e fuori ruolo. Scelte che consentono di discernere tra quelle che arricchiscono la cultura e le attitudini organizzative e giurisdizionali e quelle che non hanno queste caratteristiche”

“Non possiamo ogni volta riproporre temi già affrontati. Ricordo sul punto – ha detto Legnini concludendo – che pochi mesi fa abbiamo votato all’unanimità il dottor Gratteri quale Procuratore della Repubblica di Catanzaro e abbiamo fatto benissimo a votarlo. Eppure nessuno può dubitare dell’indipendenza del dottor Gratteri, pur essendo stato egli titolare di un  incarico fiduciario conferitogli dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.Per questa ragione ed in virtù delle decisioni in concreto assunte da questo Consiglio, quale che sarà l’esito della votazione alla quale come consuetudine non prenderò parte, avverto il dovere di respingere con fermezza qualunque accusa o allusione riguardante anche solo un’ipotesi di appannamento dell’autonomia consiliare o peggio di condizionamenti politici di ogni sorta“.

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