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25 Agosto 2024 16:13
25 Agosto 2024 16:13

Guardia Costiera di Taranto: nuovo “fermo” di una nave mercantile nel porto di Taranto

Durante l’attività ispettiva sono valute alla luce complessivamente dodici carenze di cui nove di una certa gravità, tra cui anche la scialuppa di salvataggio rimasta bloccata durante l’ammaino e la linea antincendio principale danneggiata, che ponevano l’unità in pericolo per la navigazione e per l’ambiente marino, per cui gli ispettori incaricati procedevano con il provvedimento di fermo della nave

ROMA – Potrà riprendere il mare il mercantile turco, di 30.000 tonnellate di stazza lorda, con un equipaggio di 22 marittimi anch’essi di nazionalità turca e approdato nel porto di Taranto lo scorso 16 luglio per scaricare bramme di acciaio destinate allo stabilimento siderurgico ILVA, fermato dalla Capitaneria di Porto – Guardia Costiera di Taranto, a seguito di un’approfondita ispezione di sicurezza della navigazione (Safety) e sicurezza marittima (Security).  Infatti, il controllo eseguito durante la sosta in porto, dal Nucleo di ispettori Port State Control di Taranto, ai sensi del Decreto legislativo 53/2011 che ha recepito la Direttiva 2009/16/CE, in base alla priorità di rischio assegnato alla nave dall’Agenzia Europea della Sicurezza Marittima (EMSA), non dava esito soddisfacente poiché, già dalle prime verifiche, la stessa motonave appariva sub-standard e perciò costituiva un potenziale pericolo per la navigazione e per l’ambiente marino.

I militari specializzati in sicurezza della navigazione effettuavano a bordo del mercantile turco, una serie di controlli tecnici, test e verifiche sulle condizioni strutturali dell’unità, degli apparati di navigazione e di comunicazione, dei mezzi di salvataggio e degli impianti antincendio della nave al fine di appurarne il loro funzionamento e la sostanziale conformità alle principali convenzioni internazionali. Detto controllo, terminava con l’esecuzione da parte dell’equipaggio di un’esercitazione di sicurezza antincendio e di abbandono nave, tese a verificarne le conoscenze e la preparazione alle emergenze, purtroppo anche queste risultate non adeguate agli standard minimi di sicurezza.

Durante l’attività ispettiva sono valute alla luce complessivamente dodici carenze di cui nove di una certa gravità, tra cui anche la scialuppa di salvataggio rimasta bloccata durante l’ammaino e la linea antincendio principale danneggiata, che ponevano l’unità in pericolo per la navigazione e per l’ambiente marino, per cui gli ispettori incaricati procedevano con il provvedimento di fermo della nave. Lo stesso veniva immediatamente notificato al Comandante dell’unità, (che verrà anche deferito all’Autorità Giudiziaria per la violazione di norme che attengono alla sicurezza della navigazione), allo Stato di Bandiera e al Registro di Classifica del mercantile, intervenuti poi sul posto per accertare, mediante un Audit di sicurezza, il buon esito dei lavori di ripristino delle carenze della nave da parte dell’equipaggio e da ditte esterne autorizzate, soprattutto per la riparazione della linea principale antincendio.

Il mercantile turco è stato infine sottoposta ieri a nuova ispezione dagli stessi ispettori della locale Autorità marittima, questa volta però con esito positivo. L’unità comunque ha ripreso il suo viaggio, verso i cantieri navali di Tuzla (Turchia), dove era già attesa per effettuare manutenzioni programmate e visite più approfondite da parte dell’Ente di classifica. Finalità del provvedimento di fermo non è solo quella di carattere sanzionatorio, ma di bloccare la nave, quindi di impedirle, a scopo preventivo, di riprendere la navigazione prima di eliminare tutte le deficienze in modo da non inficiare la sicurezza della navigazione e in senso lato, di liberare i nostri mari dalle cosiddette “carrette del mare” che oltre a costituire un grave pericolo per la salvaguardia della vita umana in mare e dell’ambiente marino, rappresentano una concorrenza sleale al naviglio nazionale, che a livello mondiale gode di elevati standard di sicurezza, ovviamente con costi di gestione più elevati.

L’episodio in questione, è il quarto provvedimento di fermo  emessi dalla Capitaneria di Porto – Guardia Costiera di Taranto  dall’inizio del 2017 nei confronti di navi, e si inquadra nel più ampio ventaglio di competenze che vede fortemente impegnato il Corpo delle Capitanerie di Porto, tutte sostanzialmente orientate alla tutela della vita umana in mare e dell’ambiente marino e costiero, proprio in qualità di organo tecnico del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti responsabile della gestione amministrativa e funzionale della sicurezza della navigazione (secondo l’accezione anglosassone di SAFETY OF NAVIGATION), della sicurezza marittima (MARITIME SECURITY).

Secondo una nota stampa emessal’impegno della Capitaneria di Porto di Taranto  non si fermerà con questa ultima detenzione, anzi diventerà più pressante proprio verso la fine dell’anno, quando è stata gia programmata una “campagna concentrata” di ispezioni sul Capitolo V della Convenzione Solas 73/78, che riguarderà gli strumenti di navigazione delle unità mercantili. L’attività durerà 3 mesi, a partire dal 1 settembre e vi prenderanno parte tutti gli Stati rivieraschi, firmatari del Memorandum di Parigi 82’, che pertanto attraverso un regime ispettivo molto rigido predisporranno un sistema di cautela nei confronti dei mari, dei passeggeri e merci in ambito  europeo”

 

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