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22 Novembre 2024 09:29

Agguato mafioso in Puglia. Per il procuratore nazionale antimafia Roberti “non è mafia di serie ‘B’

Procuratore nazionale antimafia Roberti: "in 30 anni 300 morti,80% delitti impuniti". "Che questa sia mafia - ha detto Volpe il procuratore distrettuale antimafia di Bari  - non c'è alcun dubbio: le sentenze per i primi maxi processi nel Foggiano, da Cartagine a Dolmen, hanno avuto più ergastoli in primo grado dei maxi processi di mafia siciliana".

ROMA – “La criminalità pugliese e in particolare questa efferatissima forma di criminalità foggiana, è stata considerata troppo a lungo una ‘mafia di serie B‘”. Lo ha detto il Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti alla trasmissione ‘6 su Radio 1‘ della Rai per commentare l’agguato di ieri nelle campagne di San Marco in Lamis nel foggiano in cui è stato ucciso un boss mafioso e altre tre persone. Roberti ha ricordato che le faide tra clan vanno avanti da 30 anni, che ci sono stati 300 omicidi, e l’80% dei quali è rimasto impunito.

“Oggi  lo scontro si è acceso attorno al traffico di stupefacenti, in particolare di droghe leggere dall’Albania. Un affare colossale – ha detto  Roberti che scatena gli appetiti dei clan e che investe, partendo dal foggiano, tutta la dorsale adriatica fino all’Europa. La mafia foggiana è una costola della camorra napoletana. Negli ultimi tempi sono state rafforzate le strutture investigative sul territorio e credo che si procederà oltre. Ad aprile scorso è stata aperta una sezione del Ros dei Carabinieri a Foggia che mancava, la Procura distrettuale di Bari si prodiga moltissimo per coordinare le indagini“.

 

“Bisogna vincere l’omertà e per farlo bisogna creare una cultura della legalità che in quel territorio è ancora molto latente”  ha proseguito Roberti. “Il Procuratore capo di Bari, Giuseppe Volpe, fa benissimo a invocare maggiore collaborazione da parte dei cittadini“, ha sottolineato il Procuratore nazionale antimafia. “Naturalmente per avere collaborazione bisogna dimostrare che si incide efficacemente con le indagini e per questo servono più presidi di polizia, più professionalità nelle forze di polizia. Bisogna mandare in quel territorio il meglio delle professionalità investigative, lo ha detto recentemente la Presidente della Commissione Antimafia e io lo condivido perché se questa è una priorità, è non c’è dubbio che il contrasto alla criminalità foggiana sia una priorità assoluta, allora bisogna mettere in campo il meglio delle risorse“.

“Non dobbiamo avere timore di dire che alle volte esiste un misconoscimento del fenomeno nel Foggiano da parte dei giudici che non hanno sempre chiaro il quadro della mafiosità di questo territorio” ha detto Giuseppe Volpe il procuratore distrettuale antimafia di Bari (che sovrintende anche l’area di Foggia) in un’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica . “Che questa sia mafia – ha detto Volpe  – non c’è alcun dubbio: le sentenze per i primi maxi processi nel Foggiano, da Cartagine a Dolmen, hanno avuto più ergastoli in primo grado dei maxi processi di mafia siciliana“.

 

L’identità delle vittime . Gli uccisi nella strage di ieri sono Mario Luciano Romito, di 50 di Manfredonia, nome “storico” della criminalità garganico, il cognato Matteo De Palma di 44 anni che gli faceva da autista, e due agricoltori, Aurelio e Luigi Luiciani, di 43 e 37 anni, assassinati perché involontari testimoni scomodi., Era il boss Romito il principale obiettivo della strage di San Marco in Lamis, il quale avrebbe dovuto essere in carcere per una storia di rapine e assalti ai portavalori che col suo gruppo avrebbe organizzato in questi anni,  secondo la procura di Foggia.

La procura di Foggia gli aveva notificato un’ordinanza di custodia cautelare, in relazione dell’operazione “Ariete” nell’ottobre scorso,  quando Romito si trovava era già in carcere per altre ragioni di giustizia. Il tribunale del Riesame  ritenendo, evidentemente, che non ci fossero abbastanza prove per arrestarlo aveva però annullato quel provvedimento. La procura conseguentemente ha presentato ricorso in Cassazione che le ha dato ragione, ritenendo che invece le esigenze cautelari ci fossero, smentendo quindi i giudici del Riesame, a cui sono state rimandate le carte. La nuova decisione sarebbe dovuta arrivare da quasi due mesi, ma non è giunta in tempo. Romito, era uscito dal carcere lo scorso  3 agosto . Sei giorni dopo è stato ucciso.

Sono state decine le perquisizioni effettuate dai Carabinieri del reparto operativo di Foggia, coordinati dalla direzione distrettuale antimafia di Bari: le perquisizioni sono state effettuate nelle zone di Manfredonia e Apricena. Ieri, nel corso di alcuni controlli ad una paio di chilometri dalla zona dove è avvenuta la strage i Carabinieri hanno trovato l’auto utilizzata dai killer: una Ford Kouga con all’interno una pistola calibro 9X21. L’auto e l’arma erano completamente bruciate.

Purtroppo la criminalità pugliese e in particolare questa efferatissima forma di criminalità foggiana, è stata considerata troppo a lungo una ‘mafia di serie B’, meno pericolosa e meno efferata della ndrangheta, di cosa nostra e della camorra napoletana.  Nell’ultimo processo importantissimo che si è celebrato a Foggia, condotto dalla Procura Distrettuale di Bari per una catena enorme di estorsioni, purtroppo non si è registrata la partecipazione della società civile. Il Comune di Foggia non si è nemmeno costituito parte civile del processo e questo è un segnale estremamente negativo che va stigmatizzato. Con il massimo sforzo da parte dello Stato, io sono convinto che arriverà anche la collaborazione dei cittadini perché senza collaborazione dei cittadini purtroppo non si va molto lontano” ha concluso il Procuratore nazionale antimafia.

Il ministro dell’ Interno Marco Minniti a poche ore dalla strage, ha convocato a Foggia per oggi pomeriggio una  riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica . Dall’inizio dell’anno sono 17 gli omicidi registrati nel territorio foggiano. Alla riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza, per ovvi motivi di garbo istituzionale, partecipa anche il governatore Michele Emiliano, che parla di “fatto gravissimo: la Regione è pronta a reagire con ogni mezzo contro la mafia, al fianco della magistratura e delle forze dell’ordine“. Per l’Associazione Libera l’agguato nel Foggiano “è la dimostrazione che siamo davanti a una guerra criminale, feroce e violenta, da tempo sottovalutata”. Il Movimento 5 Stelle torna a chiedere l’istituzione della sezione operativa della Dia anche nella città di Foggia.

Roberto Saviano in un suo post su Facebok scrive: “Li immagino i fratelli Luciani, Luigi e Aurelio, capire in una frazione di secondo che quello che avevano visto li avrebbe condannati a morte. Dopo aver freddato il presunto boss di Manfredonia Mario Luciano Romito e il cognato e guardaspalle Matteo De Palma, i sicari li hanno inseguiti nei campi e li hanno finiti a sangue freddo. Il mio pensiero è subito corso a Rosario Livatino. La colpa dei fratelli Luciani era di essere al lavoro, il 9 agosto. Vittime innocenti, colpevoli di essere meridionali”.

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