di Andrea Monti
Esattamente vent’anni fa, il 26 agosto 1997, la Gazzetta salpava per un nuovo mondo entrando a vele spiegate nel grande, e allora inesplorato, mare di Internet. Oggi può sembrare un passaggio ovvio e persino banale ma chi come noi, diversamente giovani, ha vissuto quei tempi di pionierismo on line sa benissimo che fu una decisione al limite del temerario, un vero e proprio balzo della fede. Davanti al più antico e prestigioso quotidiano sportivo del mondo si schiudeva un orizzonte affascinante ma ignoto in cui il suo predominio giornalistico – l’universo stesso di regole, valori e significati che aveva contribuito a plasmare per oltre un secolo – sarebbe stato messo a dura prova. Al timone c’era Candido Cannavò che allora aveva 67 anni suonati, non esattamente un nativo digitale ma un nocchiero abile e coraggioso. Vale la pena di rileggerlo il suo editoriale di quel giorno, c’è il meglio della tradizione Gazzetta, una visione lucida del futuro che attende il giornale, i suoi lettori e il pianeta sport.
LA SCOMMESSA Nel 1997, il computer è ancora uno scatolone che ingombra la scrivania dell’ufficio. Il portatile, un lusso. Il cellulare un oggetto esportato dalla fantascienza a cui si guarda come frontiera estrema della modernità mentre attorno spariscono le vecchie, care cabine telefoniche. Nessuno immagina che presto diverrà una proiezione della nostra identità sociale. Quindi Candido non sa se Internet, il filo invisibile che sostiene la magia digitale, diventerà semplicemente uno strumento di comunicazione o il centro nevralgico delle nostre vite. Non può sospettare che una cosa finirà per integrare l’altra. Ma sente d’istinto che sta nascendo un nuovo universo della comunicazione e che la Gazzetta deve esserci prima degli altri, in maniera forte e organizzata. Perché lo sport, “un esperanto che si ciba di simboli, personaggi e valori universali”, vi giocherà una parte da leone.
PUNTO DI RIFERIMENTO L’intuizione si rivela formidabile e duratura. Ora che tutto è cambiato, e continua vorticosamente a cambiare, quell’embrione di sito visitato da qualche migliaio di argonauti è divenuto fonte di notizie e luogo d’incontro per milioni di utenti, ma l’idea giornalistica da cui prese vita resta ben ferma e non è mai stata aggiustata alle convenienze. Lo sport è passione ed emozione, il meglio del tempo dedicato a noi stessi. Quindi il lettore merita su Internet lo stesso trattamento che riceve sulla carta: un’informazione completa, attendibile, possibilmente esclusiva e mai tifosa.
CREDIBILITÀ La discussione su quanti lettori il web abbia sottratto ai giornali è affascinante ma decisamente inconcludente. Il giornale si paga, il sito è gratuito. La rete ormai avvolge la terra e coincide con il nostro mondo. La Gazzetta ai tempi d’oro vendeva un milione di copie, oggi col suo sistema multimediale tocca quasi sei milioni di persone. Molto più e meglio di prima: lo sport che raccontava ogni mattina sulla carta ora vi segue ovunque e con lo smartphone diventa live. La questione non è esserci o non esserci. È convincere la gente che, anche sul web, l’informazione di qualità ha un costo. E quindi un prezzo. Ci si arriverà. Perché in un oceano gonfio di fake news, di haters e di opinionisti improvvisati, la domanda di credibilità è destinata a risalire.
SEMPRE PRESENTI Da oggi, con un pagina al giorno dedicata ai protagonisti e all’evoluzione dello sport, ripercorriamo i vent’anni della nostra avventura digitale. Come eravamo, come siamo diventati. E come saremo. La festa di compleanno di Gazzetta.it si concluderà il 15 settembre con un numero speciale dedicato al futuro. Ci vorrà fantasia. Perché forse tra un decennio il giornale ci apparirà nell’aria come un ologramma e, grazie alla realtà virtuale, le partite le seguiremo in mezzo al campo con i giocatori che ci sfrecciano accanto. Ma la Gazzetta sarà sempre lì a raccontare la gioia di chi ha vinto e il dolore di chi ha perso, a documentare che cosa è successo veramente in campo e nello spogliatoio, e perché è successo. Rosa è il colore dello sport, non passa mai di moda.
* Andrea Monti è il direttore della Gazzetta dello Sport