di Paolo Campanelli
ROMA – La sala piena per la presentazione del catalogo della mostra ‘“Taranto città a me cara” Moro e Taranto: dagli anni della giovinezza alle visite istituzionali” l’ultimo evento dell’anno del centenario della nascita di Aldo Moro a lui dedicato.
La presentazione si è aperta con un’introduzione del professor Vittorio De Marco, che ha sottolineato l’importanza di Moro come persona e gli interventi della dottoressa Lucia D’ippolito e Michele di Silvio, curatore degli archivi, a cui si sono intervallate lettere di Moro, lette dall’attore tarantino Massimo Cimaglia. A conclusione una breve riflessione di Agnese Moro, figlia dello statista.
L’obiettivo principale della mostra è quello di portare agli occhi del pubblico un dettaglio che fin troppo spesso viene dimenticato: Aldo Moro nasce a Maglie, ma ha trascorso la sua infanzia e la sua adolescenza a Taranto. La motivazione è evidente, del giovane Moro ci sono pochi documenti ufficiali, che inizialmente hanno reso difficoltosa l’opera, ma da questi documenti si arrivava a un grande numero di veri e propri tesori in mano alle famiglie di persone che conobbero di persona Aldo Moro, tesori alla fine troppo vasti, al punto da doverne sacrificare per non rendere eccessivamente prolissa l’istallazione della mostra, già svoltasi a Taranto, ed attualmente presente alla Galleria Alberto Sordi di Roma sino al 25 settembre
Dai documenti si può vedere come i punti di vista e gli obbiettivi di Moro rimangano invariati nel tempo, nell’importanza degli ambienti collegati alla fede nella sua crescita personale, a come Aldo Moro vedesse il mondo intorno a lui e come il mondo vedesse Moro, l’esistenza di Aldo Moro senza essere soffocata dagli eventi della sua morte.