di Angelo Rossano
L’ultimo fronte aperto è quello dell’autonomismo. “Gli Stati nazionali – ha detto ieri in sintesi il governatore Emiliano in una trasmissione radiofonica della Rai – ancora oggi interferiscono e non riescono a gestire le grandi questioni di loro competenza come immigrazione, difesa e fisco”. Un’affermazione fatta all’indomani del disastro spagnolo e discutendo proprio del referendum per l’indipendenza della Catalogna. Quindi un’affermazione non improvvisata, ma anzi corroborata dall’idea che non sia “più accettabile l’idea che il Nord sostenga totalmente il Mezzogiorno: io non sono – precisa il governatore – su una posizione diversa rispetto a Toti, Maroni e Zaia“.
Quindi Emiliano sembra voler affermare un modello che richiama l’autonomismo in camicia verde, una sorta di neoleghismo del Sud all’incontrario. Lo Stato, dunque, interferisce. Del resto -ci deve essere questo alla base del ragionamento- non ha forse Emiliano vinto il referendum contro Renzi che prevedeva di limitare le aree di competenza delle Regioni? Si immaginano facilmente i temi sottintesi dal presidente della Regione: c’è l’approdo Tap (che la Regione vorrebbe in un punto diverso da quello stabilito), ma nel non detto ci sono senz’altro anche Ilva, Trivelle, decarbonizzazione e Xylella. Una posizione politica che afferma il primato del “no“» (pugliesi e meridionali), “orgogliosamente noi“, fieri anche se poveri, sugli altri.
Ogni forma di forte identificazione, però, presuppone -e quindi crea- separazione. Insomma, questo è un sentiero politico rischioso il cui punto di arrivo è incomprensibile, inconfessabile oppure inesistente.
Fedele a un modello di comportamento politico che ha contraddistinto la sua azione, Emiliano aggiunge un nuovo profilo alla poliedrica sfaccettatura del suo agire. Zelig è al governo. Ora è autonomista. Ma è anche ambientalista. Emiliano – scrisse già Francesco Strippoli sul Corriere – utilizza l’ambiente per caratterizzarsi politicamente: “L’ambiente diventa così il pilastro portante che tutto regge e connette”, insomma – si disse – una via di mezzo tra Schwarzenegger e Al Gore.
Ma Emiliano è anche berlusconiano, nel senso della manifesta simpatia che si rese chiassosamente palese con lo striscione di saluto a Silvio sventolante dai balconi del municipio. È pentastellato, fino ad offrire un ruolo in giunta ai Cinque stelle. È neoborbonico, se si pensa alla mozione sulla giornata della memoria. È no-vax e no tap.
Tante maschere confondono e non rendono possibile capire quale intenda indossare per la Puglia. Quella che a noi preme di più.
*editoriale tratto dal Corriere del Mezzogiorno