di Giorgio Assennato
La mia amica Lia Caldarola insiste nel chiedermi di pubblicare la mia storia. Perché, é bene ripeterlo, non ho scritto la biografia dei due governatori, per amor del cielo! Ho solo narrato la mia personale, privata storia con loro: una storia che può interessare solo una ristretta cerchia di persone, cioè i miei amici. D’altra parte scrivere un libro potrebbe suscitare qualche perplessità sull’operato dei dei due politici coinvolti, cosa che francamente non mi interessa affatto. E poi qualcuno potrebbe pensare che si voglia speculare sulla notorietà dei protagonisti, e anche questo è lungi da me.
A questo punto trascrivo qui l’incipit dei Saggi di Montaigne, nella convinzione che, date le sue motivazioni, anche il grande bordolese avrebbe usato Facebook se ci fosse stato ai suoi tempi. Sto parlando di Montaigne , mica di un quisque de populo come me. Non mi resta che trascriverlo qui di seguito: “Questo, lettore, é un libro sincero. Ti avverte fin dall’inizio che non mi sono proposto con esso alcun fine, se non domestico e privato. Non ho tenuto in alcuna considerazione nè il tuo vantaggio nè la mia gloria. Le mie forze non sono sufficienti per un tale proposito. L’ho dedicato alla privata utilità dei miei parenti e amici: affinchè dopo avermi perduto ( come toccherà loro ben presto) possano ritrovarvi alcuni tratti delle mie qualità e dei miei umori, e con questo mezzo nutrano più intera e viva la conoscenza che hanno avuto di me“.
Se lo avessi scritto per procacciarmi il favore della gente, mi sarei adornato meglio e mi presenterei con atteggiamento studiato. Voglio che mi si veda qui nel mio modo di essere semplice, naturale e consueto, senza affettazione nè artificio: perchè é me stesso che dipingo. Si leggeranno qui i miei difetti presi sul vivo e la mia immagine naturale, per quanto me l’ha permesso il rispetto pubblico….Così, lettore, sono io stesso la materia del mio libro: non c’è ragione che tu spenda il tuo tempo su un argomento tanto frivolo e vano. Addio, dunque, da Montaigne, il primo di marzo millecinquecentottanta.
Ricapitoliamo. Il rapporto mio con Michi, che era stato idilliaco e comunque amichevole per quindici anni, a un certo punto nell’estate 2015 iniziò a deteriorarsi per culminare in un vero e proprio conflitto.pubblico. Comprendere come e perché questo cambiamento si sia verificato può essere utile anche a chi ,oggi, pensa di avere un ottimo rapporto con lui e magari non sa che in un battibaleno potrà essere messo all’indice dall’autoritario governatore. Beh, una parte di colpa ce l ho indubbiamente avuta io perché, in occasione delle elezioni regionali del 2015, sbandierai ai quattro venti , nel mio entourage lavorativo, che mi ero avvalso del voto disgiunto votando Tommaso Fiore per l’antica amicizia e, come Presidente, la candidata dei Movimento 5 Stelle ( giuro che non lo faccio più!!).
Ma perchè io che sono di sinistra non ho votato per il candidato della mia area, per giunta mio amico? Perchè “amicus Plato sed magis amica veritas“. Tutti i magistrati che ho incontrato nella mia vita, tutti, mi sono apparsi autoritari. Chi più, chi meno. Io sono soprattutto antiautoritario (un sessantottino non può perdere il vizio!). Un magistrato non lo voterei nemmeno alla Presidenza dell’assemblea condominiale. E i procuratori della Repubblica tra i magistrati sono i più autoritari. Per mia esperienza posso dire che non lo diventano, ma piuttosto che c’è un selection bias. Questa convinzione l’ho maturata attraverso una esperienza personale, seguendo la stessa logica abduttiva così amata da loro.
Qualche anno fa vennero in Arpa una decina di giovani magistrati, uditori giudiziari presso Tribunale di Bari. Tenni loro una breve presentazione in cui spiegai la mia visione del ruolo di Arpa, fondato sulla terzietà. Quando espressi a loro la mia opinione contraria alla funzione di Arpa come organi di polizia giudiziaria, due dei giovani magistrati espressero vivacemente il loro dissenso: erano gli unici nel gruppo che sarebbero diventati procuratori della repubblica!! Tornando a Michi, sino ad agosto tutto era andato per il meglio.
Quella maledetta vigilia di Ferragosto del 2015
Tutto cominciò in quella maledetta vigilia di Ferragosto del 2015. Come ogni mattina nei periodi di vacanza intorno alle 10 mia moglie ed io eravamo arrivati alla spiaggia di Lido Tavernese. Lo facciamo da oltre trent’anni, e i gestori, papà Piero col figlio Nico, ci riservano sempre un ombrellone in prima fila ai margini della spiaggia dove il rumore della musica é tanto diluito da essere addirittura gradevole anche per me che sono musicofobo. Mia moglie si fece sistemare il lettino sulla battigia mentre io, more solito, ero sotto l’ ombrellone impegnato nella soluzione di qualche sudoku diabolico. Ad un certo punto, poco prima di mezzogiorno, squillò il mio cellulare.
Durante i miei dieci anni di Arpa non ho mai spento il cellulare, nemmeno di notte per poter rispondere a eventuali chiamate di emergenza. Quella mattina l’ emergenza aveva la caratteristica voce di Michi. Era in vacanza con Elena a Copenaghen. Mi informò che stava per scrivere una lettera su ILVA al Ministro dell’Ambiente Galletti, e che a redigerne il testo per lui era stata l’ing. Barbara Valenzano, all’epoca dirigente di Arpa Puglia e mia diretta collaboratrice. “Che strano” pensai, ” possibile che Barbara non mi abbia detto niente di questa lettera?“.
Michi mi chiese correttamente di leggerla e io gli risposi che l’avrei chiamato dopo averla ricevuta e letta. Nel giro di un paio di minuti al mio indirizzo mail pervenne il file della lettera “scarlatta”. Quando la lessi rimasi sbigottito. Il tono era durissimo, quasi da ultimatum. Il Presidente contestava al Ministro la concessione di sessanta giorni ulteriori per i collaudi di un impianto previsto dall’Aia e terminava duramente riservandosi misure drastiche nei confronti di ILVA giustificate da un video ricevuto la sera precedente da un ambientalista tarantino, video che dimostrava, a detta del Presidente, la gravità della situazione.
Sconcertato dalla lettura, richiamai subito Michi e gli spiegai che una lettera del genere l’ avrebbe messo in seria difficoltà. Gli dissi che il Ministero dell’Ambiente era pieno di agguerriti dirigenti che avrebbero avuto buon gioco nello smontare pezzo dopo pezzo il cahier de doleance di Michi. Soprattutto la parte finale in cui Michi dava credito ad un video privato senza nemmeno chiedere il parere del suo organo tecnico.
Gli dissi che prima di scrivere una lettera così aggressiva a quei vecchi volponi del Ministero sarebbe stato opportuno acquisire il parere di Arpa sui vari punti citati. E cosi Michi correttamente fece. Non inviò l’imprudente nota e chiese ufficialmente il parere di Arpa Puglia. Tutto risolto felicemente.
Ma qui entra in gioco il mio caratteraccio. Potevo mai lasciar passare il comportamento a mio parere scorretto della mia dirigente che di quella lettera non aveva informato nè me, nè il Direttore Scientifico, suo diretto superiore nella scala gerarchica? Non sarebbe stato da me. E infatti…
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