di Paolo Campanelli
ROMA – Sullo sfondo della Domus Mariae si è svolto a Roma, la presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo 2017 a cura della della Fondazione Migrantes a cui sono intervenuti Andrea Riccardi il Sottosegretario del Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale con delega agli italiani nel mondo , mons. Nunzio Galantino Segretario Generale della CEI-Conferenza Episcopale Italiana, il Presidente della Fondazione Migrantes mons. Guerino Di Tora ed il direttore generale della Fondazione don Gianni De Robertis, il giornalista Paolo Ruffini Direttore di Tv2000 , Delfina Licata curatrice del Rapporto, Salvatore Ponticelli della Direzione Centrale Pensioni dell’INPS- Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale, Vincenzo Amendola Presidente della Società Dante Alighieri.
Le feroci polemiche relative all’immigrazione non possono e non devono relegare la problematica dell’immigrazione nel nostalgico bagaglio dei tempi andati.
Tutt’altro. Infatti l’incontro ha messo in evidenza una grave condizione italiana, definita alla perfezione dalle parole di Don De Robertis: “L’emigrazione italiana è tutt’altro che un capitolo chiuso della nostra storia, è una realtà attualissima e in continuo mutamento“.
Sarebbe un grave segnale di miopia politica, ignorare i significati statistici e sociologici che emergono da questo ponderoso studio che, anno dopo anno, è diventato un autorevolissimo segnale di dati statistici omogenei e qualificati. Mentre, nel decennio passato, si trattava quasi unicamente di giovani, oggi si sono aggiunte intere famiglie pronte a spostarsi alla ricerca di un miglior tenore di vita. Dallo scorso gennaio 5 milioni di persone che corrispondono a circa 8% della popolazione italiana, si sono trasferite ; la metà dei migranti rimane in ambito europeo, e Inghilterra resta la meta più desiderata, ma i più grandi nuclei di italiani all’estero si trovano in Argentina, Germania e Svizzera.
La maggior parte degli emigrati proviene dall’Italia meridionale, ma ad essere in vetta alla graduatoria la sorprendentemente è la Lombardia , con 23 mila espatri dall’inizio dell’anno, seguita da Sicilia e Lazio. Dati questi che vanno in netto contrapposizione con le visioni populistiche al limite della propaganda autoreferenziale, e solo comprendendo i flussi migratori e le esigenze esistenziali di cui sono espressione, si potranno predisporre misure in grado di impedire questo impoverimento di energie e capacità.
Oltre all’emigrazione qualificata dei giovani, un altro dato importante e significativo da segnalare è il fattore pensionati: è in crescita infatti il numero di pensioni di cittadini immigrati per lavorare i quali, arrivati alla vecchiaia, decidono di rientrare al proprio paese d’origine: il 2,2% delle pensioni, in particolare nelle aree di America centrale e Asia.
“La mia esperienza di migrazione non è stata così lunga ma sicuramente è stata positiva. Mi ha segnato molto: nei primi giorni in Svizzera ho vissuto addirittura nelle baracche insieme ad altri italiani. Ero lì a fare il macellaio, avevo bisogno di pagarmi il seminario e potermi sostenere gli studi. Per fare questo l’unica possibilità era utilizzare le vacanze per lavorare e guadagnare il necessario per il sostentamento”. ha detto il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000, a margine della presentazione a Roma del ’Rapporto italiani nel mondo 2017’.
“Mi auguro che questo studio possa continuare a gettare luce sulla mobilità umana tout court” ha aggiunto Monsignor Galantino “e possa aiutare la nostra politica ad uscire da una cultura degli slogan”. “Dobbiamo fare lo sforzo di continuare a dire queste cose – ha concluso il Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana – “facciamole diventare anima di un modo diverso di stare tra noi e di capire le cose”