ROMA – Aperta un’inchiesta della Procura della Repubblica di Roma. Il fascicolo relativo alla sottrazione dei documenti dai sistemi informatici di Palazzo Chigi, del ministero dell’Interno e di quello della della Difesa, della Marina Militare e del Parlamento europeo, è coordinato dal sostituto procuratore Eugenio Albamonte. La paura è che il materiale hackerato possa risultare di tipo “classificato” e, quindi, contenere documenti come quelli relativi alle intercettazioni e degli agenti dei servizi segreti italiani impiegati sotto copertura in missioni. Al momento la Polizia Postale sta compiendo tutte le verifiche per cercare di trovare tracce lasciate nei server istituzionali.
I documenti sono stati sottratti da attivisti di Anonymous e resi pubblici sul web. Tra questi ci sono alcuni molto recenti: un’ordinanza del 10 novembre della Questura di Roma relativa a diverse manifestazioni e uno scambio di email tra funzionari di palazzo Chigi e della sicurezza, contenente i nomi degli appartenenti alle forze di polizia incaricati di fare a Bologna un sopralluogo in vista della visita odierna del presidente del consiglio Paolo Gentiloni. Ci sono poi diverse altre ordinanze di servizio, le frequenze radio chieste e concesse all’Italia per le comunicazioni di sicurezza in occasione della visita del presidente del Consiglio a Bruxelles dal 19 e 20 ottobre scorsi, un documento del “Centro unico stipendiale esercito” con le disposizioni relative agli stipendi dei militari, i numeri di cellulare di personale del ministero dell’Interno in missione all’estero. E, ancora, dati personali e foto di agenti e militari: curricula, dichiarazioni dei redditi, fotocopie di passaporti e carte d’identità, buste paga e contratti d’affitto. Sono le centinaia di file che gli hacker di Anonymous avrebbero sottratto, secondo quanto loro stessi hanno dichiarato.
La rivendicazione è stata resa nota attraverso il blog e il profilo Twitter del movimento Anonymous: “Cittadini, siamo lieti di annunciarvi, per il diritto della democrazia e della dignità dei popoli, che siamo in possesso di una lista di dati personali relativi al ministero dell’Interno, al ministero della Difesa, alla Marina Militare nonché di Palazzo Chigi e Parlamento europeo (…) “
“Da settimane ci divertiamo a curiosare nei vostri server, – continuano gli attivisti etici di Anonymous – nelle vostre email, portali, documenti, verbali e molto altro. Siamo in possesso di una notevole mole di materiale: ad esempio documenti sui sistemi di intercettazioni, tabulati, microspie di ultima generazione, attività sotto copertura; file riguardanti i NoTav e i dissidenti; varie circolari ma anche numerose mail”.
“Al momento non sono state evidenziate ulteriori compromissioni di sistemi informatici istituzionali” hanno spiegato dal Servizio centrale operativo della la Polizia in seguito all’attacco di Anonymous, sostenendo che i file pubblicati on line dagli hackers inerenti a “indirizzi mail e documentazione di diverse istituzioni sono stati sottratti dalle caselle mail personali di un dipendente della Difesa e di un appartenente alla Polizia” ma chiaramente non la raccontano tutta. La Polizia Postale ha scoperto tre giorni fa l’intrusione. “Nella giornata di sabato, nel corso di un’attività di monitoraggio, – afferma infatti il Dipartimento – la Polizia Postale ha immediatamente rilevato un attacco informatico portato a termine da hacker che si rifanno ad Anonymous“.
Non è questa la prima volta che Anonymous svela le “falle” di protezione informatica delle istituzioni. Tra il 2011 e il 2012 risultano esserci stati attacchi informatici ai siti internet del Governo, del Viminale, Difesa, Vaticano, dell’ Enel, della Siae, comune di Torino e linea ferroviaria Torino-Lione. Non solo. Infatti gli attivisti etici di Anonymous hanno “bucato” i server della Polizia di Stato, Capitaneria di Porto, Banco di Lucca, Luiss, Enav, del Sappe il sindacato di polizia penitenziaria ed anche della Vitrociset (la società controllata dalla famiglia Crociani coinvolta nello scandalo Paradise Papers).
Per quegli attacchi alcuni ragazzi nati tra il 1985 e il 1992 sono finiti sotto processo con le accuse di associazione per delinquere, hackeraggio, danneggiamento, accesso abusivo ai sistemi informatici, falsificazione e soppressione di comunicazione. In America l’ NSA e l’ FBI invece, come accade, li avrebbero assunti. Ecco perchè in Italia la protezione informatica dello Stato fa ancora ridere.