di Aldo Grasso
Cul-de-sac. L’Emiliano Zapata delle Puglie non recede. Umiliato alle primarie del Pd, cerca sempre una rivincita, soffia sul fuoco dell’ostilità popolare a infrastrutture e impianti, sacrifica il senso di responsabilità “in preda a un delirio d’infantilismo” (così si è espressa una parte del sindacato). I fatti sono noti: il governatore Michele Emiliano, appoggiato dal sindaco di Taranto, ha fatto ricorso al Tar contro il nuovo piano ambientale per l’Ilva. Fermare tutto con le carte bollate, con il fondato rischio che il futuro gestore dell’acciaieria se la svigni, insalutato ospite!
L’ha spiegato molto bene Goffredo Buccini: “La fabbrica uccide coi suoi fumi ma senza fabbrica si muore di fame“. Il Sud non può mandare all’aria cinque miliardi d’investimenti e 20 mila posti di lavoro tra diretti e indiretti. Da quei soldi dipende anche il risanamento del territorio, altrimenti Taranto resterà sola con i suoi veleni, un dramma ambientale e sanitario che nessuno vuole sottovalutare e che è di tutti. Come lo è ora, quando il vento spira da nord-ovest.
La politica è confronto continuo, il governatore-magistrato, invece, ricorre su tutto, oltre ogni buon senso. Come ha dichiarato sabato: “Il governo è praticamente in un cul-de-sac. E adesso deve attendere il giudizio dei giudici e soprattutto deve far vedere le carte“. Si potrebbe dire che Emiliano è il diretto irresponsabile delle sue scelte.
*opinione tratta dal Corriere della Sera