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22 Novembre 2024 14:33

Blitz dei Carabinieri a Palermo. Arrestata una donna ai vertici di Cosa Nostra

Moglie di Salvino Madonia, dal carcere trasferiva all'esterno gli ordini del boss . I pentiti in passato avevano già riferito del ruolo di Mariangela Di Trapani, che venne arrestata nel 2008. TRutti i nomi e le foto degli arrestati

ROMA – Maria Angela Di Trapani, figlia di un “capomafia” e moglie dello storico “boss” Salvino Madonia era alla guida del mandamento mafioso palermitano di Resuttana . E’ quanto emerge dall’indagine dei Carabinieri, coordinata dalla Dda di Palermo, che ha portato all’arresto di 25 persone accusate di mafia, estorsione, favoreggiamento e ricettazione. L’indagine – denominata “Tale” – ha permesso di ricostruire gli assetti e le dinamiche criminali delle famiglie mafiose di “San Lorenzo”, “Partanna Mondello”, “Tommaso Natale” e “Pallavicino/Zen” (tutte appartenenti al mandamento di “San Lorenzo”) e della famiglia mafiosa di “Resuttana” (incardinata, invece, nell’omonimo mandamento unitamente alle famiglie mafiose di Acquasanta e Arenella), nonchè di cristallizzare la storica riconducibilità del mandamento di Resuttana alla famiglia Madonia, evidenziando anche il ruolo ricoperto dalla Di Trapani, moglie dello storico boss di Resuttana,  e sopratutto   rivelare come cosa nostra, per quanto depotenziata dai risultati investigativi e giudiziari, dimostri ancora la sua perdurante capacità di avvalersi della forza di intimidazione e del vincolo associativo per costringere i commercianti ad accettare l’imposizione del pizzo.

Il blitz odierno ha visto impegnati 200 Carabinieri di Palermo, supportati da 2 elicotteri del 9° Elinucleo di Boccadifalco, da 5 unità cinofile del Nucleo di Villagrazia, da militari del 12° Reggimento Carabinieri Sicilia e dello Squadrone Carabinieri Eliportato “Cacciatori Sicilia”, nell’esecuzione di 25 provvedimenti restrittivi nei confronti di altrettanti indagati, ritenuti a vario titolo responsabili di associazione mafiosa, estorsione consumata e tentata, danneggiamento, favoreggiamento personale, ricettazione, tutti commessi con l’aggravante del metodo e finalità mafiosi. Il Colonnello Di Staso comandante provinciale di Palermo dei Carabinieri ha commentato soddisfatto l’operazione dei suoi uomini “L’operazione odierna come quelle recenti allo Z.E.N., a Borgo Vecchio e a Santa Maria di Gesù, condotte in sinergia con la magistratura (cui rinnovo il mio grazie per il coordinamento e lo sforzo profusi) sono il frutto di un sistematico, strutturato, razionale e pianificato programma di controllo del territorio della città, a testimonianza che lo Stato c’è

I pentiti hanno già in passato parlato del ruolo di Mariangela Di Trapani, tanto che la donna venne arrestata nel 2008, e condannata a 8 anni. Ha scontato la pena.  Per gli inquirenti la Di Trapani reggeva le sorti del clan mentre il marito, pluriergastolano, era detenuto al 41 bis, riuscendo a portare all’esterno gli ordini che il boss mandava ai suoi dal carcere. Figlia del boss Ciccio Di Trapani, sorella di un altro boss, Nicola, era soprannominata in famiglia “a picciridda“, (cioè la piccolina). In una intercettazione il fratello ne parla con tenerezza: “Mariangela ha sofferto da picciridda” perché durante la latitanza del padre “a scuola non c’è più andata per amore di mio padre e di me… perché se ne è voluta venire con noi“.

Moglie di Salvino, il killer omicida dell’imprenditore Libero Grassi, sfruttava i colloqui in carcere col marito e i cognati Nino e Giuseppe, entrambi capimafia ergastolani, per mantenere i contatti dei familiari col mandamento di Resuttana, guidato dai Madonia dai tempi in cui a comandare era Francesco il suocero di Mariangela. Dalle indagini  dell‘Arma dei Carabinieri è emerso il ruolo attuale della donna, che avrebbe preso le redini del clan, e il peso che la famiglia Madonia continua ad avere in Cosa Nostra. Tra le decisioni veicolate all’esterno grazie al contributo della Di Trapani, secondo gli inquirenti che l’arrestarono nel 2008, ci sarebbe stata quella di eliminare l’allora reggente di San Lorenzo Giovanni Bonanno, il quale, oltre a a fare la cresta sulle casse del clan, sarebbe avrebbe messo in giro la voce che Francesco il figlio di Mariangela e Salvino Madonia,, fosse nato da un tradimento e non di un concepimento in provetta. Un affronto questo che non poteva restare impunito. “La risposta che tu devi dare a Salvo è che quello non c’è più” diceva Nino Madonia a Mariangela, che poi avrebbe trasmesso il messaggio al marito.

 Bonanno scomparve nel gennaio 2006 ed il boss Salvatore Lo Piccolo un mese dopo  scriveva un pizzino a Bernardo Provenzano, ancora latitante: “Purtroppo non c’è stato modo di scegliere altre soluzioni. E a questo punto abbiamo dovuto prendere questa amara decisione”. Mariangela Di Trapani non è la prima boss-donna di Cosa nostra: l’ultimo caso è quello di Patrizia Messina Denaro, sorella del boss latitante Matteo Messina Denaro, arrestata nel 2013 . Secondo gli inquirenti, “svolgeva un ruolo di raccordo con il fratello per scambi d’informazioni e per il coordinamento delle risorse economiche”.

Cosa nostra stava per tornare a uccidere: nel mirino Giovanni Niosi, uomo d’onore già arrestato in passato. Mestiere ufficiale vigile del fuoco, “fedelissimo” del boss Salvatore Lo Piccolo con la passione per il cinema. Niosi doveva morire perché aveva deciso di patteggiare una condanna: scelta ritenuta dai mafiosi disdicevole. E’ uno dei particolari dell’inchiesta della Dda di Palermo che ha portato oggi a 25 arresti.

A salvargli la vita sarebbe stata la mediazione dei vertici mafiosi del clan di Porta Nuova. Niosi nel 2002 aveva interpretato il ruolo di un mafioso in una delle puntate di “Blu Notte” di Carlo Lucarelli dedicata alla strage di Capaci.

L’indagine “Talea” ha offerto poi un patrimonio conoscitivo sul modus operandi degli associati mafiosi da cui emerge uno spaccato in cui cosa nostra, per quanto depotenziata dai risultati investigativi e giudiziari, dimostra la sua perdurante capacità di avvalersi della forza di intimidazione e del vincolo associativo per assoggettare i commercianti, piegandoli ad accettare l’imposizione del pizzo. Ed infatti venivano documentati 33 episodi delittuosi, quali 22 estorsioni tentate e/o consumate nei confronti di 5 attività imprenditoriali e 17 commerciali, incendi ed intimidazioni attuate attraverso le classiche metodologie mafiose: in particolare venivano registrati durante le fasi esecutive, la sera del 6 giugno 2015 a Palermo un grave atto intimidatorio ai danni di un’attività commerciale e la notte del 14 agosto 2015 un incendio ai danni di una concessionaria di autovetture a Partinico.

Inoltre, emergeva l’interesse del mandamento mafioso di Resuttana sull’ippodromo di Palermo, al cui interno veniva esercitato un controllo delle corse e delle scommesse, che consentiva, in conseguenza, all’organizzazione mafiosa di reperire liquidità economica. Il controllo dell’ippodromo avveniva attraverso un referente che si impegnava a versare, mensilmente, una somma di denaro destinata alla cassa della famiglia mafiosa di Resuttana.

Soggetti sottoposti a ordinanza di custodia cautelare in carcere

  1. BONANNO Filippo, nato a Palermo il 18 ottobre 1962, ivi residente;
  2. CALDERONE Ignazio, nato a Palermo il 28 febbraio 1985, ivi residente;
  3. DI MAIO Vincenzo, nato a Palermo il 29 ottobre 1944, ivi residente;
  4. DI NOTO Francesco, nato a Palermo il 13 settembre 1989, ivi residente;
  5. DI TRAPANI Maria Angela, nata a Cinisi il 30 aprile 1968, ivi residente;
  6. FARINA Renato, nato a Palermo il 16 gennaio 1962, ivi residente;
  7. LA BARBERA Antonino, nato a Palermo il 16 novembre 1956, ivi residente;
  8. LIGA Francesco Paolo, nato a Palermo il 18 novembre 1964, ivi residente;
  9. SALSIERA Pietro, nato a Palermo l’1 settembre 1958, ivi residente;
  10. SCHIERA Fabio, nato a Palermo l’8 dicembre 1973, ivi residente;
  11. SPATARO Corrado, nato a Palermo il 20 novembre 1984, ivi residente;
  12. VATTIATO Massimiliano, nato a Palermo il 10 luglio 1974, ivi residente;
  13. NAPOLITANO Sergio, nato a Palermo il 9 luglio 1967, ivi residente;
  14. NIOSI Giovanni, nato a Palermo il 24 ottobre 1954, ivi residente;
  15. CATANZARO Antonino, nato a Palermo il 28 marzo 1992, ivi residente (detenuto presso il carcere “Pagliarelli” di Palermo);
  16. CRIVELLO Lorenzo detto “Renzo”, nato a Palermo il 7 luglio 1982, ivi residente (detenuto presso il carcere “Pagliarelli” di Palermo);
  17. LO CRICCHIO Salvatore, nato a Partinico (PA) il 29 maggio 1945, ivi residente (detenuto presso il carcere “Pagliarelli” di Palermo);
  18. MACALUSO Sergio, nato a Palermo il 22 maggio 1973, ivi residente (detenuto presso il carcere di Caltagirone);
  19. MAMMI Domenico, nato a Palermo l’8 maggio 1975, residente a Bagheria (detenuto presso il carcere di Sciacca);
  20. MARANZANO Vincenzo, nato a Palermo il 4 settembre 1972, ivi residente (detenuto presso il carcere “Pagliarelli” di Palermo);
  21. SALAMONE Pietro, nato a Palermo il 31 luglio 1980, ivi residente (detenuto presso il carcere “Pagliarelli” di Palermo);
  22. SGROI Giuseppe, nato a Palermo il 6 aprile 1979, ivi residente in Via Perpignano nr. 147, individuato in altro Stato dell’Unione Europea.

Soggetti sottoposti alla misura degli arresti domiciliari

  1. MANITTA Giovanni detto “Gianluca”, nato a Palermo il 26 luglio 1985 ivi residente;
  2. CASELLA Stefano, nato a Palermo l’ 1 dicembre 1978, residente a Belmonte Mezzagno (PA);
  3. TUMMINIA Antonino, nato a Belmonte Mezzagno il 21 Novembre 1970, ivi residente.

(notizia in fase di aggiornamento)

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