di Mauro Del Bue
Basta con la violenza sulla storia socialista. Assassini della verità, manipolatori interessati, ignoranti di professione che pullulano nella Tv di stato celebrano i settant’anni della Costituzione come atto congiunto “di cattolici, liberal democratici e comunisti”. Questo il giudizio della tv di stato. Il ribaltamento della storia, iniziato anche grazie alla gamba tesa della magistratura, ha condannato i socialisti e il loro luminoso percorso alla dimenticanza. Reagiamo con atti clamorosi ovunque noi siamo.
Saragat era presidente della Costituente, a Nenni si deve la lotta senza indugio per la repubblica, a Basso interi articoli della Costituzione. Quando il testo fu approvato il Partito Socialista aveva il 20,6 per cento dei voti contro il 18 dei comunisti. Facciamo giustizia, con comunicati, proteste, mobilitazioni.
Non é la prima volta. Non sarà l’ultima. Tentano di cancellare non solo noi e i nostri leader storici, il loro messaggio politico, ma la verità. Aveva ragione Rino Formica che nel 1993 profetizzò: “Ci condanneranno non solo per i nostri torti, ma per le nostre ragioni”. Sono, costoro, non solo cecchini della storia socialista, ma contraffattori dell’intera storia democratica. Riprendiamole le nostre ragioni. Prima, essenziale. Pietro Nenni e il rinato Psiup, punto d’intesa tra il vecchio Psi, riunificato a Parigi nel 1930, e il Mup (Movimento per l’unità proletaria) di Lelio Basso, fu l’unico partito a porre già nel 1943 la pregiudiziale repubblicana, mentre il Pci, dopo la svolta di Salerno del 1944, su ordine di Stalin, accettò di convivere con la monarchia. Per questo i socialisti non parteciparono al secondo (in realtà terzo dopo quello del 1921) governo Bonomi, al quale presero invece parte i comunisti.
La Dc di De Gasperi in occasione del referendum del 2 giugno, non scelse la soluzione repubblicana, ma lasciò liberi i propri elettori. Senza i socialisti, senza la protervia di Pietro Nenni, come sarebbe andata a finire? Perché fu scelto Giuseppe Saragat come presidente della Costituente? La presidenza del Consiglio dopo la fine della guerra doveva essere assegnata a Pietro Nenni, dopo la parentesi Bonomi che, non dimentichiamolo, era stato uno dei più prestigiosi esponenti del Psi e poi del Psri, assieme a Leonida Bissolati e ad Angiolo Cabrini.
La candidatura Nenni trovò ostilità sia nella Dc, sia nel Pci e si optò per Ferruccio Parri, un azionista senza un partito solido alle spalle. Anche per questo la presidenza della Costituente, dopo che le elezioni del 2 giugno avevano sancito la legittimità della guida democristiana del governo, De Gasperi era subentrato a Parri nel dicembre del 1945, venne assegnata a un socialista, col Psiup secondo partito italiano.
Solo per citarne alcuni riprendo il contributo di Lelio Basso, deputato alla Costituente, membro della Commissione dei 75 e di fatto autore degli articoli 3 e 49 del testo costituzionale. Ma vado oltre. E cito per tutti il voto contrario e convintissimo dei socialisti all’articolo 7 che trasferiva in Costituzione i Patti lateranensi. Quel voto fu espresso alle ore 2 del 25 marzo 1947 in sede di Assemblea Costituente. Purtroppo il contestatissimo ex articolo 5, poi trasformato in 7, passò per il voto favorevole di 350 costituenti contro 149. A favore 201 democristiani di De Gasperi, 95 comunisti di Togliatti e 54 tra qualunquisti di Giannini, liberali e isolati.
Onore a quel voto e alla logica conseguenza che spinse sempre i socialisti a battersi per la laicità dello stato e a favore dei diritti civili. Di questa storia c’è da essere orgogliosi, cari giornalisti di stato prezzolati. Specchiate le vostre menti ingannatrici in quest’acqua limpida. Sulla repubblica e per la Costituzione nessun partito ha agito con la coerenza e la determinazione di quello socialista. I socialisti hanno fatto tanti errori, diceva Riccardo Lombardi, dei quali pentirsi, nessuno dei quali vergognarsi.
La dimenticanza, per calcolo o per ignoranza, della nostra storia é invece un errore del quale vergognarsi. Anche se nessuno, alla fine, nemmeno arrossirà.