di Paolo Madron
Devono aver scambiato la politica per un’agenzia di collocamento, o una lotteria dove se becchi la poltrona, vista la pervicace tendenza a mantenerla, per cinque anni sei lautamente sistemato. Ma siamo all’apogeo della democrazia diretta, almeno così come la intendono i grillini alle cui Parlamentarie si sono presentati talmente in tanti da far andare in tilt il sito del Movimento 5 stelle.
C’ERA UNA VOLTA LA GAVETTA. Chissà perché, tra tanto predicare (a vanvera) di mestieri e competenze, la politica è qualcosa che oggi sono tutti convinti di saper fare. In barba a scuole di partito e principi di selezione che sottintendevano una durissima gavetta. Si partiva dai consigli di zona per arrivare dopo un tot ai banchi dei municipi, per poi entrare in Giunta e, se si faceva bene, sperare che il partito ti premiasse facendoti spiccare il volo per Roma.
Quasi tutti sono convinti di essere portatori dell’idea vincente per salvare il mondo
quasi tutti si sentono orgogliosamente detentori di spiccate doti d’intelletto e carattere
Ma più spassosi dell’esercito di candidati sono i curricula e i programmi con cui si presentano. Quasi tutti sono convinti di essere portatori dell’idea vincente per salvare il mondo, quasi tutti si sentono orgogliosamente detentori di spiccate doti d’intelletto e carattere per cui non votarli sarebbe un’improvvida occasione perduta.
CAPITANO IN CERCA DI RICONOSCIMENTI. Per carità, la stragrande maggioranza saranno sicuramente persone per bene, brave e rispettabili, ma questa corsa in massa per accaparrarsi un posto al sole suscita tenerezza e perplessità. In mezzo ovviamente ci sono anche dei nomi noti. C’è il capitano di Marina Gregorio De Falco, quello del “salga a bordo, cazzo!” intimato al comandante Schettino che aveva pensato bene di lasciare la Concordia e i suoi passeggeri a naufragare, e che ora probabilmente cerca un riconoscimento postumo del suo allora misconosciuto senso del dovere.
E poi, immancabili, ci sono i giornalisti. Scontato qualche nome, come quello di Gianluigi Paragone, ex domatore – non a caso la trasmissione si chiamava La Gabbia – della pubblica indignazione dagli schermi di La7. Sorprendente quello di Emilio Carelli, ex posatissimo direttore di Sky Tg24, la cui presenza tra i grillini fa lo stesso effetto di scoprire che la tua quotidiana tazza di tisana rilassante conteneva tracce di Prozac.
UNA POSSIBILITÀ DATA A TUTTI? Vista da fuori, la lotteria grillina potrebbe anche essere scambiata per una grande prova di democrazia che dà a tutti senza distinzioni di censo e lignaggio la possibilità di poter competere. Dall’altra parte, destra o sinistra che sia, nella selezione dei candidati dettano ancora legge gli umori del capo o i pacchetti di voti che l’aspirante parlamentare è in grado di mobilitare.
L’ULTIMA PAROLA L’AVRÀ DI MAIO. Poi si va un po’ più nel dettaglio, e si scopre – per fortuna, diciamo noi – che non è proprio così, ma che prevale il meccanismo dei talent. La giuria pentastellata farà una prima scrematura per vedere se i propositi del candidato sono fit o unfit con la filosofia del Movimento.
Infine il suo presidente, il candidato premier Luigi Di Maio, avrà l’ultima parola. Sbirciando i nomi, a qualcuno deve sicuramente averla già data. Ma, in questo gigantesco Hellzapoppin di nomi e curricula, l’uno vale uno e la sbandierata democrazia diretta sono apparentemente salvi.
*direttore responsabile del quotidiano online Lettera43