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22 Novembre 2024 15:38

Il sindaco di Arezzo contro la famiglia Boschi. Ma ha dimenticato qualcosa su Licio Gelli…..

Il sindaco toscano ha citato la famiglia del ministro per danno di immagine alla città. Stranamente però alla morte di un altro aretino, un certo Licio Gelli il capo della P2, il sindaco Ghinelli ebbe parole di elogio e lo descrisse come "cittadino illustre"....

ROMA – Il  sindaco di Arezzo, tale Fabio Ghinelli, un 63enne ingegnere di Pistoia eletto nel 2015 in quota al  centrodestra, sostiene che per colpa di Pier Luigi Boschi e di sua figlia Maria Elena, dimenticando…l’altro figlio Pier Francesco (sempre accanto alla sorella,  ma per ora è rimasto fuori dalle denunce) e dello scandalo di Banca Etruria, l’immagine di Arezzo nel mondo è stata infangata con grave danno dei suoi abitanti e delle loro virtù.

Il primo cittadino aretino ha deciso di denunciare all’autorità competente la famiglia Boschi per danno reputazionale e di immagine. Secondo lui da quando è esplosa la vicenda della Banca Etruria, ad Arezzo non ci vuole andare più nessuno…Forse la città è stata cancellata o sconsigliata dalle agenzia di viaggio internazionali che prima vi convogliavano migliaia di turisti che scalpitavano per  visitare il Duomo e mettersi disciplinatamente in fila per vedere il crocefisso di Cimabue o la basilica di San Francesco con gli inestimabili affreschi Piero della Francesca, o per passeggiare in Piazza Grande ?

Adesso secondo il sindaco alla ricerca di notorietà per colpa dei Boschi, la città di Arezzo sarebbe assai depressa. Forse i ristoranti sono semivuoti , non si incontra  un giapponese o un americano neanche a cercarlo (a proposito qualcuno ha pensato di chiamare il noto programma televisivo  “Chi l’ ha visto ?“) nessuno si fa più i selfie con sullo sfondo rigorosamente la torre di Santa Maria della Pieve. Il sindaco Ghinelli ha sostenuto che al momento non è in grado quantificare questo “vulnus“, di fornire cifre sui danni economici certi e documentati eventualmente patiti dalla città di Arezzo come lui sostiene, ma populisticamente ha dichiarato che il ricavato che il Tribunale deciderà (se deciderà…) di quantificare,  verrà devoluto ai cittadini di Arezzo che investendo in Banca Etruria, hanno perso buona parte dei propri risparmi.

Le aspettative del sindaco di centrodestra saranno difficilmente realizzabili. Infatti  Maria Elena Boschi non risulta iscritta nel registro degli indagati della Procura, ad anche il padre finora si è sempre salvato dalle accuse mosse contro di lui. Il sindaco Ghinelli pur non avendo nel suo curriculum alcuna attività di giurista o principe del Foro legale dovrebbe sapere, o farselo spiegare da qualche avvocato bravo ed indipendente, che è pressochè impossibile ottenere un indennizzo da un Tribunale, in assenza di per un reato verificato e sancito e che quindi non esiste per coloro che  sono damandati a giudicarlo.

Licio Gelli

Non conoscendo e non avendo alcuna adorazione umana e politica per la Boschi, possibile che il sindaco di Arezzo abbia dimenticato che sulle colline a poche centinaia di metri della città  di Arezzo  dimorava un certo Licio Gelli, in una villa di nome Wanda ? Siamo proprio sicuri che Gelli non abbia contribuito più di loro a danneggiare l’immagine della città toscana più della famiglia Boschi ? Qualcuno ha il coraggio di pensare che le vicende della Loggia P2 agli occhi della storia siano ben più dannoso e note di quelle di Banca Etruria ?  A suo tempo Ghinelli ha fatto forse causa anche al venerabile maestro della più famosa loggia deviata (e quindi illegale) della massoneria toscana ?  Non ci risulta.

Ci risulta ben altro. Alla morte di Licio Gelli (dicembre del 2015) il sindaco ha così commentato: “Se si dovesse fare un bilancio, tra i più e i meno, io credo che alla fine Licio Gelli abbia portato un saldo positivo per Arezzo. È stato un personaggio nel vero senso della parola. Lo considero un cittadino illustre“. Affermazioni a dir poco vergognose, che destarono un certo scandalo istituzionale ma che consentirono al  sindaco di Arezzo di vedere il suo nome stampato e riportato nelle cronache giornalistiche. Altrimenti superato il casello autostradale di Arezzo nessuno sapeva e sa chi sia.

I più giovani forse non sanno chi fosse Licio Gelli e cosa era la P2, la Loggia massonica segreta, di carattere eversivo, guidata da Gelli a partire dal 1970 in qualità di “Gran Maestro” finita al centro dei principali scandali della storia italiana degli ultimi trent’anni: dalla strage di Bologna allo scandalo del Banco Ambrosiano, passando per il tentato golpe Borghese, il sequestro Moro e Tangentopoli. La lista degli appartenenti alla loggia fu rinvenuta il 17 marzo 1981 durante una perquisizione della residenza di Gelli, Villa Wanda, e di una sua fabbrica a Castiglion Fibocchi (Arezzo), e fu resa pubblica il 21 maggio seguente dal presidente del Consiglio Arnaldo Forlani.

A Villa Wanda venne ritrovato “Il Piano di rinascita democratica”   documento sequestrato nel 1982, che elenca le finalità politiche ed istituzionali dell’azione della P2. Tra gli obiettivi la trasformazione del sistema politico di allora, attraverso l’istituzione di una dinamica bipartitica, una riforma costituzionale per la modifica delle competenze delle due Camere, un forte controllo sui media e sull’informazione, e una riforma della magistratura.

Una vita in fuga, quella di Licio Gelli. Rivelata l’esistenza della P2 e dei suoi iscritti, il “venerabile” scappò in Svizzera dove fu arrestato nel 1982 e rinchiuso nel carcere di Champ Dollon. Da qui però, un anno dopo, riuscì misteriosamente a scappare, trovando rifugio in Sudamerica, dove restò a lungo tra Venezuela e Argentina prima di costituirsi nel 1987, di nuovo a Ginevra. Solo nel febbraio del 1988 Gelli venne estradato in Italia, dove restò in carcere solo pochi giorni, ottenendo ad aprile la libertà provvisoria per motivi di salute.

Parafrasando la famosa affermazione attribuita a Andy Warhol, il sindaco Ghinelli aveva già vissuto il  suo “quarto d’ora di celebrità cui tutti hanno diritto“. Ma è bene che qualcuno lo avvisi: l’artista americano aveva detto uno e non due

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