ROMA – Nel 2017, per la prima volta, si riduce la pressione fiscale (-0,2%) anche per le famiglie. A dirlo uno studio della Fondazione Nazionale dei Commercialisti che ha elaborato dati Istat – MEF su redditi e carico fiscale nell’ultimo periodo. Nell’anno appena trascorso è proseguita la flessione del carico fiscale generale iniziata nel 2014 (-0,1% rispetto al 2016 e -1% rispetto al biennio 2012-2013, record della pressione fiscale). Nel periodo 2013 -2016 per le famiglie invece lo stesso aumentava di 0,5 punti percentuali, registrando solo nell’ultimo anno una inversione di tendenza.
Negli ultimi sette anni le famiglie hanno tagliato maggiormente le spese per la comunicazione (-19,3%), l’abbigliamento e calzature (-18,1%), mobili, articoli e servizi per la casa (-9,4%), ricreazione, spettacoli e cultura (-7%), rivolgendo il proprio budget verso l’istruzione (+32,3%) e la sanità (+12,1). Gravano in modo più significativo i tributi locali e le tasse sugli immobili. In particolare, tra il 2013 e il 2017, a fronte di un aumento del Pil nominale del 7%, il gettito Irpef è aumentato del 5,9%, il gettito delle addizionali Irpef è cresciuto del 12% e quello IMU/TASI del 21%.
La ripresa del 2015, anno in cui si registra l’aumento del reddito netto familiare, favorisce, in particolare, le famiglie che avevano subito gli effetti più negativi e che presentano ancora livelli di reddito molto inferiori a quelli pre-crisi: ad esempio, i nuclei familiari con solo reddito da lavoro autonomo presentano una diminuzione del reddito del 13,1% tra il 2009 e il 2015, quelli residenti nelle Isole una contrazione del 5,9%, quelle con 5 e più figli una riduzione del 3,3%. Per quanto riguarda i prestiti, lo studio evidenzia come a contrarsi maggiormente sono quelli a breve termine (-3,7% tra il 2010 e il 2016, -6% tra il 2015 ed il 2016) con un cospicuo incremento dei crediti al consumo (+54,6% tra il 2010 e il 2016, +4,3% tra il 2015 e 2016). Parallelamente, i prestiti a lungo termine sono sostanzialmente stabili o in leggera flessione tra il 2010 ed il 2016 (-0,03%) ed in ripresa nell’ultimo biennio (+1,4%). Tra questi migliorano quelli per l’acquisto di abitazioni (+7,9% sul 2010 e +2,7% tra il 2015 e 2016).
Infine, sempre secondo i dati Istat, l’incidenza della povertà assoluta nel 2016 è stabile rispetto agli ultimi anni e coinvolge il 6,3% di famiglie (circa 1 milione e 619 mila persone). La soglia di povertà relativa nel 2016 è pari a 1.061,35 euro ed è stabile anch’essa. In generale, tra il 2015 e il 2016, gli indicatori segnalano un leggero miglioramento nel Mezzogiorno e un leggero peggioramento nel Centro Nord, anche se i divari restano enormi: 19,7% al Sud contro 5,7% al Nord per la povertà relativa. In particolare, in Campania (19,5) e in Calabria (34,9) la povertà relativa è molto alta ed è in aumento rispetto al 2015.