di Antonello de Gennaro
Il Sindaco di Taranto dimostra ancora una volta non solo la propria totale inesperienza politica ed il suo inconsistente “peso”, ma anche di essere leggermente… “smemorato”. E’ quanto si deduce dalle dichiarazioni odierne con cui Melucci sostiene di tutto e di più rasentando il ridicolo. Questa mattina con il solito comunicato (che non invia al Corriere del Giorno, motivo per abbiamo presentato una denuncia alle Autorità e magistrature competenti) il sindaco sostiene che l’atto istituzionale concordato fra soli…5 ministri del Governo in carica, sia una “lettera” e che “sia stata inoltrata ieri sera tardi solo dopo averla consegnata ai TG nazionali“.
Ebbene Melucci o mente sapendo di mentire, o si circonda di collaboratori e “staffiste” incapaci di intendere e di volere, in quanto il comunicato è stato inviato alle redazioni dei giornali e TG (quelli veri) alle 21:38 , contestualmente alla pubblicazione sui siti istituzionali dei rispettivi ministeri, che sono ben diversi dal sito o dall’ Albo Pretorio del Comune di Taranto, che è è sprovvisto di un’area stampa (come fanno tutti i Comuni seri e ben gestiti) , e dove non cancellano delibere, comunicati o determinazioni dopo 15 giorni come invece accade nel capoluogo jonico nel vano tentativo di occultare le numerose “pastette” dell’ Amministrazione Comunale.
Purtroppo Melucci non ha alcun titolo di laurea che possa aiutarlo a capire ed applicare le norme di Legge nazionali ed europee, affidandosi ad avvocati di dubbia e limitata preparazione, e sostiene che “i ministri vogliano allontanare ogni ipotesi di accordo, vogliano mettere gli enti locali nella difficile condizione politica di non poter arretrare”. Secondo il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, la gestione della vertenza Ilva sarebbe “fallimentare” e che “può essere superata solo dall’intervento diretto del capo dello Stato. Ed è a lui che affido le sorti della città”. Dichiarazioni che sono più vicine ad un vero e proprio delirio esistenziale, che ad un ragionamento politico istituzionale. Qualcuno avvisi il disattento (o smemorato ?) Sindaco di Taranto che i sindacati nazionali e locali confederali, la Confindustria, la Provincia di Taranto ed il Governo sono tutti d’accordo sulla bontà della soluzione sull’ ILVA che solo a Taranto ha “salvato” 14mila dipendenti diretti, oltre 4mila dell’indotto e 350 società che lavorano per lo stabilimento siderurgico del capoluogo jonico.
Melucci con queste dichiarazioni fa riferimento alla decisione del Consiglio dei Ministri che ieri sera ha ridicolizzato e respinto la proposta di accordo di programma avanzata dalla Regione Puglia e dal Comune di Taranto che pretendevano di stravolgere il Dpcm del 29 settembre scorso che contiene il piano ambientale dell’ILVA, contro il quale i due enti pubblici pugliesi hanno presentato ricorso al Tar di Lecce contro il Governo rinunciando alla sospensiva cautelare, che altro non era che una vera e propria “minaccia politica ” al limite del reato di estorsione previsto dal Codice Penale. Il sindaco definisce fallimentare una soluzione che ha portato il più grosso gruppo mondiale nel settore siderurgico, i franco-indiani di Arcelor Mittal, a rilevare a seguito di una regolare gara le attività dell’ ILVA espropriate al Gruppo RIVA.
Eppure Melucci dovrebbe sapere cosa sono le gare, come si partecipa, quali sono le norme che le regolamentano, visto nella sua precedente vita imprenditoriale, a capo di un consorzio di operatori portuali, le gare le ha sempre perse, compresa quella per rilevare la società ILVA Servizi Marittimi. Parla di un fallimento “ormai prevedibile di una aggiudicazione al limite delle leggi e dell’etica“. In realtà chi rischia il fallimento sono le deficitarie attività personali delle società personali di Melucci, di cui ha affidato l’amministrazione a sua moglie e suo padre, senza però cedere le proprie azioni, vivendo quindi in un imbarazzante conflitto di interessi.
Come non ridere quando Melucci scrive “Ora studieremo con i nostri tecnici e consulenti il da farsi, ma oggi è davvero complicato immaginare un percorso che si allontani dalle aule della giustizia nazionale e comunitaria. Probabilmente, questi Ministri hanno voluto segnalare ai tarantini che non sono più, da questo momento, i nostri interlocutori. Ormai è evidente che la gestione fallimentare di questa vertenza epocale può essere superata solo dall’intervento diretto del Capo dello Stato. Ed è a lui che da sindaco di Taranto affido le sorti della città”.
E chi sarebbero i consulenti ? I quattro dirigenti comunali ? O i consulenti di Emiliano privi di alcuna competenza scientifica o giuridico-tecnica ? Povero Sindaco Melucci non sa più a che santo votarsi. Adesso si accoda persino alle iniziative (che resteranno prive di alcun riscontro ed effetto concreto) dei soliti pseudo-ambientalisti di rivolgersi al Capo dello Stato, all’ Unione Europea, dimenticando che da un giorno all’altro rischia di essere sfiduciato in consiglio comunale e di dover tornare a fare il mediatore portuale con la sua valigetta in mano, lavoro che ha fatto sino a 7 mesi fa, e con risultati economici non molto brillanti, come i bilanci delle sue società dimostrano e confermano. Non a caso Emiliano gli ha affiancato un proprio ex-assessore barese (Rocco De Franchi) per consentirgli di amministrare la città.
Melucci gioca con i soldi dei contribuenti di Taranto quando annuncia che “Il Comune di Taranto sta valutando di dare mandato ai propri legali di ripresentare opportuna istanza cautelare del suo ricorso innanzi al Tar di Lecce, ora arricchita nelle motivazioni. Sta, inoltre, valutando esposto alla Procura della Repubblica in relazione al diniego degli uffici del Mise circa l’accesso agli atti dell’aggiudicazione Ilva (contratto e piano industriale)” dimostra di non capire nulla di Legge. Infatti nella fase attuale in cui è il procedimento, prima del 6 marzo data in cui il Tar del Lecce deciderà sull’eccezione presentata dai legali dell’ ILVA sulla competenza territoriale del Tribunale giudicante , il Comune di Taranto non può fare nulla e tanto minacciare ulteriori aggressioni legali. Contro un diniego per mancato accesso può rivolgersi al TAR competente.
Per la precisione il Comune di Taranto potrebbe soltanto presentare ex-novo una nuova istanza al Tar del Lazio, contro il DCPM del 29 settembre scorso che contiene il piano ambientale dell’ILVA , iniziativa questa che però coprirebbe ulteriormente di ridicolo e sconfesserebbe l’attività sinora svolta dallo Studio Legale Vernola di Bari nominato per decisione del Sindaco e del Vice Sindaco di Taranto, e “profumatamente” pagato dai cittadini di Taranto . Il Sindaco aggiunge che “il Civico Ente sta raccogliendo elementi utili all’esposto presso le Autorità UE circa la procedura di aggiudicazione del compendio industriale. Istituzioni locali e nazionali, potenziali investitori e lavoratori, cittadini tutti, devono oggi essere consapevoli che o si dà soddisfazione piena alle istanze di Taranto o nemmeno la chiusura definitiva dello stabilimento Ilva rappresenta più un tabù per l’Amministrazione comunale“.
Siamo veramente curiosi di vedere come faranno gli “amici” di Emiliano candidati nel PD a Taranto e provincia, a raccontare in campagna elettorale alle oltre 18mila famiglie ed alle 350 imprese che lavorano nell’indotto siderurgico tarantino che “nemmeno la chiusura definitiva dello stabilimento ILVA rappresenta più un tabù per l’Amministrazione comunale”. Ecco cari lettori come dei dilettanti allo sbaraglio mandano in fumo i voti del Partito Democratico (a cui si è iscritto da appena un anno) nel territorio di Taranto, con investimenti già finanziati dai Governi Renzi-Gentiloni , soldi già assegnati dal CIPE e disponibili per circa un miliardo di euro, soldi con i quali da tre anni si sta lavorando alla ricostruzione della città. Senza dimenticare un miliardo e 350 milioni di euro (soldi confiscati dalla Procura di Milano ai Riva in Svizzera) messi a disposizione dei Commissari Straordinari per il risanamento ambientale dell’ ILVA, che verranno utilizzati con la copertura dei parchi minerari, i cui lavori inizieranno a febbraio per concludersi entro due anni. Ancor prima che arrivasse Melucci e la “banda” di Emiliano a cercare di prendersi meriti non propri, come loro abitudine.
Lo smemorato Melucci dimentica (o tanto per non cambiare “ignora” ?) ancora una volta i limiti delle sue competenze amministrative-ambientali che gli sono stati ricordati dall’ Amministrazione Provinciale di Taranto con il proprio ricorso al TAR con cui si appoggia il Governo contro il Comune di Taranto e la Regione Puglia. Il Sindaco di Taranto millanta il “coinvolgimento totale e trasparente della nostra comunità, al contrario di quanto sempre disposto dal Governo, continueremo a pubblicare tutti gli atti salienti di questa vicenda. Noi abbiamo nulla da nascondere”. In realtà questo Comune nasconde spesso e volentieri i propri atti amministrativi, come accaduto con la nostra testata giornalistica a cui viene negato il diritto di accesso agli atti amministrativi comunali su delle assegnazioni irregolari e sospette del Comune di Taranto. Se Melucci vuole siamo pronti anche noi a pubblicare tutti i documenti sulla mancanza di trasparenza del Comune di Taranto. Ed anche la presenza di interessi di parenti diretti dei dirigenti comunali coinvolti nelle opere comunali in corso d’ opera, a partire dal Teatro Fusco….
“La Bellanova offende Taranto” ? Scrive Melucci: “ Anche il viceministro Bellanova non perde occasione di offendere questa città, sempre con un tempismo tragicomico, a lei devo purtroppo chiedere di non dirci quali siano o non siano gli argomenti da trattare in questo mese. Perché, al contrario suo, io non sono in campagna elettorale e qui a Taranto l’Ilva non è un tema da sfoderare su di un manifesto elettorale. L’Ilva qui da noi è presenza ingombrante e costante. Bene ha fatto il segretario Renzi a evitarle il collegio di Taranto, piuttosto”. Il sindaco Melucci con queste affermazioni manifesta ( o meglio, conferma) la sua totale mancanza di stile e correttezza istituzionale, sputando persino nel piatto in cui mangia da mesi, dimenticando quanto la Bellanova si sia spesa per Taranto ed anche per la sua campagna elettorale a Sindaco di Taranto, sbagliando secondo noi.
“Chiediamo, poi, alla Regione Puglia – prosegue il delirio mediatico di Melucci – che metta finalmente ordine tra i propri organismi che hanno un ruolo nella vertenza, per stemperare nuove strumentalizzazioni da parte di questo Governo ormai agli sgoccioli” . sostenendo che “i Ministri interessati hanno perduto l’ennesima opportunità di coinvolgere costruttivamente il Comune di Taranto e la comunità ionica in una vera e propria negoziazione dei grandi temi di interesse intorno alla vicenda Ilva. È, inoltre – conclude il sindaco – talmente evidente il totale disinteresse per il merito della vicenda, è talmente smaccata la chiave di lettura unicamente elettorale e speculativa della questione Ilva sulla pelle di Taranto, che non hanno avuto neanche il pudore di risponderci prima della chiusura delle liste, hanno atteso il closing. La paura che una posizione così offensiva potesse turbare la caccia ai seggi era troppo grande perché si potesse discutere in modo oggettivo e sinceramente interessato della salute dei tarantini e del destino dei lavoratori“.
Qualcuno spieghi a Melucci, che il suo “tutor” Emiliano ha imposto e candidato a Taranto il segretario provinciale del PD di Bari, e non quello di Taranto Giampiero Mancarelli, che con il viceministro Teresa Bellanova e Ludovico Vico hanno fatto scendere a Taranto per la sua campagna elettorale mezzo Governo. Qualcuno spieghi al sindaco “crispianese”che un Governatore regionale non può imporre niente a nessuno, al limite forse al suo fidato autista-segretario Gianni Paulicelli indicandogli che strada prendere con l’auto nei loro viaggi e spostamenti. E’ disinteresse aver trovato un gruppo che investe la bellezza di 5 miliardi per risanare e rilanciare lo stabilimento siderurgico di Taranto, rispettando le stringenti normative ambientali previste ? In effetti cosa ci si può aspettare da uno come Melucci che come amministratore di una società (la sua) si accontentava di 2mila euro al mese, per non gravare sui debiti e le perdite non essendo stato capace di generare utili e profitti ? A proposito Sindaco, ha finalmente pagato il suo debito con la sua addetta stampa Maristella Baggiolini che ha impegnato in campagna elettorale ? O forse le stanno solo a cuore le sorti economiche della sua adorata “staffista” Doriana Imbimbo ?
Lo “smemorato” Melucci ha dimenticato però più di qualcosa. La vera “genesi”, cioè origine della sua candidatura (immeritata) a Sindaco di Taranto. Ma è bene che una volta per tutte vi raccontiamo noi come si è arrivati alla sua candidatura. Oltre un anno fa in una cena mi venne offerta la candidatura “indipendente” a Sindaco di Taranto, appoggiato dal centrosinistra, in qualità di espressione della società civile e della tarantinità (come ben noto Melucci è di Crispiano), ma alla presenza di alcune persone di sicuro affidamento e serietà, rifiutai cortesemente la proposta ricevuta non avendo voglia di lasciare il mio progetto di rinascita del Corriere del Giorno. E’ stata la seconda volta che uno schieramento politico mi offriva la candidatura a Sindaco di Taranto. La prima offerta infatti era avvenuta prima del secondo mandato di Ippazio Stefàno dai vertici romani del centrodestra “berlusconiano”, ma anche in quel caso gentilmente, ringraziando per la lusinghiera offerta, rifiutai.
La stessa offerta venne avanzata ad un noto banchiere della provincia jonica di comprovata esperienza, il quale rifiutò, e mi pregò in una nostra successiva conversazione “privata” intercorsa, nella quale gli chiesi il perchè del suo rifiuto, di non farne mai menzione. Ed infatti per correttezza lo scrivo soltanto oggi a distanza di oltre un anno. Dopodichè il PD tarantino per evitare la guerra interna fra le sue “seconde file” cioè Piero Bitetti, Gianni Azzaro, e Lucio Lonoce, decise di proporre la candidatura all’amico e collega Walter Baldacconi, direttore dell’emittente televisiva Studio 100, il quale anch’egli usando la ragione e saggezza declinò la proposta ricevuta. A quel punto il coordinatore provinciale tarantino Costanzo Carrieri ed Ennio Pascarella (ex Presidente provinciale del Pd ) proveniendo dalla corrente degli amici di Donato Pentassuglia ed entrambi molto vicini all’on. Michele Pelillo, prima di saltare sul carrozzone dell’ Armata Brancaleone (pardon Fronte Democratico) di Michele Emiliano., arrivarono a mettere persino degli annunci sui socialnetwork invitando i cittadini ad avanzare la propria candidatura. Ma nessuno rispose.
La candidatura di Melucci fu l’ultima scelta, che come sempre si è rivelata la più sbagliata. Ma va ricordato sopratutto a lui, la sua candidatura a Sindaco fu sostenuta in campagna elettorale da tutto il PD con il gruppo dell’ Associazione Liberdem in testa guidato da Walter Musillo e di cui faceva parte anche Gianni Azzaro. Erano loro il suo comitato elettorale, che ha rinnegato e tradito, e non gli arrampicatori e gli “staffisti” e “staffiste” dell’ultima ora di cui attualmente si circonda.
Melucci si diletta a parlare di “rebranding” (sulle municipalizzate) di “closing” (sulle liste elettorali) . Ma si dimentica che quando ci sono le campagne elettorali solitamente è tutto il partito ed i suoi iscritti (qualsiasi esso sia) ad impegnarsi per conquistare la vittoria finale. Ma uno che è stato eletto e “nominato” grazie al lavoro ed impegno degli altri, purtroppo (per lui) questo non potrà mai capirlo. Per fortuna di Taranto il mandato di Sindaco dura 5 anni (ed a volte molto meno…) , i “miracoli” non si ripetono e quindi un bel giorno Rinaldo Melucci potrà tornarsene finalmente a Crispiano con la sua valigetta da mediatore portuale, insieme alla sua corte di aspiranti consultanti, consiglieri, portaborse e staffisti. In campagna c’è posto per tutti.
La città di Taranto quel giorno sarà finalmente salva e libera.