ROMA – Il magistrato Nicola Russo consigliere di Stato e giudice della Commissione Tributaria del Lazio e , già sospeso dal servizio, e l’imprenditore Stefano Ricucci, ex marito di Anna Falchi e noto per le tentate scale alla Banca Antonveneta ed al Corriere della Sera, sono stati arrestati oggi dalla Guardia di Finanza di Roma . L’accusa ipotizzata dalla Procura di Roma nei loro confronti è quella di corruzione in atti giudiziari. Arrestato anche un altro imprenditore, Liberato Lo Conte. Secondo inquirenti e investigatori l’accordo fra i tre prevedeva l’aggiustamento di una sentenza in cambio di denaro e altre utilità.
Il magistrato è stato posto ai domiciliari, mentre Ricucci e Lo Conte sono stati tradotti in carcere.L’ accordo corruttivo tra i tre indagati è emerso dagli accertamenti investigativi, in relazione all’emissione di una sentenza “pilotata” nell’ambito di un contenzioso tributario tra la Magiste Real Estate Property (società riconducibile al Ricucci) e l’Agenzia delle Entrate, che ruotava attorno al riconoscimento di un richiesto credito Iva di oltre 20 milioni di euro, vantato dalla stessa società nei confronti dell’Erario.
Gli approfondimenti eseguiti sulla documentazione e sui file che vennero sequestrati già nel 2016 nel corso dell’ ‘‘operazione Easy Judgement” conclusasi con gli arresti di Ricucci e dell’imprenditore Mirko Coppola hanno consentito di accertare le responsabilità dei protagonisti della vicenda. Per la parte riguardante le false fatturazioni, il “furbetto del quartierino” Ricucci era stato condannato con rito abbreviato a 3 anni e 4 mesi nel dicembre di due anni fa.
Un anno e mezzo fa gli investigatori erano convinti che la sentenza di secondo grado emessa da Russo, mostrava una serie di anomalie fra le quali la circostanza anomala che le motivazioni riporterebbero interi brani della memoria presentata dalla società di Ricucci , un vero e proprio “copia e incolla” che includeva anche i refusi. L’analisi dei documenti sequestrati all’epoca dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini ha permesso di accertare, quanto è stato condiviso dal gip nella misura cautelare, in cui scrive che il magistrato Nicola Russo era legato agli indagati Ricucci e Lo Conte “da vincoli di fiducia basati sull’amicizia, comune colleganza di interessi e frequentazione, alla base dell’accordo illecito corruttivo concretato anche in regalie e disposizioni economiche e di favore“, consistenti, fra l’altro, nel pagamento di cene e serate in hotel di prestigio, ristoranti e locali notturni romani. I
Il magistrato, anziché astenersi come avrebbe dovuto in quanto in conflitto di interessi, avrebbe favorito i suoi “amici” nella sua qualità di relatore ed estensore della sentenza di secondo grado, favorevole alla Magiste, che aveva riformato la precedente pronuncia della Commissione Tributaria Provinciale, di segno opposto.