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22 Novembre 2024 09:39

Calenda: tempi stretti su Ilva. Dal Tavolo importante decisione di avanzare con negoziato dal 4 aprile

L’intesa sindacale è necessaria per concludere il processo di cessione ad Arcelor Mittal e far partire investimenti produttivi e ambientali per 2,4 miliardi di euro. Attualmente l' ILVA perde attualmente oltre 300 milioni di euro l’anno

Roma, 29 marzo 2018 –  È ripreso ieri il confronto presso il Ministero dello Sviluppo Economico sulla vertenza ILVAArcelorMittal ha aggiornato le parti rispetto alla procedura antitrust e Dpcm sull’ambiente. Su quest’ultima ha confermato che sta continuando il lavoro insieme alla commissione per rispondere alle richieste fatte, su questo fronte il 23 maggio è la data ultima per arrivare a una
soluzione ed è fiduciosa di giungere ad una soluzione con maggiore celerità.

ArcelorMittal ha precisato che siamo in una situazione in cui ILVA perde attualmente oltre 300 mln di euro l’anno, per questo è necessario puntare ad un piano industriale che torni a rendere competitiva e redditizia l’ILVA nel più breve tempo possibile. Per farlo è necessario quindi  lavorare su un’intesa che metta insieme piano industriale e occupazionale, rendendosi per questo disponibili già dalla prossima settimana per lavorare su questi temi per provare ad arrivare ad un accordo.

Carlo Calenda

Il Governo ha chiesto la disponibilità delle parti ad incontri serrati per provare a vedere se ci sono le condizioni per un giungere accordo. “E’ importante la decisione delle parti di far avanzare il negoziato dal 4 aprile. Ricordo che l’intesa sindacale è necessaria per concludere il processo di cessione ad Arcelor Mittal e far partire investimenti produttivi e ambientali per 2,4 miliardi di euro – dichiara il Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda in riferimento al Tavolo Ilva –  Il ruolo delle parti, a cui il Governo non si può sostituire, è dunque decisivo, e il percorso fatto da sindacati e azienda ha già avvicinato le posizioni. L’obiettivo della tutela di tutti i lavoratori è a portata di mano. Dovere del Governo è ricordare che ILVA ha cassa fino a Giugno e che la normativa UE sugli aiuti di stato rende soluzioni alternative alquanto impervie. I tempi sono oggettivamente stretti“.

Marco Bentivogli – FIM CISL

Per il Segretario generale della FIM Cisl Marco Bentivogli : “siamo al punto in cui bisogna provare a fare una sintesi. Sono passati 6 mesi dall’inizio della trattativa e giunta l’ora di capire se ci sono le condizioni per provare ad entrare in una fase conclusiva e tentare un possibile accordo entro il mese di aprile. I nodi aperti: L’occupazione resta l’elemento dirimente per arrivare a un’intesa. Il confronto deve andare avanti ma salvaguardando tutti i lavoratori dell’ILVA e dell’indotto. L’intesa poi deve contenere un crono-programma degli investimenti sia sul piano industriale (con specifiche di investimenti e ripartenza area per area) che quello ambientale che devono essere parte integrale dell’accordo“.

“Bisogna poi avere nella sostanza continuità nel rapporto di lavoro– ha continuato Bentivogli –  preservando elementi normativi e contrattuali di ogni singolo lavoratore. Come in tutte le vertenze simili possono essere offerte opportunità, ad adesione esclusivamente volontaria, ma il piano deve bandire qualsiasi licenziamento. Questi sono nodi del negoziato e lasciarli “stagionare” non li risolve ma li aggrava. Il tempo in questa vertenza non è una componente secondaria serve serrare gli incontri per cercare possibili convergenze e chiudere. Nulla osta a fare l’intesa prima dell’Antitrust, anche a fronte dello scenario internazionale del mercato dell’acciaio nel mondo“.

Dopo l’esclusione dell’Europa ma la conferma dei produttori asiatici dai dazi verso gli Stati Uniti, l’Europa sarà ancora più terreno di caccia per i produttori asiatici. “Questo è un ulteriore elemento per fare bene ma fare anche presto”  ha ribadito Bentivogli aggiungendo ”Il dibattito sulla presenza della Cassa Depositi e Prestiti va fatto seriamente e secondo finalità chiare, evocare tale strumento, senza queste pre-condizioni non ha molto senso come ancor più grave pensare che l’acquedotto pugliese possa essere utile per una governance partecipata, anche per il pregresso di quell’acquedotto che come ricordava Salvemini, ha dato nella storia, più da mangiare che da bere”.

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