ROMA – Niente da fare per l’Italia che cede al Belgio nella sfida di Fed Cup, valida per i play-off promozione per il World Group 2019. A Genova Sara Errani cede a Elise Mertens che riesce ad avere la meglio con il punteggio di 6-3, 6-1, in un’ora e 18 minuti. I singolari di sabato avevano visto le affermazioni della stessa Mertens per 6-1, 7-5 su Jasmine Paolini e di Alison Van Uytvanck sulla Errani con il punteggio di 6-4, 6-7 (6-8) 6-2.
Aveva quindi ragione il nostro collega e collaboratore Antonello Valentini, quando scriveva lo scorso gennaio che in campo femminile, il dittatore triste Binaghi – in carica dal 2001- ha buttato al vento 15 anni di successi e di trionfi internazionali, ottenuti grazie a quattro giocatrici straordinarie, Errani, Pennetta, Schiavone e Vinci. Ma dietro di loro, come i risultati purtroppo confermano, non c’è più nessuno in quanto la Federtennis non ha saputo mettere a frutto il traino e l’entusiasmo degli anni d’oro.
Uno scenario seprimenti. se rapportato a quanto il tennis azzurro ha vissuto in poco più di dieci anni: dopo il trionfo di Francesca Schiavone al Roland Garros 2010, e sua la finale l’ anno dopo. La terra rossa di Parigi aveva sorriso anche a Sara Errani, finalista nel 2012. Per non dimenticarsi poi della esaltante e storica finale azzurra agli Us Open 2015 giocata dalle tennis pugliesi Flavia Pennetta e Roberta Vinci. Quattro ex top 10 con Francesca Schiavone capace di diventare la quarta giocatrice al mondo, Sara Errani la quinta, e i best ranking di 6 e 7 rispettivamente per Flavia Pennetta e Roberta Vinci. Aggiungiamo anche quattro Fed Cup vinte tra il 2006 e il 2013. Il fantastico quartetto rappresenta un ciclo quasi chiuso: Flavia Pennetta si è ritirata a fine stagione 2015.
Adesso che anche Roberta Vinci ha annunciato che chiuderà la sua carriera ai prossimi Internazionali d’Italia , Francesca Schiavone , alla soglia dei suoi 38 anni, giocherà come è normale senza fissarsi particolari obiettivi. Senza dimenticare che Sara Errani è precipitata sotto le prime 140 .
Le maggiori aspettative sono dunque legate ranking alla mano, a Camila Giorgi, giocatrice capace di battere una top 10 e perdere al turno successivo da una perfetta sconosciuta. La Giorgi “prigioniera” dei propri rigidi schemi di gioco ha finora smentito chi per lei aveva previsto grandi affermazioni e un rapido accesso tra le grandi del tennis. Se si scorre la classifica delle prime 10 italiane c’è veramente ben poco da sorridere : due top 100 (Giorgi numero 79 e Schiavone numero 92) seguite da Roberta Vinci (117), Sara Errani (143), Jasmine Paolini (172), Deborah Chiesa (191), Martina Trevisan (205), Georgia Brescia (206), Jessica Pieri (225), Giulia Gatto-Monticone (271).
Come giudicare una Federazione che nega l’accredito al nostro giornale, per gli Internazionali di Tennis 2018 di Roma, in conseguenza delle nostre legittime e giuste critiche, senza fornire a propria volta alcuna legittima giustificazione ? Binaghi ed i suoi porta-voce-borse dimenticano che la Federazione Italiana Tennis utilizza denari e strutture pubbliche ed una Federazione non è il salotto o lo scantinato di casa propria !
E’ più che normale chiedersi che cosa abbia fatto in questi anni la Fit di Binaghi per creare nuove giocatrici, e sopratutto come ha investito i tanti soldi incassati dagli Internazionali del Foro Italico ? Binaghi triste “dittatore” del tennis italiano governa la federazione da quasi 17 anni, e questi sono i risultati sportivi. Ed il campo parla molto meglio di tante parole…
Come non dimenticare l’iscrizione di Angelo Binaghi nel registro degli indagati dalla Procura di Cagliari alcuni anni fa a seguito delle accuse di maltrattamenti e violenza privata nei confronti di due giovani atleti, che sarebbero stati esclusi, senza motivazioni valide, da tutte le principali manifestazioni tennistiche regionali e nazionali, anche se il procedimento venne poi inspiegabilmente archiviato da chi l’aveva indagato ?
Come non dimenticare la lunga diatriba fra la tennista Camilla Giorgi e la FIT ribaltata da discutibile una decisione del Collegio di Garanzia del Coni che lascia parecchie perplessità, aprendo a considerazioni che vanno oltre l’aspetto sportivo della questione ? Considerando il tempo che il Collegio si è preso per scrivere le due pagine di motivazione, che tolte le premesse di pagina 3 si riducono a 55 righe, questo il miglior indice della difficoltà che hanno avuto nel trovare una motivazione alla decisione assunta. Se un Giudice impiega 105 giorni per scrivere 55 righe di motivazione (che fanno circa 24 ore ogni mezza riga), il livello tecnico e di attenzione che è lecito attendersi dovrebbe essere elevatissimo, in quanto frutto di uno stringente percorso logico nell’applicazione della regola generale al caso concreto.
Il Collegio di garanzia del CONI si dice convinto che per giocare a tennis serva essere in rapporto giuridico sportivo (tesseramento) con la Fit, e si richiama – a sproposito – al regolamento organico federale: ma evidentemente non è così. Basta chiedere a un qualsiasi ufficiale di gara internazionale, sia un referee dell’ITF o un supervisor ATP o WTA, per sentirsi rispondere che per ammettere un professionista alla gara nessuno di loro è tenuto a richiedere l’esibizione di una tessera federale. Mai. evidentemente il Collegio ignorava l’esistenza di un regolamento WTA…
Purtroppo il tennis italiano si fa notare più per le vicende extra-campo che per quelle prettamente sportive. Così le vittorie di Francesca Schiavone al Roland Garros (2010) e di Flavia Pennetta all’US Open (2015) sembrano ormai lontane da secoli. Durante questi anni, dal pasticcio-Giorgi per le convocazioni in Fed Cup al questione Bracciali-Starace in tema di scommesse, sono successe molte cose ma troppo poche significative sul campo. In Italia manca una programmazione seria, che metta il tennista al centro del progetto.
MARCIONNI: “HO LA TESSERA FIT E ME NE VERGOGNO” (leggi QUI )
UNA PASSIVITÀ SPORTIVA, ECONOMICA ED EMOTIVA” (leggi QUI) – Amanda Gesualdi, DS del Tennis Rozzano, spiega la decisione del club di non affiliarsi più alla Federazione Italiana Tennis, fra costi eccessivi, disinteresse nei confronti dei circoli e priorità federali non più condivise. “Basta lamentarsi: è tempo di agire”.
Se i migliori giocatori emergono quando va bene a 26-27 anni e devono emigrare all’estero per poter fare il salto di qualità, allora nella Federazione Italiana Tennis, che si professa unico ente in grado di insegnare questo sport, c’è qualcosa che non va. Binaghi dovrebbe capire che non si è eterni , ripensare ai suoi errori di valutazione sia sportiva che federale, e magari inglobare chi di tennis ci capisce, anziché escludere. O ancora meglio farsi da parte. Altrimenti il futuro del tennis italiano rischia di essere tutt’altro che promettente. Chissà cosa ne pensa il presidente del CONI Giovanni Malagò…..