ROMA – Questa mattina dopo la due giorni del 23 e 24 aprile è ripresa la trattativa ILVA, presso il Ministero dello Sviluppo Economico alla presenza del vice-ministro Teresa Bellanova, AmInvestCo e le organizzazioni sindacali. Durante l’incontro odierno i sindacati hanno nuovamente ribadito ai vertici del gruppo Arcelor Mittal per il proseguito della trattativa è indispensabile la cancellazione di qualsiasi forma di licenziamento ed esuberi dal tavolo negoziale.
Il Segretario generale Fim Cisl Marco Bentivogli con una nota ha chiarito che l’ azienda “deve garantire sia l’occupazione a tutti quanti i 13.802 lavoratori in forza attualmente sia condizioni non restrittive per tutti i lavoratori dell’ indotto“. Per il sindacato, ha aggiunto Bentivogli “le garanzie possono passare anche dagli incentivi alle uscite, ma solo se esclusivamente su base volontaria. Abbiamo chiesto la garanzia che a fine piano, qualora ci fosse anche un solo lavoratore ancora in amministrazione straordinaria, AM Investco debba farsene carico“.
“Alle nostre proposte abbiamo registrato una forte rigidità da parte aziendale – continua la nota della FIM CISL – che ribadisce che il numero di dipendenti alla fine del piano debba essere di 8500 dipendenti. Riteniamo, a fronte di tali rigide posizioni, che non ci siano le condizioni per poter andare avanti nella trattativa fin quando non saranno seriamente prese in considerazione le osservazioni dei lavoratori”
La segretaria generale della Fiom Cgil, Francesca Re David uscendo dall’incontro ministeriale ha dichiarato che : “Dobbiamo decidere se attuare delle ore di sciopero nazionale o se lo vorranno effettuare stabilimento per stabilimento. Vedremo qual’è la cosa più utile da fare” . Alla domanda su quando si riapriranno i negoziati sindacali, la rappresentante della Fiom ha spiegato che “Non lo sappiamo, non ci siamo dati una data per le assemblee. Abbiamo chiarito che se Arcelor Mittal non cambia posizione, se chi è qui a trattare non si interfaccia una volta per tutte con i proprietari del gruppo per capire se c’è la volontà del gruppo a raggiungere un accordo. Non è il Governo, ma Mittal che deve cambiare posizione, lo abbiamo detto chiaramente. In questo caso io mi concentrerei sull’ azienda, perchè è l’azienda, il grupo franco-indiano che deve cambiare posizione” aggiungendo “Se pensano di portare a casa, un inizio di 10mila per poi scendere a 8.500 unità lavorative, e con un taglio dei salari e dei diritti dei lavoratori, quelle tonnellate di produzione di acciaio previste dal piano che hanno ipotizzato, allora vuol dire che non hanno le idee molto chiare”
“Prendiamo atto che non ci sono le condizioni per andare avanti con la trattativa”, sono le parole di Rocco Palombella segretario generale della UILM a margine dell’incontro di oggi presso il MISE con Arcelor Mittal. La discussione è stata concentrata sul tema occupazionale. “L’azienda continua a sostenere che a fine piano i lavoratori assunti saranno 8.500 – dice Palombella – per questo abbiamo detto chiaramente che la trattativa è sospesa e siamo disposti a risederci al tavolo esclusivamente a patto che cambino le condizioni“.
“Adesso avviamo una fase di assemblee in tutti gli stabilimenti, al termine della quale ci aspettiamo che ci sia una riconsiderazione da parte di Mittal sia sul salario che sui livelli occupazionali“, e conclude. “Emerge con chiarezza la grande responsabilità di AM InvestCo che dava l’impressione di accogliere le nostre richieste, mentre i tempi si allungavano inesorabilmente“.
“Mittal ha sottoscritto un contratto con il Governo – ha spiegato il viceministro Bellanova – che prevede la riassunzione di almeno 10.000 addetti. E il Governo garantisce la sicurezza per gli altri lavoratori che non dovessero rientrare in ILVA la sicurezza dell’ assunzione nell’ Amministrazione straordinaria“. Per queste ragioni la Bellanova ha ritenuto “poco opportuno il passo indietro di Arcelor Mittal di riprendere la trattativa parlando di 8.500 assunti” ed ha concluso “il confronto non si porta avanti con le provocazioni“.