ROMA. Nelle prime ore della mattinata all’indomani della diffusione della notizia dell’aggressione nel bar Roxy di via Salvatore Barzilai è arrivata la risposta delle istituzioni con un blitz della Squadra Mobile di Roma, dello S.C.O. il Servizio Centrale Operativo e del Commissariato P.S. Romanina, coadiuvati dal Reparto Mobile e dalle Volanti, che hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma, su richiesta della D.D.A. della Procura di Roma, nei confronti di 4 appartenenti al “Clan CASAMONICA/DI SILVIO”, ritenuti responsabile di violenza privata e lesioni personali pluriaggravate dall’aver agito in concorso, dai futili motivi, dall’aver ostacolato la privata difesa, e dall’utilizzo di un’arma impropria, con l’aggravante dell’utilizzo del metodo mafioso, nei confronti del gestore del “Roxy Bar” e di una donna disabile, cliente del locale.
Al momento della cattura da parte degli investigatori della squadra mobile i familiari di uno dei giovani arrestati sono scesi in strada a protestare. Il giornalista Nello Trocchia e il filmaker Giacomo del Buono della troupe del programma “Nemo” (RAI2), sul posto al momento dell’arresto, sono stati insultati e aggrediti da Cristian Casamonica ed una delle sue sorelle , esponenti delle famiglie Casamonica-Di Silvi, alla presenza dei poliziotti, immediatamente intervenuti per evitare il peggio. Una di loro, una donna ha colpito con un possente schiaffo la telecamera di Del Buono, rompendogli la lampada della telecamera, oltre ai numerosi insulti dei familiari che hanno lanciato anche degli oggetti impedendo alla telecamera di avvicinarsi alla casa di Antonio Casamonica.
Gli arrestati dalla Polizia sono Alfredo Di Silvio classe 1996, nato a Roma, con precedenti di polizia per spaccio e detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, sottoposto a misura di prevenzione patrimoniale con relativo sequestro di beni; Vincenzo Di Silvio classe 1990, nato a Frascati (RM), con precedenti di polizia per spaccio di sostanze stupefacenti, sottoposto a misura di prevenzione patrimoniale con relativo sequestro di beni, sottoposto ad avviso orale; Antonio Casamonica, classe 1992, nato a Roma, con precedenti di polizia per estorsione, spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti, rifiuto di indicazioni sulla propria identità personale, falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identità personale, sottoposto ad avviso orale; Enrico Di Silvio classe 1947, nato a Grottaferrata (RM), con precedenti di polizia per rissa, danneggiamento, oltraggio, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, lesioni personali, spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti, sottoposto a misura di prevenzione patrimoniale con relativo sequestro di beni.
I fatti risalgono a quanto accaduto nel pomeriggio dell’1 aprile scorso, allorquando all’interno del Roxy Bar, sito in via Barzilai, nel quartiere Romanina , Antonio Casamonica, e Alfredo Di Silvio , erano infastiditi con il barista poiché in quel momento non li stava servendo, e si erano rivolti ad una cliente che era in fila alla cassa per pagare un caffè, dicendole “questi rumeni di merda non li sopporto proprio”.
“Ho 42 anni e una violenza simile non l’avevo mai vista – racconta la ragazza disabile aggredita – I proprietari del bar, una giovane coppia di rumeni, sono delle brave persone, gran lavoratori, infatti avevano aperto anche la domenica di Pasqua. Volevo solo un caffè, ero in fila alla cassa e sono entrati due ragazzi. Erano agitati. Il barista stava servendo un cliente e subito uno ha detto all’altro: “Questi rumeni di merda non li sopporto proprio”. Io ho sentito quella frase e gentilmente, per di più con un tono ironico, mi sono rivolta a loro con queste parole: se il bar non vi piace andate altrove“.
Uno dei due delinquenti (Antonio Casamonica) irritati dal fatto che la donna avesse preso le difese del titolare del Bar, le ha sfilato gli occhiali mentre Alfredo Di Silvio l’ha picchiata con la cinta, nonostante la vittima avesse supplicato i due di cessare la loro violenta condotta, informandoli anche del fatto di essere portatrice di handicap e invalida civile, i due continuavano, imperterriti, con la loro azione violenta. Al pronto soccorso hanno riferito che de i due delinquenti le avessero dato un calcio anche al fegato la ragazza aggredita sarebbe morta, ed a causa di un versamento pleurico al polmone sinistro è dovuta restare quattro settimane immobile a letto
Alfredo Di Silvio in particolare ha continuato ad aggredire la ragazza disabile prendendola per il collo e dandole dei violenti calci sul ventre, facendola rovinare più volte in terra, quindi l’ha schiaffeggiata, costringendola in un angolo del bar, stringendole energicamente il collo e la gola con entrambe le mani fino a farle mancare il respiro con una tale forza e violenza che le ha procurato vistose ecchimosi ed ematomi sul collo. A tutti quelli che non mi hanno aiutata, ho gridato: “ribellatevi” racconta la giovane disabile presa a frustate, calci e pugni che dopo essersi divincolata, è riuscita a prendere il proprio telefono cellulare per chiamare i soccorsi ma l’apparecchio le è stato strappato dalle mani e portato via da Alfredo Di Silvio, che la minacciava pesantemente dicendo: “io ti ammazzo…ti ammazzo se chiami la polizia…”. Solo dopo aver supplicato il Di Silvio , rassicurandolo che non avrebbe chiamato la Polizia, questi le ha restituito il telefono. I due delinquenti poi si allontanavano dal bar a bordo di una Ferrari di colore nero.
Trascorsi pochi minuti Alfredo Di Silvio è tornato nel bar in compagnia del fratello Vincenzo, con il chiaro e premeditato scopo di aggredire e malmenare, il proprietario, proferendo la frase: “Qua comandiamo noi”. Subito dopo si avvicinavano al bancone, inveendo contro il gestore, per poi passare alle mani, schiaffeggiandolo più volte fino a raggiungere il bancone, dove poi hanno continuato a percuoterlo con maggior violenza, sferrandogli diversi pugni al volto ed colpendolo in testa con delle bottiglie di vetro.
Subito dopo non contenti i due mettevano a soqquadro il locale, sfasciando diversi suppellettili, ma anche alimenti e bevande e proferendo testualmente le seguenti frasi: …“non ti scordare che questa è zona nostra”………”ti ammazzo…ti sistemo io…ti ammazzo”…….”ti faccio chiudere questo bar…devi chiudere questo bar altrimenti ti ammazzo”……”qui comandiamo noi e devi fare quello che ti diciamo”. A seguito delle violenze fisiche subite, la ragazza disabile è stata costretta a recarsi presso l’Ospedale dove è stata refertata con la diagnosi di ”trauma torace/addominale” con prognosi iniziale di giorni 20; anche il proprietario del bar è stato costretto a ricorrere alle cure mediche ospedaliere per trauma cranico con ferita lacero contusa al cuoio capelluto che necessitava di diversi punti di sutura, un trauma contusivo all’avambraccio sinistro ed un’escoriazione fianco sinistro, con prognosi iniziale di 8 giorni .
Le indagini effettuate grazie alle ricostruzioni testimoniali e dalle immagini registrate nel sistema di videosorveglianza dell’esercizio commerciale, hanno consentito di individuare sin da subito i responsabili della violenta aggressione, ben conosciuti dagli investigatori. Sono state ricostruite minuziosamente tutte le fasi dell’aggressione ed i rispettivi ruoli dei partecipanti all’aggressione e minacce, che hanno poi determinato le singole responsabilità penali nei confronti di Antonio Casamonica, e Alfredo Di Silvio i quali hanno specifiche imputazioni in concorso per lesioni personali pluriaggravate dai futili motivi, consistite nell’aver percosso la donna, parzialmente disabile ed invalida civile, e con l’utilizzo di una cintura e per aver costretto la medesima con violenza e minacce reiterate a non contattare le forze dell’ordine, sottraendole il cellulare.
Alfredo e Vincenzo Di Silvio dovranno rispondere in concorso per lesioni personali aggravate dai futili motivi, consistite nell’aver colpito violentemente il gestore del bar con un’arma impropria, per aver costretto i coniugi romeni con violenza e minacce reiterate a tenere il bar chiuso per 2 giorni e per aver distrutto molti arredi e suppellettili o comunque averli resi in tutto o in parte inservibili; mentre Vincenzo Di Silvio dovrà rispondere di aver tentato con violenza e minacce reiterate di costringere i gestori del locale a ritirare la denuncia presentata nei confronti dei suoi nipoti, offrendo anche soldi, e pronunciando la frase fortemente intimidatoria “allora volete la guerra”. Nei confronti dei Casamonica e Di Silvio è stata applicata l’aggravante per tutti dell’utilizzo del “metodo mafioso“.
La prepotente rivendicazione dell’egemonia dei Casamonica, finalizzata a garantirsi il silenzio omertoso delle vittime e, conseguentemente, l’impunità delle condotte delinquenziali, è proseguita anche nei giorni successivi ai fatti accaduti in precedenza. Infatti, i coniugi romeni, dopo l’aggressione e la devastazione del bar, hanno subito una pressante, reiterata e pressante attività intimidatoria da parte del nucleo familiare Di Silvio al fine di convincerli a non presentare o ritirare la denuncia nei loro confronti.
Lo stesso giorno delle aggressioni Cristian Casamonica insieme ad Alfredo Di Silvio, hanno tentato un avvicinamento inizialmente cauto e non aggressivo nei confronti dei coniugi Roman mentre si trovavano in ospedale. Successivamente, due giorni dopo Enrico Di Silvio si è presentato presso il Bar Roxy di proprietà delle vittime offrendo loro una somma di denaro per ripagare i danni fatti dai propri nipoti ma al rifiuto ricevuto, sono passati immediatamente alle minacce in maniera quasi metodica, venendo supportato da Vincenzo Di Silvio che l’indomani si è presentato anche lui davanti al bar dei rumeni a bordo di un’autovettura, sgommando coi pneumatici al fine di attirare la loro attenzione ed una volta ottenuta, li iniziava a fissare in modo intimidatorio ed in senso di sfida.
Mentre la co-titolare Roxana Roman si trovata fuori dal proprio bar, è sopraggiunto davanti al locale Alfredo Di Silvio a bordo di un’autovettura, indirizzando lo sguardo verso la donna scrutandola con aria di sfida e facendo inequivocabili movimenti con la testa come a voler far intendere che avrebbe sistemato lui le cose.
Fondamentale è stato il riconoscimento dell’aggravante del “metodo mafioso” da parte del G.I.P. dr.ssa Clementina Forleo prevista dal nuovo art. 416 bis.1 del c.p. , che è stata applicata nei confronti dei CASAMONICA/DI SILVIO , accusati di aver ostentato in maniera evidente e provocatoria una condotta idonea ad esercitare sui soggetti passivi quella particolare coartazione e conseguente intimidazione proprie delle organizzazioni di stampo “mafioso” individuata finalmente per la prima volta nei confronti di questo numeroso e noto gruppo familiare composto da spregiudicati delinquenti incalliti.
“Nessuna minimizzazione, nessuna sottovalutazione del caso“ – è stato precisato dai magistrati della Procura di Roma ai cronisti in merito agli arresti effettuati – L’ordinanza cautelare, con la contestazione dell’aggravante del metodo mafioso a ben quattro indagati, per la prima volta a Roma, è stata eseguita in tempi non veloci ma fulminei“. Il gip Clementina Forleo nella sua ordinanza di custodia cautelare così scrive: “La complessiva condotta tenuta in tale circostanza – costituisce una ostentazione del potere su un territorio che gli indagati considerano sottoposto al loro dominio: in altri termini, si é trattato di un modo per riaffermare il proprio potere anche per disincentivare eventuali future reazioni rendendo evidente a tutti quale trattamento sarebbe stato riservato ai soggetti che non assecondavano i loro voleri”.
La presidente Rai Monica Maggioni e il direttore generale Mario Orfeo commentando l’aggressione avvenuta ai danni di una troupe della trasmissione “Nemo”di Rai2 hanno dichiarato : “Ancora un’aggressione nei confronti di una trasmissione RAI impegnata a raccontare gli sviluppi giudiziari di un grave fatto di cronaca consumato a Roma. L’azienda esprime la piena solidarietà ai colleghi aggrediti questa mattina davanti alla casa di un esponente della famiglia Casamonica e conferma il suo totale impegno a tutela di tutti coloro che lavorano per garantire al Servizio Pubblico la possibilità di essere nei luoghi dove avvengono i fatti”. Ed aggiungono che “nessuna intimidazione potrà mai fermare il racconto della realtà che la RAI quotidianamente offre agli italiani”.
Peccato però che i vertici della RAI dimentichino di ricordare che i colleghi aggrediti dai Casamonica, in realtà non sono dipendenti delle testate RAI che prestano “servizio pubblico”, e quindi tutelati legalmente ed assicurativamente, ma bensì da giornalisti “free lance” ingaggiati da una società di produzione esterna che realizza e produce il programma “Nemo” per conto di RAI2.
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