ROMA – Carlo Cottarelli resta “incaricato con riserva” ancora per qualche ora o qualche giorno, perché non vuole “forzare sui tempi per eventuale governo politico“. Nell’ennesima giornata di delirio, Cottarelli ieri è salito due volte al Colle, sempre per un colloquio informale con Sergio Mattarella, dando il cambio a Luigi Di Maio. Mister forbice resta quindi in “stand by” perché in questa assurda crisi politica qualcosa sembra si sta muovendo nelle ultime ore.
La lista dei ministri del Governo tecnico guidato da Cottarelli è pronta, come fanno sapere, ma essendo tramontata l’ipotesi di una astensione tecnica, l’esecutivo di garanzia di fatto andrebbe sicuramente ad un naufragio dinnanzi al voto parlamentare . Infatti non ci sono i numeri per ottenere la fiducia alle Camere, e quindi l’unica via d’uscita poteva essere l’accordo politico di maggioranza a non esprimersi, con la disponibilità di volontari a votare a favore come il Partito Democratico e perché no forse anche il M5S. Un’ ipotesi che dira poco e si infrange contro la realtà, i pentastellati infatti hanno confermato il proprio “no” alla fiducia al Governo tecnico, portandosi dietro anche Lega e Fratelli d’Italia. Una strada difficile ed impervia, ma nella sala dei Busti di Montecitorio, come del resto al Quirinale, Cottarelli continua a lavorare ad una alternativa.
Le diplomazie politiche hanno lavorato molto ieri, sopratutto “dietro le quinte” e lontano dalle telecamere e taccuini dei cronisti sparpagliati pressochè ovunque nel centro di Roma. Cottarelli ha incontrato diversi esponenti politici, tra i quali anche uomini di stretta fiducia del leader del Carroccio (fra i quali Giorgetti rimasto alla Camera ) che è stato impegnato nella campagna elettorale, prima in Toscana, poi in Liguria. Nel pomeriggio si era diffusa la notizia, immediatamente smentita, che il capogruppo leghista stesse recandosi al Quirinale.
Fonti parlamentari però raccontano che Giorgetti si sia già incontrato con Cottarelli. Adesso gli occhi sono tutti puntati su Salvini. Infatti la prima scelta di Mattarella è sicuramente la formazione di un governo “politico” ed il Capo dello Stato auspica che anche questa ulteriore apertura sia accolta in modo positivo. Luigi Di Maio intende offrire l’ultima chance a Matteo Salvini per far partire il governo del cambiamento. Il cerino adesso è nelle mani del leader della Lega, mentre il Quirinale fa sapere che questa ipotesi viene valutata “con grande attenzione“.
Qualora non cambiassero le posizioni di Lega e M5S , sono sostanzialmente due gli scenari che potrebbero aprirsi : la rinuncia di Cottarelli, con l’immediato scioglimento delle Camera e il conseguente voto balneare a fine luglio, oppure lo scioglimento della riserva con presentazione della lista dei ministri. L’economista di fama internazionale chiamato a fare con il suo prestigio e competenza da spauracchio alla politica affronterebbe così la prova del Parlamento con un destino già segnato ed il ritorno alle urne rinviato solo di qualche settimana.
Anche una consistente “ala” della Lega sta attuando un forte pressing su Salvini , non del tutto sicura sull’idea di far saltare tutto. Quindi non è solo questione di nomenklatura partitica, in quanto c’è una larga parte del mondo produttivo del Nord composta da artigiani, imprenditori, categorie che in queste ore ha espresso più di un semplice timore del ritorno al voto in un clima da default annunciato del Paese, con lo spread che vola, gli investitori che fuggono e i mercati che prezzano alto il rischio Italia.
Ventiquattr’ore per decidere. Questo il tempo ancora concesso dal Colle per consentire l’ultimo (così pare) tentativo di “negoziato politico” fra Di Maio e Salvini. La proposta-idea lanciata dai Cinque Stelle è di comporre un governo con la partecipazione di Paolo Savona ma non all’Economia, ministero cruciale nei rapporti con l’Europa, in maniera che in ogni caso il leader della Lega possa salvare la faccia . Un’ipotesi questa , molto accreditata in tarda serata , è il cosiddetto “spacchettamento” del Ministero dell’ Economia, col dirottamento del professore euroscettico alle Finanze, mentre le competenze sul Bilancio verrebbero affidate da qualcuno dal profilo più rassicurante sul tema dell’Europa e del rispetto dei trattati internazionali, e quindi non fautore di un “piano B” di uscita dall’Euro.
Se la Lega non dovesse accettare l’offerta “politica” del M5S significherebbe che si torna al voto il prossimo 29 luglio. Il Ministero dell’ Interno ha fatto i conti. Ipotesi che sarebbe possibile, a condizione che lo scioglimento delle Camere avvenga entro il prossimo 14 giugno. Se invece Salvini dovesse cedere alla proposta di Di Maio, allora il nuovo governo “politico” potrebbe giurare il 2 giugno, cioè giorno della Festa della Repubblica, che qualche giorno fa ero strumentalizzato per una convocata dei grillini in piazza contro il Quirinale. L’ennesimo paradosso, il più irrituale del mondo, in una politica ormai allo sbando.