ROMA – Evasione ed elusione fiscale dell’ economia digitale sono fenomeni che sfuggono ai consueti sistemi di misurazione e di controllo e che per questo richiedono l’ adozione di strumenti ad hoc e lo sviluppo della cosiddetta “computer forensics“, un procedimento diretto al trattamento di dati, informazioni digitali e sistemi informativi digitali “per finalità investigative e di giustizia, tipico dell’ambito delle investigazioni criminali“. Lo dice la Corte dei Conti rilevando, nella relazione su “E-commerce e sistema fiscale“, la necessità di “un’ampia rimodulazione della normativa“.
L’economia digitale, non può essere ridotta all’ e-commmerce , affermano i magistrati contabili ha caratteristiche tanto specifiche e nuove da rendere difficile collegare le attività che producono valore al mercato di consumo e altrettanto complicata l’individuazione del luogo in cui i redditi vengono prodotti. “È perciò posta in crisi l’applicabilità dei principi adottati dalla maggior parte degli Stati per la tassazione dei redditi transnazionali, ossia il world-wide taxation principle (per cui il contribuente è assoggettato a imposizione per tutti i suoi redditi, ovunque prodotti, nello Stato di residenza) e il principle of source (in virtù del quale il soggetto non residente è assoggettato a imposizione in relazione al luogo in cui i redditi sono prodotti)”, afferma la Corte.
Le imprese digitali riescono infatti a portare avanti la loro attività “a prescindere dalla presenza di una stabile organizzazione in un Paese, intrattenendo relazioni con i consumatori e gli utenti attraverso siti web o altri strumenti digitali”. Per di più, “anche quando tali imprese stabiliscono una stabile organizzazione in una giurisdizione, le opportunità offerte dalla tecnologia facilitano l’adozione di strutture idonee a minimizzarne la presenza tassabile in un Paese, attraverso una allocazione delle funzioni, dei rischi e delle attività che non riflette la sostanza economica delle operazioni svolte“.
Da qui la necessità di un’offensiva più specifica che deve partire dalla mappatura del fenomeno, fino ad arrivare all’adozione di strumenti più efficaci di penetrazione di gestione dei dati, con una stretta collaborazione tra Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza in Italia e tra enti sovranazionali a livello globale. Proprio guardando al lavoro della Gdf, la Corte dei Conti sintetizza quindi i risultati ottenuti nel triennio 2015-2017 nel più ampio settore del contrasto all’evasione e alle frodi fiscali di rilievo internazionale.
La Guardia di Finanza ha comunicato di aver effettuato 4.197 interventi ispettivi, fra verifiche e controlli fiscali e 1.596 indagini di polizia giudiziaria, su delega delle competenti procure della Repubblica, rilevando che l’incidenza dei fenomeni illeciti di ambito ultranazionale rispetto all’evasione complessiva ai fini delle imposte sui redditi scoperta dai reparti del Corpo è pari ad oltre il 54 per cento.