ROMA – L ‘affluenza rilevata alle 23, ora della chiusura dei seggi, in 623 comuni dei 760 chiamati alle urne per le elezioni comunali sulla base dei dati raccolti dal Viminale è stata del 61,19% . Alle precedenti elezioni omologhe la percentuale era stata del 67,24% . Il dato non tiene conto del risultato della Sicilia, gestito direttamente dalla Regione e non dal Viminale. In Sicilia hanno votato per il rinnovo di 138 Consigli Comunali 927.538 persone pari al 56,44% degli aventi diritto che sono 1.643.135. I dati sono forniti dall’ufficio elettorale della Regione Siciliana. Alle comunali di cinque anni fa aveva votato il 47,64%.
IL PUNTO – Con il silenzio elettorale mai così rumoroso, l’affluenza alle comunali cala in generale di 6 punti – ma cresce del 9% in Sicilia – e sembra confermarsi almeno in parte la tendenza delle politiche del 4 marzo: Lega in grande spolvero che trascina il centrodestra, M5S tiene, Pd in crisi anche nelle sue residue roccaforti. Il primo test delle urne dopo la nascita della maggioranza di governo gialloverde potrà essere letto tra l’altro come un termometro dei rapporti di forza tra cinquestelle e Carroccio e tra i loro leader, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Il secondo pare destinato a cantare vittoria. “Non ci aspettiamo grandi cose”, ammette una fonte M5S, rimarcando le tradizionali difficoltà nel voto locale.
Con quasi sette milioni di italiani alle urne, un sesto del totale, 761 Comuni interessati – 20 capoluoghi -, alle 23 alla chiusura dei seggi l’affluenza è stata del 61,19%, contro il 67,24% di 5 anni fa, quando si votava in due giorni. Oltre 6 punti in meno. In controtendenza la Sicilia, dove nei 138 Comuni interessati ha votato il 56,44% degli aventi diritto, secondo la Regione. Erano stati il 47,64% nel 2013. In attesa dello spoglio iniziato subito, in base a dati ufficiosi dai territori la Lega farebbe il pieno nel Nordest, dove si profila un exploit a Treviso. A Vicenza, dove M5S non corre, gli elettori pentastellati potrebbero convergere sul rappresentante del Carroccio.
Nel centro Italia, trincea ormai traballante della sinistra, a Pisa – unico capoluogo con affluenza in aumento – si registra una forte crescita della Lega, mentre a Massa (Carrara) possibile un ballottaggio centrodestra-centrosinistra. A Siena, ex feudo dem, le liste civiche rischiano di non far vincere il candidato democratico. A Imola, provincia di Bologna, ci sarebbe la prospettiva di un inedito ballottaggio Pd-M5S, sempre in base a quanto trapela. Ad Ancona, unico capoluogo di regione, crollo dell’affluenza rispetto alle politiche: 54,6% contro il 75,3% del 4 marzo. Si profila un ballottaggio Pd-centrodestra, che sostiene un civico.
Nel Lazio si è votato in 47 Comuni e in due Municipi di Roma che hanno popolazione da città media. Da verificare il quadro dopo il varo della maggioranza gialloverde al governo e le nuove alleanze di centrosinistra locali promosse dal governatore Pd della Regione Nicola Zingaretti. Nella capitale al vaglio due anni di giunta Raggi: affluenza molto bassa, sotto il 30%, e M5S in arretramento secondo i primissimi dati. In Campania, ad Avellino, il centrosinistra sarebbe in vantaggio e M5S anche qui in calo, ma rispetto alle politiche.
In Puglia a Brindisi potrebbero andare al ballottaggio Forza Italia e Pd, a Barletta il candidato di liste civiche trasversali e quello del M5S. In Sicilia, altra regione dove il MoVimento ha fatto cappotto nell’uninominale il 4 marzo, molto dipende dall’appeal dei candidati sindaco e da fattori tutti locali. A Catania si potrebbe verificare un ballottaggio tra il candidato Pd e quello del centrodestra. A Ragusa, retta dal M5S, i dem sono invece dati in forte crescita e i pentastellati rischiano. Fortissimo sarebbe il centrodestra a Messina, dove il MoVimento 5 Stelle non ha presentato alcun candidato. In generale nell’isola, però, nei voti alle liste il M5S potrebbe recuperare numerosi consensi. Nei Comuni oltre i 15 mila abitanti se un candidato non supera il 50% (il 40% in Sicilia) si va al ballottaggio il 24 giugno; sotto i 15 mila abitanti basta la maggioranza dei voti
In municipi Roma vince non voto, alle urne 27% – Si attesta sotto al 30% la percentuale di votanti nei due municipi romani che oggi sono tornati al voto insieme alle altre amministrative per rinnovare i rispettivi consigli, dopo la caduta delle orma ex amministrazioni a 5 Stelle. A dominare, dunque, è stato il non voto. Secondo i dati riportati dal comune di Roma oggi si sono recati alle urne il 27,08% degli aventi diritto pari a 78.511 persone su 289.912. Più bassa la partecipazione nel municipio III del Nomentano, dove ha votato il 26,49% dei cittadini; un po’ più alta nell’VIII della Garbatella. dove la percentuale è stata del 27,94%. Al primo turno delle ultime elezioni amministrative, quelle che hanno eletto Virginia Raggi a sindaca di Roma, il 5 giugno del 2016, nel municipio ottavo aveva votato il 57,46% degli aventi diritto, mentre al terzo il 59,76%. In quella circostanza si era andati al voto sia per il consiglio comunale, sia per i consigli municipali.
Questa l’affluenza registrata alle 23, ora di chiusura dei seggi, nei 15 capoluoghi raffrontata con il dato delle precedenti elezioni omologhe. Il dato non tiene conto del risultato della Sicilia, gestito direttamente dalla Regione e non dal Viminale.
Brescia: 57,44 ( 65,55)
Sondrio: 58,03 (59,57)
Treviso: 59,15 (63,25)
Vicenza: 55,79 (62,63)
Imperia: 62,78 (66,41)
Massa: 62,22 (66,75)
Pisa: 58,57 (55,77)
Siena: 63,08 (68,39)
Ancona: 54,59 (58,19)
Teramo: 67,18 (74,24)
Terni: 59,47 (67,52)
Viterbo: 62,97 (67,37)
Avellino: 71,19 (76,96)
Barletta: 66,05 (74,87)
Brindisi: 60,73 ( 67,89)
A movimentare la giornata, anche la polemica per un tweet di Salvini, a urne aperte, nel quale si augurava “buon voto” agli elettori con attacco ai “rosiconi della sinistra”. Già ieri erano state un caso le parole di Luigi Di Maio che aveva dichiarato: “I sindaci M5S avranno dalla loro parte il governo nazionale“. Ma ad alcuni è sembrata un’uscita elettorale anche la scelta di non far approdare in Italia la nave Aquarius.
Il Pd, intanto, spera di invertire la rotta rispetto alle politiche. Si è votato infatti in comuni come Pisa e Siena, diventata il simbolo della “questione bancaria“. A Pisa lo scontro è tripolare e la poltrona di sindaco se la giocano Pd, centrodestra e M5S. A Siena e Vicenza i grillini non hanno presentato un candidato. In alcuni comuni, come Pomezia, i grillini dovranno invece fare i conti con “l’effetto Pizzarotti”: hanno cacciato il sindaco che avevano eletto e adesso se lo ritrovano contro alla testa di una lista civica. Non così a Ragusa, dove invece il sindaco uscente Federico Piccitto non si è ricandidato.
Questi tutti i dati in Puglia (vedi QUI) ed in Basilicata ( vediQUI) (fonte: Ministero dell’ Interno)
(notizia in aggiornamento)