ROMA– Fra le tante criticità del sistema giudiziario italiano, l’unica alla quale il Ministro della Giustizia Bonafede non abbia sinora fatto neppure cenno è la gravissima questione delle condizioni di lavoro dei giudici di pace e dei magistrati onorari, malgrado sia elencata fra i punti essenziali dell’accordo di Governo. La Giustizia in Italia si fermerebbe senza i giudici di pace ed i magistrati onorari di Tribunale e Procure, magistrati precari che trattano circa il 60% del contenzioso civile e penale di primo grado senza diritti e tutele, con un trattamento giuridico indegno di un Paese civile e democratico.
Tutte le organizzazioni rappresentative di categoria si sono rivolte, con lettera unitaria, al Ministro Bonafede senza ricevere, al momento, riscontro alcuno, neppure semplici parole di solidarietà e impegno. Percepiamo in queste prime settimane al Dicastero della Giustizia una linea di continuità con il Governo uscente e le sue riforme in larga parte inconcludenti, deleterie e incostituzionali, che ci pongono al penultimo posto in Europa in termini di efficienza della Giustizia, continuità che riscontriamo anche nella nuova composizione dei vertici dei dipartimenti e degli uffici di diretta collaborazione del Ministro, che segue apparentemente le solite logiche correntizie dell’ ANM, l’ Associazione Nazionale dei Magistrati.
Il nuovo Governo deve prendere atto che senza la magistratura onoraria e di pace la Giustizia in Italia collasserebbe: occorre arrestare immediatamente l’attuazione della pessima riforma Orlando, che precarizza ancor più le condizioni di lavoro ed il ruolo dei giudici di pace e dei magistrati onorari e rischia di diventare irreversibile, rendendo a quel punto vano ogni proposito di buona riforma in ogni settore della Giustizia. La risoluzione della questione della magistratura onoraria e di pace deve diventare una priorità se davvero il Governo intende uscire dalle sabbie mobili nelle quali si trova impantanata la Giustizia italiana.