ROMA – La decisione sull’Ilva finisce ai tempi supplementari. I commissari dell’azienda siderurgica, esercitando una clausola del contratto, hanno spostato al 15 settembre la scadenza per il “closing” di vendita fissato inizialmente al 30 giugno. Con un documento, i commissari dell’Ilva – Corrado Carrubba, Piero Gnudi ed Enrico Laghi – hanno stabilito una proroga al 15 settembre delle decisioni sul futuro dello stabilimento. I commissari hanno motivano la scelta con “l’opportunità di rendere ulteriormente disponibile uno spazio di confronto al servizio del raggiungimento dell’accordo sindacale“, ma lo slittamento oltre a consentire l’eventuale raggiungimento dell’intesa tra l’acquirente ArcelorMittal e le organizzazioni sindacali Fiom-Fim-Uilm, regalerà ulteriore tempo al nuovo governo per approfondire il “dossier Ilva“.
I commissari assicurano che non vi sarà alcuna necessità di rifinanziare le casse dell’azienda. “Sto valutando ogni possibile impatto legato alle decisioni che dovrò prendere – scrive il ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, affermando di “prendere atto” della scelta dei commissari Ilva e sottolineando l’assenza di ulteriori costi economici per lo Stato -. Impatto in termini ambientali, sociali, economici e occupazionali. Per questo stiamo esaminando le oltre 23 mila pagine che ci sono state consegnate. Ogni decisione sarà presa con responsabilità, non dimenticando che M5S ha raggiunto a Taranto risultati straordinari con circa il 50% delle preferenze, risultati che intende onorare. I tarantini hanno il diritto di tornare a respirare, noi abbiamo il dovere di esaminare ogni pagina con la massima attenzione“.
“Mi compiaccio della responsabilità espressa dai commissari dell’ILVA – ha affermato il Ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro Luigi Di Maio – e prendo atto della loro volontà di avvalersi della proroga siglata nel contratto che porta al 15 settembre 2018 ogni scadenza senza ulteriori costi economici per lo Stato. Come Ministro sto valutando ogni possibile impatto legato alle decisioni che dovrò prendere. Impatto in termini ambientali, sociali, economici e occupazionali. Per questo stiamo esaminando le oltre 23 mila pagine che ci sono state consegnate”
Anche ArcelorMittal sarebbe d’accordo con la proroga e rinuncerebbe, quindi, ad entrare nella fabbrica il primo luglio come previsto dal contratto e come il gruppo indoeuropeo aveva continuato ad annunciare in questi giorni. Polemico, invece, il predecessore di Di Maio: “Non si può sentire – ha twittato Carlo Calenda – Prendo atto? Il Ministro? Ma scherziamo! Almeno il coraggio di dire ho chiesto di rinviare per approfondire il dossier. Il che ci costerà 60/70 milioni di euro“.
Con una nota Rosario Rappa, segretario nazionale Fiom-Cgil ha così commentato la decisione: “Non ci meraviglia la proroga al 15 settembre prossimo delle scadenze in merito alla decisione sul futuro dell’Ilva. Il contratto che doveva rimare segreto (contrariamente a quanto accaduto in quanto non consentito dal Codice Civile e come documentato integralmente in esclusiva nazionale solo dal CORRIERE DEL GIORNO n.d.r. ) per l’ex ministro Calenda prevedeva all’articolo 27, punto 4, la possibilità di prorogare di 90 giorni l’affitto finalizzato all’acquisto”
“Per quanto riguarda la Fiom – aggiunge Rappa – rimane fondamentale il merito per poter arrivare ad un accordo. Le questioni ancora da risolvere sono il mantenimento occupazione di tutti i lavoratori diretti e dell’indotto, il piano industriale, l’ambientalizzazione e la bonifica, per far sì che si possa produrre senza inquinare e salvaguardando la salute dei lavoratori e dei cittadini di Taranto, e l’applicazione dell’accordo di programma di Genova. Per ottenere ciò è necessario che ArcelorMittal cambi in maniera significativa le posizioni fin qui tenute ai tavoli negoziali sui nodi di merito. Le dichiarazioni espresse dal ministro Di Maio di voler perseguire un accordo con la condivisione delle organizzazioni sindacali sono un altro elemento di cui ArcelorMittal deve tenere conto”.