Poche centinaia di operai alle dipendenze dell’indotto ILVA, (che occupa oltre 16mila dipendenti) , pilotati dai vari sindacati, da giorni continuano a manifestare per ottenere delle garanzie sui crediti vantati nei confronti dell’azienda da cui dipendono, e per ricevere assicurazioni sul loro futuro lavorativi, questa mattina hanno bloccato il traffico all’altezza della raffineria ENI la statale 106 jonica, e di fatto impedito l’ingresso automobilistico in città.
Il corteo dei lavoratori questa volta è partito da Palazzo di Città, e dopo aver attraversato la città vecchia è arrivato all’altezza della strada statale 106 (quella che porta a Reggio Calabria) bloccando la strada. Le forze dell’ordine e i vigili urbani sono intervenuti per deviare il flusso stradale. La vera intenzione dei manifestanti, istruiti dai sindacali, è quella di riuscire a bloccare l’ingresso delle autobotti nella raffineria Eni.
Critico e condivisibile il commento dei Comitato dei “Cittadini Liberi e Pensanti”. “Così come in altre simili occasioni, alla testa del corteo c’erano i sindacati con le loro belle bandierine. La loro presenza ha avuto il solo scopo di evitare che la protesta fosse indirizzata all’interno della fabbrica, ipotesi paventata in tante occasioni e rimasta solo una minaccia. Ogni qual volta i lavoratori si ribellano eccoli spuntare alla testa del corteo, non certo per garantire i più deboli, ma solo perché il carrozzone deve andare avanti, come i pupazzi in testa al corteo, complici di questo disastro ambientale, sanitario e sociale“.
La presenza imbarazzante fra i manifestanti del sindaco Ippazio Stefàno, è la conferma del basso livello della politica tarantina in questa situazione.
Stefàno, secondo il Comitato dei “Cittadini Liberi e Pensanti”. “oltre a spedire letterine di ringraziamento, fino ad oggi ha dimostrato tutta la sua incapacità, ambiguità e una scadente capacità di strumentalizzare i drammi altrui”. Il Comitato afferma la “piena e sentita solidarietà per i lavoratori dell’indotto che da mesi non percepiscono stipendio. Molti di loro non erano li per manifestare con i sindacati e i politici, ma perchè davvero esasperati da questa situazione ormai arrivata al collasso. Anche per loro ci domandiamo la soluzione quale potrebbe essere?“
Solidarietà (“di solidarietà non si campa”) , quindi, ai lavoratori che pur lavorando in condizioni di lavoro a rischio, non ricevono lo stipendio . Secondo i Liberi e Pensanti “c’è una ragione che ci allontana dagli operai tarantini, non solo quelli dell’indotto: non hanno mai sfilato per denunciare il disastro sanitario dopo la pubblicazione dei dati del progetto Sentieri promosso dall’Istituto Superiore di Sanità; nemmeno quando gli studi hanno certificato che i loro figli, i bambini di Taranto si ammalano e muoiono più che altrove”. aggiungendo che «continuiamo a non capire come, dopo le vergogne emerse dalle indagini del processo Ambiente Svenduto, si possa dare credito a questi sindacalisti e politici. Non meno clementi siamo nei confronti degli imprenditori del territorio che sfruttano i lavoratori con contratti a tempo determinato: pochi diritti e tanti ricatti. Una classe di “prenditori” – conclude il Comitato dei “Cittadini Liberi e Pensanti” – a cui non interessa il territorio e che non ha la capacità di guardare oltre, di costruire alternative. L’ industria siderurgica non ha futuro se non nei sogni pindarici dell’attuale showman che si trova a governare un paese alla deriva senza essere stato eletto”.
Ieri sono giunte le prime risposte dai tre nuovi commissari e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, le quali vengono però giudicate solo delle promesse inaffidabili. Ed il “teatrino” continua. Sino a quando ?…