di Paolo Campanelli
Un operaio al lavoro su di un ponteggio a Cassola (Vicenza) è stato colpito da un proiettile sparato da una carabina a piombini. Dotata di un’ottica 3-9 X 40, uno dei mirini di precisione che meglio unisce precisione e costo. L’uomo che ha esploso il colpo si è giustificato dicendo di voler sparare a dei piccioni. Altri particolari includerebbero la nazionalità del ferito, Capoverde. Ad una prima verifica degli investigatori non sono state trovate prove che conducano ad ipotizzare di un’azione motivata dal razzismo, in quanto il “cecchino” mancato, a sua volta di origini argentine, ha spiegato ai Carabinieri di aver sbagliato mira mentre tentava di prendere un piccione
A parlare di rischio di un “Far West” in Italia era stato il Presidente della Repubblica Mattarella , citando giovedì scorso il caso del pensionato romano che ha centrato una bambina rom. Un intervento, quello del capo dello stato, evidentemente non casuale nel momento in cui la Lega in Senato sta provando ad allargare ancora le maglie della legittima difesa.
Ironicamente, il razzismo non renderebbe l’accaduto in qualche modo peggiore, poiché questo sarebbe il perfetto esempio di quanto avevamo precedentemente parlato su queste pagine : armi in mano a gente incapace di utilizzarle; i fucili a piombini, infatti, sono spesso precisamente al limite di sicurezza e potenziabili con relativa facilità, vere e proprie armi a quel punto. Tutte le recenti aggressioni di cui sono stati vittima cittadini stranieri sono state condotte infatti con armi a libero acquisto. Pistole e carabine ad aria compressa spesso prodotte dalle stesse fabbriche delle armi da fuoco, ma qualificate come “a modesta capacità offensiva“. Armi che al controllo delle licenze , che sono circa un milione e mezzo in Italia, con una forte crescita delle licenze «sportive», ed ogni maggiorenne può comprarle per poche centinaia di euro, per poi modificarle potenziandole.
Questo evento corona una serie di veri e propri attacchi terroristici portati negli ultimi temi. A giugno degli episodi in Campania. Il 22 in pieno centro a Napoli dove è stato colpito con due pallini allo stomaco lo chef maliano 22enne Konate Bouyagui che racconterà: “Credevo di morire” sfogandosi con i poliziotti “C’è un clima di intolleranza contro le persone di colore per colpa della campagna elettorale basata sulla propaganda contro gli immigrati“.
Maliani erano anche i due ragazzi ospitati a Caserta nell’ambito del progetto SPRAR che hanno raccontato di aver sentito, prima degli spari che hanno ferito uno dei due, gli aggressori gridare “Salvini, Salvini“. Due episodi a inizio luglio si sono verificati a Forlì, a distanza di pochi giorni, vittime un ivoriano ferito all’addome e una donna nigeriana colpita al piede, in entrambi i casi i colpi sono stati sparati con una pistola ad aria compressa, un cecchino non identificato nel quartiere di Ponte Milvio a Roma Nord, ancora un’arma ad aria compressa era servita per sparare, il 12 luglio scorso, a un gruppo di nigeriani in attesa dell’autobus a Latina: due i feriti, e il più eclatante, un ex dipendente del Senato della Repubblica che “per provare l’arma” dal settimo piano di una palazzina in zona Cinecittà, ha aperto il fuoco da un’auto e quasi ucciso sul colpo una bambina rom di 13 mesi in braccio alla madre lo scorso 17 luglio a Roma.
Un vero e proprio ritorno agli anni di piombo, ironizza qualcuno sui social, ma la situazione è ben chiara, con possibili rielaborazioni delle leggi riguardanti il possesso e l’uso di armi all’orizzonte, e gente che che cerca giustizia, unita a semplici incapaci, che non aspettano altro che opportunità per fare la differenza.