ROMA – Il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, coordina accanto ai suoi pm Massimo Terrile ed al pm Walter Cotugno, le indagini sul crollo del ponte Morandi, che ipotizzano al momento tre ipotesi di reato: disastro colposo, omicidio colposo plurimo, ed attentato alla sicurezza dei trasporti. L’indagine per cui procede , affidata agli investigatori della Polizia di Stato, al momento è nei confronti di ignoti. Secondo il procuratore Cozzi, “si può parlare di accidentalità in caso di eventi eccezionali, e qui non è caduto nessuno asteroide sul ponte. Non si può parlare di fatalità“.
Al momento non è stato disposto alcun sequestro, sopratutto per agevolare e consentire le operazioni di sgombero dell macerie e di bonifica dell’area nel più breve tempo possibile, anche “tutto quello che si sta svolgendo adesso, si tratti di indagini o di soccorsi, è videoregistrato“.
Il governo si è scagliato contro Autostrade. “Avvieremo la procedura per la revoca della concessione a società Autostrade”, ha detto il premier Giuseppe Conte arrivato già ieri pomeriggio nel capoluogo ligure. Una revoca che il governo intende portare avanti “a prescindere dall’inchiesta“, perché, ha aggiunto Conte: “Al di là delle verifiche penali, di quello che farà la magistratura con la sua inchiesta, noi non possiamo aspettare i tempi della giustizia“.
La replica di Autostrade non si è fatta attendere. Nella mattinata la società sotto accusa spiega in una nota che “il viadotto Polcevera era monitorato dalle strutture tecniche della direzione di Tronco di Genova con cadenza trimestrale secondo le prescrizioni di legge e con verifiche aggiuntive realizzate mediante apparecchiature altamente specialistiche fatte con società ed istituti leader al mondo in testing ed ispezioni sulla base delle migliori best practices internazionali“. Precisando che “negli ultimi cinque anni (2012-2017) gli investimenti della società in sicurezza, manutenzione e potenziamento della rete sono stati superiori a 1 miliardo di euro l’anno“.
In relazione all’annuncio dell’avvio della procedura di revoca della concessione, Autostrade per l’Italia si dichiara “fiduciosa di poter dimostrare di aver sempre correttamente adempiuto ai propri obblighi di concessionario, nell’ambito del contraddittorio previsto dalle regole contrattuali che si svolgerà nei prossimi mesi. E’ una fiducia che si fonda sulle attività di monitoraggio e manutenzione svolte sulla base dei migliori standard internazionali” aggiungendo “Peraltro non è possibile in questa fase formulare alcuna ipotesi attendibile sulle cause del crollo. Autostrade per l’Italia sta lavorando alacremente alla definizione del progetto di ricostruzione del viadotto, che completerebbe in cinque mesi dalla piena disponibilità delle aree.
La società continuerà a collaborare con le istituzioni locali per ridurre il più possibile i disagi causati dal crollo“.
Che qualcosa non abbia funzionato è sotto gli occhi di tutti. Secondo quanto ricostruito già ieri dal quotidiano La Stampa, la causa della strage andrebbe individuata negli “stralli”, quei tiranti che dai tre piloni di 90 metri d’altezza tengono ancorate le carreggiate dell’A10. Autostrade per l’Italia “sta lavorando – si legge in un comunicato emesso dalla società – alacremente alla definizione del progetto di ricostruzione del viadotto, che completerebbe in cinque mesi dalla piena disponibilità delle aree” ed aggiunge che “continuerà a collaborare con le istituzioni locali per ridurre il più possibile i disagi causati dal crollo“.
Il bando indetto nel maggio scorso dalla società concessionaria della rete autostradale per rinforzare con una certa urgenza i tiranti di ponte Morandi , è una prova tangibile che la società Autostrade era se non altro consapevole della necessità di rinforzarlo. “E’ uno dei temi che stiamo affrontando – dicono dalla Procura ligure – Ma non l’unico, dobbiamo porci qualsiasi ipotesi senza sposare idee preconcette. Certo si tratta di un’opera che può anche essere stata realizzata perfettamente, ma poi possono essersi moltiplicati i carichi“.
Sotto osservazione anche i lavori di manutenzione effettuati al ponte sino del crollo: “Ci dobbiamo porre il problema di possibili concause del cedimento. Io stesso mi trovavo lì sopra qualche giorno fa e ho notato proprio i lavori in corso” ha dichiarato il procuratore di Genova “Ora la procura sta acquisendo tutti gli atti riguardanti la progettazione, la realizzazione e la manutenzione dell’opera”. Secondo il procuratore Cozzi, ma anche per tutti magistrati genovesi, quella appena aperta, sicuramente non può essere considerata un’inchiesta come tante altre: “Quel che è successo potrebbe riguardare chiunque di noi, tutti noi percorrevamo quel viadotto, era il rientro a casa e l’uscita da casa, siamo tutti quanti colpiti nel vivo, a sangue“.