ROMA – Il quotidiano americano New York Times in riferimento alla partecipazione di Giuseppe Conte al concorso per diventare professore di diritto privato all’Università La Sapienza di Roma, con un suo titolo si era chiesto: ““Il primo ministro italiano sta cercando un lavoro di riserva?” . “Giuseppe Conte – scrive il NYT – trovandosi a ricoprire un incarico tradizionalmente precario, ha cercato di evitare di mettere tutte le sue uova in un paniere professionale perseguendo una posizione di riserva come insegnante in un’università di Roma. La svolta: il paniere in questione è il governo italiano. E Conte è il premier“.
“La notizia della scorsa settimana – prosegue l’autorevole quotidiano americano – che il signor Conte sta continuando a perseguire un lavoro di emergenza, nonostante sia diventato primo ministro della quarta economia d’Europa, non ha esattamente ispirato fiducia in un governo populista e anti-establishment che molti in Italia vedono come una grave minaccia per l’Unione europea. E il piano di riserva per un ritorno all’Università di Conte è solo l’ultimo episodio di alcune settimane scomode per la coalizione di governo“.
Il New York Times fa riferimento al crollo del ponte Morandi di Genova il mese scorso che “ha rilevato una spaccatura ideologica nella coalizione tra la Lega, favorevole alla privatizzazione, e il Movimento Cinque Stelle, che ha chiesto allo Stato di prendere possesso di importanti progetti infrastrutturali“. A seguire, il nuovo attacco hacker ai danni della piattaforma Rousseau del M5s, che ha sollevato ancora una volta forti criticità sulla sicurezza ed affidabilità di un portale utilizzato dal partito per i voti interni. E ciliegina sulla torta, la sentenza del tribunale di Genova “per congelare i fondi della Lega guidata da Matteo Salvini nell’ambito di un’inchiesta sulla corruzione. Una mossa che rappresenta una minaccia per il suo partito“.
“Ma Conte, il premier che molti credono sia controllato da Salvini e da Di Maio, si è concentrato sulla costruzione di una carriera di altro tipo. Continuando a perseguire il lavoro alla Sapienza, programmato prima di diventare primo ministro, Conte ha attirato critiche da parte dell’opposizione e sostenitori del buon governo che hanno suggerito che stava violando le leggi“. Conte come risposta, continua il New York Times, ha citato “impegni istituzionali” che impediscono la sua partecipazione al test di inglese previsto per ieri. “Ed ha aggiunto che `come giurista´ non ha visto alcun conflitto di interessi, aggiungendo di aver trovato risibile l’idea che avrebbe dovuto sostenere un esame di inglese pur avendo condotto riunioni di alto livello, tra cui, “aver parlato con Trump”“
L’esame il “professor” Conte di fatto lo aveva già superato, ma senza aver passato un concorso pubblico perché secondo “qualcuno”…la cattedra di professore di diritto privato all’ Università La Sapienza gli spettava di diritto, in quanto era del suo mentore, Guido Alpa che va in pensione il prossimo 31 ottobre, che in una delle sue rare espressioni pubbliche ha definito Conte “uno studente eccezionale” ed “una persona molto per bene“. Era quindi normale che la cattedra sarebbe finita al premier, secondo quelle regola non “scritta” ma correnti nel baronificio universitario italiano, restando in aspettativa finché durava il suo mandato di premier, per poi riprendersela. , com’è giusto che sia.
Era stato organizzato tutto a buon fine. La domanda “di trasferimento” inviata prima di diventare premier, in febbraio. Ma qualcosa aveva interrotto il ruolino di marcia, allorquando Conte viene indicato premier., perché la cattedra vacante di Alpa viene messa a concorso. E così si è arrivati al mese di agosto. Un periodo perfetto per poter esaminare quattro candidati, tre professori oltre il premier. E quindi nessuno vede nulla, nessuno si pubblica nulla. La commissione esaminatrice si riunisce il primo agosto, e chiaramente nessuno trova alcunchè da eccepire di fronte al candidato Conte. I punteggi arrivano, ma di fatto non si vedranno mai sul sito della “Sapienza“. Il primo passo era stato compiuto. Arrivati ai primi di settembre, ai quattro candidati viene comunicata la data dell’esame di Legal English: ieri, il 10 settembre.
Chiunque in totale buona fede non potrebbe mai immaginare un presidente del Consiglio che sostiene l’esame di un concorso pubblico scendendo in competizione con altri candidati “normali”… Tutto rimane sottotraccia. basta un po’ di “nebbia” estiva e qualche “no comment”. Era quasi fatta ma alla fine dell’estate, il percorso evidente studiato a tavolino si interrompe. Qualcuno protesta, un qualcuno che si è rotto di dover vedere i propri figli costretti a cercare carriera e successo lontano da un Paese che non apprezza e non riconosce il merito. Qualcuno che non vuole più subire e stare a testa in giù. E la storia diventa pubblica grazie alla retitudine di una brava giornalista, Silvia Sciorilli Borrelli.
Tutto il resto è ormai cronaca: il sito Politico Europe pubblica lo scoop del concorso segreto di Conte, ricostruisce i fatti spiegando il perché e il per come di un conflitto di interessi grosso come una casa, e prima di pubblicare ogni cosa, aspetta di ricevere chiarimenti, una smentita che però non arriveranno mai . In compenso arrivano due imbarazzanti “no comment“: uno da Palazzo Chigi e l’altro dall’ Università La Sapienza.
La notizia come ben noto a tutti finisce in apertura delle prime pagine dei quotidiani. Il professor Conte prima stringe le spallucce, poi racconta dice che si era pure dimenticato. Alla fine sostiene che era un trasferimento che aveva chiesto, sì, perché aveva un bambino piccolo in un’altra città (quanti pendolari dalle famiglie divise conoscete?). Quello che non ha mai confessato inizialmente è se abbia realmente rinunciato a concorrere per la cattedra del suo maestro Alpa, perché, non risultava arrivata alcuna Pec che confermasse che le intenzioni del premier siano quelle dette a parole.
Ma nella serata di ieri è arrivato via Facebook l’atteso nuovo: “Rinuncio“. Precisa, per “sensibilità personale” sostenendo che avrebbe voluto partecipare questo concorso per dimostrare di non volere ricavare un vantaggio a vita da questo incarico di premier che secondo lui andrà avanti per 5 anni. Da Palazzo Chigi il tam-tam del “Grande Fratello grillino” (leggasi Casalino) lascia trapelare, ma mai ufficialmente che la decisione, non sarebbe stata adottata a seguito di presunte pressioni dai due vicepremier Di Maio e Salvini.
Nel frattempo all’esame di inglese si sono presentati i due candidati rivali : il prof. Mauro Orlandi, allievo del professor Natalino Irti ed il prof. Giovanni Perlingeri, figlio del giurista Pietro. La commissione esaminatrice ha chiesto loro se volevano sostenere subito l’esame o posticiparlo insieme l’altro candidato (il prof. Conte, n.d.r.) che aveva chiesto lo spostamento dell’esame per “motivi istituzionali”. Tutto ciò in aperto palese conflitto con quanto dichiarato dallo stesso Conte ai microfoni di Repubblica : “Il mio nuovo ruolo mi impone di riconsiderare la domanda”. Gli altri due candidati in maniera molto signorie e corretta hanno deciso di rinviare l’esame aspettando la presenza premier, ma contestualmente hanno richiesto che venisse verbalizzata la possibilità di una valutazione di legittimità in merito alla richiesta rinvio della prova.
In ogni caso è opportuno ricordare che l’incompatibilità si desume dall’art. 6.3 del Regolamento per la chiamata dei professori di I e II fascia dell’ Università La Sapienza . Le situazioni di incompatibilità sono specificamente individuate dall’art. 13, comma 1, n. 2 d.p.r. 11 luglio 1980, n. 382, il quale prevede la “nomina alla carica di presidente del Consiglio dei ministri, di ministro o di sottosegretario di Stato. Ci sarebbe poi l’art. 97 della Costituzione, in particolare, per il principio di par condicio tra i concorrenti”
Sulla decisione finale del premier Conte “non farò il concorso” è bastato ricordare il passaggio presente nel Decreto del presidente della Repubblica (numero 382, 11 luglio 1980), risultato decisivo, che obbliga un professore all’aspettativa, niente lavoro né retribuzione, se nominato “alla carica di presidente del Consiglio”. Quindi vincere ipoteticamente un bando universitario e poi mettersi in aspettativa avrebbe offerto certamente una immagine poco edificante ed offerto delle armi giudiziarie in caso di un ricorso da parte degli sconfitti.
La decisione finale del vincitore, al di là della prova orale, sarà affidata all’esame dei titoli presentati dalla commissione presieduta da un altro docente della Sapienza, Enrico Elio Del Prato. Il premier Giuseppe Conte, attualmente è professore ordinario di Diritto privato all’Università degli Studi di Firenze, e vanta ha un curriculum lungo. Va ricordato che la candidatura alla Presidenza del Consiglio della Giustizia amministrativa Conte presentò un documento di 28 pagine, all’interno del quale erano inserite esperienze alla New York University e in altri quattro atenei internazionali ritenute “gonfiate”. Attualmente non si sa, quale versione del suo curriculum il premier abbia consegnato per partecipare al concorso a cattedra alla Sapienza di Roma.