I Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Taranto, hanno dato esecuzione a un Decreto di sequestro preventivo di beni, emesso dal GIP del locale Tribunale, d.ssa Vilma Gilli, su richiesta del Sost. Proc. della Repubblica – dr. Enrico Bruschi. Destinatari del provvedimento, che ha consentito l’acquisizione di beni per un valore complessivo di € 70.000,00 circa, sono una coppia di San Giorgio Jonico – lui, 40enne, pregiudicato, lei, 43enne -, incensurata, ritenuti responsabili di concorso in trasferimento fraudolento di valori.
Le articolate indagini, avviate dalla Sezione Misure di Prevenzione del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Taranto, sotto l’egida della Procura jonica, consentivano di acquisire univoci indizi di colpevolezza, funzionali ad evidenziare la penale responsabilità degli indagati in ordine a quanto contestato.
In particolare, si è rilevato che la 43enne, intestataria di una ditta individuale, in forza di una Delibera del Comune di San Giorgio Jonico, emessa nel 2010, dopo formale gara pubblica, otteneva l’affidamento in gestione della villa comunale “Giovanni Paolo II” nell’ambito della quale – con un investimento di circa 60.000,00 Euro – realizzava un chiosco adibito a bar, pizzeria e rosticceria, gestito – con apertura stagionale – sino ad oggi.
Gli investigatori rilevavano che la conduzione della villa, formalmente assegnata alla ditta della 43enne, di fatto fosse da ricondursi al coniuge che, in quanto pregiudicato, non avrebbe potuto partecipare alla gara pubblica. I successivi accertamenti patrimoniali, effettuati retrospettivamente, evidenziavano come i coniugi, inoltre, avessero dichiarato redditi del tutto insufficienti a realizzare e gestire l’esercizio commerciale in parola presso il quale, peraltro, in violazione alle norme edilizie, avevano costruito anche una sala ristorante completamente abusiva, già sottoposta a sequestro dai militari dell’Arma e successivamente abbattuta, in ottemperanza di un provvedimento del Tribunale di Taranto.
L’articolata attività investigativa dimostrava quindi, non solo che l’attività imprenditoriale fosse da ritenersi fittiziamente intestata alla donna, al fine di aggirare le norme in tema di bando pubblico, essendone il coniuge il reale dominus, ma anche che l’investimento economico profuso – del tutto sovradimensionato rispetto ai redditi dichiarati – altro non dovesse ritenersi che una manovra per riciclare denaro rinveniente dalle attività delittuose poste in essere dal pregiudicato, peraltro destinatario della misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale di P.S. il quale sperava di eludere le norme sulle Misure di Prevenzione ed antimafia.
Il sequestro ha riguardato l’impresa, le strutture erette nell’ambito del sito comunale, ivi comprese le attrezzature occorrenti per l’espletamento dell’attività commerciale, nonché circa Euro 10.000,00 rinvenuti sul conto corrente in uso alla ditta. I beni oggetto di sequestro, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, sono stati affidati, per la conduzione, ad un Amministratore Giudiziario.