ROMA – Erano le ore 10.40 (le 8.40 in Italia) il 12 novembre 2003 quando nella città di Nassiriya in Iraq presidiata dai Carabinieri italiani , quando un’autocisterna forzò l’entrata della base “Maestrale”, ed i due kamikaze a bordo fecero esplodere una bomba che a sua volta fece saltare in aria il deposito munizioni. Un’esplosione che tolse la vita a 28 persone, 19 italiani e 9 iracheni. L’ Italia perse 12 Carabinieri, 5 militari dell’Esercito e 2 civili, un cooperatore internazionale e un regista impegnato con la sua troupe nelle riprese di uno sceneggiato sulla ricostruzione del paese.
Nella foto in alto a destra , un soldato si aggiusta l’elmetto, davanti alla base sventrata: è lo scatto simbolo della strage di Nassiriya realizzato dalla fotoreporter Anya Niedringhaus, premio Pulitzer 2005 come giornalista di guerra in Iraq, uccisa in Afghanistan da un talebano con addosso la divisa delle forze di sicurezza governative nel 2014.
Fu il più grave attacco subito dalla fine della Seconda guerra mondiale dai militari italiani. Un attentato ancor più grave in quanto subito dai nostri contingenti che erano schierati nelle missioni di pacificazione, condotte in tante aree di crisi e contro il terrorismo transnazionale .
In ricordo di quella tragedia il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato al Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, il seguente messaggio:
“In occasione della Giornata dedicata al ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace, rivolgo il mio deferente omaggio a tutti coloro che hanno sacrificato la vita, al servizio dell’Italia e della comunità internazionale. Quindici anni or sono il barbaro attentato di Nassiriya stroncò la vita a diciannove italiani, unitamente ai colleghi iracheni, nell’attentato più grave subito dai nostri contingenti schierati nelle missioni di pacificazione, condotte in tante aree di crisi e contro il terrorismo transnazionale. I militari e civili che, a rischio della propria incolumità, fronteggiano molteplici e diversificate minacce in tante travagliate regioni del mondo, sono l’espressione di un impegno della comunità internazionale che vede il nostro Paese credere fermamente nella necessità di uno sforzo unitario per la sicurezza e la stabilità, per l’affermazione dei diritti dell’uomo. Soltanto una intensa collaborazione tra i popoli può aiutarci a sconfiggere le tenebre della violenza e a offrire un futuro all’umanità. Con questi sentimenti, rinnovo la vicinanza ai familiari di ciascuno e partecipo al loro dolore“.
L’operazione “antica Babilonia” era stata inaugurata qualche mese prima, il 15 luglio. In Iraq erano giunti tremila militari, tra cui 400 membri dell’Arma dei Carabinieri. I loro compiti erano molteplici: il mantenimento dell’ordine e della sicurezza, l’addestramento della polizia locale, la gestione dell’aeroporto e l’aiuto alla popolazione (cibo, acqua, farmaci).
Quindici anni dopo da quel quel giorno, il ricordo di quella strage appare anche su Facebook, dove Marco Intravaia, figlio del vice brigadiere dei Carabinieri Intravaia Intravaia ha pubblicato una foto ed un ricordo del suo papà scrivendo: “Sei stato un padre ed un marito meraviglioso, un umile e fedele servitore dello Stato, un modello esemplare di cittadino italiano. Resti per noi un grande uomo che, dinnanzi alla morte annunciata, con dedizione e coraggio, ha onorato la divisa che indossava fino all’estremo sacrificio. Orgoglioso di te, sempre!“. Ed in un’intervista a “Livesicilia“, racconta come apprese che il suo papà era morto: “Andavo al liceo, avevo quindici anni e mezzo. Ero in classe. Alla mia compagna di banco arrivò un sms con il flash di un notiziario che riportava la notizia di un attacco a un contingente italiano. Ebbi come un presentimento e telefonai a casa. Mi rispose un parente che non aveva motivo di essere lì. Capii tutto“.
Noi non dimentichiamo e non dimenticheremo mai gli eroi di Nassiriya
I CARABINIERI
Massimiliano Bruno – maresciallo aiutante, Medaglia d’Oro di Benemerito della cultura e dell’arte
Giovanni Cavallaro – sottotenente
Giuseppe Coletta – brigadiere
Andrea Filippa – appuntato
Enzo Fregosi – maresciallo luogotenente
Daniele Ghione maresciallo capo
Horacio Majorana – appuntato
Ivan Ghitti – brigadiere
Domenico Intravaia – vice brigadiere
Filippo Merlino – sottotenente
Alfio Ragazzi – maresciallo aiutante, Medaglia d’Oro di Benemerito della cultura e dell’arte
Alfonso Trincone – maresciallo
I MILITARI DELL’ESERCITO
Massimo Ficuciello – capitano
Silvio Olla – maresciallo capo
Alessandro Carrisi – primo caporal maggiore
Emanuele Ferraro – caporal maggiore capo scelto
Pietro Petrucci – caporal maggiore
Nell’attentato morirono anche due civili: Marco Beci, cooperatore internazionale, e il regista Stefano Rolla, impegnato con la sua troupe nelle riprese di uno sceneggiato sulla ricostruzione del Paese.