MILANO – Un pedone Luca Voltolin, medico infettivologo di 61 anni è morto per le ferite riportate travolto da uno scooter in viale Monte Nero, ed aver battuto la testa sull’asfalto, mentre attraversava sulle strisce pedonali rientrando nella sua abitazione, dopo aver fatto la spesa. Il conducente dello scooter Alice Nobili, 31 anni figlia dei magistrati Ilda Boccassini e Alberto Nobili, che è stata denunciata a piede libero ed è ora indagata per omicidio stradale. Il reato è scontato, perché alle 19.30 del 2 ottobre il pedone era sicuramente proprio al centro delle strisce pedonali e perché l’investimento (consistente non nell’aver travolto il pedone, ma nell’aver comunque provocato l’impatto dopo che un’auto davanti allo scooter avrebbe bruscamente svoltato), pur senza provocare lesioni dirette al pedone ha indubitabilmente determinato la caduta mortale della vittima, che lascia la moglie e un figlio.
La notizia, inizialmente non trapelata è stata rivelata dal quotidiano Libero . L’ambulanza ha trasportato il medico in ospedale in codice giallo, ma è rapidamente peggiorato in codice rosso e nonostante l’operazione tentata dai neurochirurghi del Policlinico per salvare il loro collega, è deceduto dopo sei giorni di coma. Il pm di turno della Procura di Milano ha sequestrato il ciclomotore mentre la Prefettura come sempre accade in questi casi ha in via amministrativa già ritirato la patente per 5 anni alla figlia della Boccasini. Prevedibile la scelta di dover scegliere un rito alternativo previsto dal codice (patteggiamento o rito abbreviato) per restare nella parte bassa della forchetta prevista per Legge, che per questo reato è fissato da 2 a 7 anni.
La gestione di questo incidente stradale ha però scatenato un forte scontro interno alla polizia locale di Milano. Nel mirino è finito il comandante Marco Ciacci, un funzionario della Polizia di Stato, distaccato dal Ministero dell’ Interno a capo della sezione polizia giudiziaria della Polizia Locale di Milano presso la Procura ambrosiana. Ciacci laureato in giurisprudenza, è nato a Bolzano 76 anni fa, ed aveva svolto sinora una carriera tutta all’interno della Polizia di Stato. Dirigente del Commissariato ‘Mecenate’ della Questura di Milano e responsabile, dal 2003 al 2017, della sezione di Polizia giudiziaria presso la Procura di Milano, Ciacci è entrato in Polizia nel 1989 e nel 1995 si è trasferito a Milano, dove ha ricoperto numerosi incarichi e dove, tra le altre cose, ha ideato una sezione specializzata nei reati in danno agli anziani, composta da personale della Polizia di Stato e della Polizia Locale.
Ad accusarlo con un comunicato il sindacato Usb dei ghisa (i vigili n.d.r.) milanesi , ed il “Comitato verità e giustizia per Antonio Barbato” su una pagina Facebook. Barbato è l’ex comandante dei vigili milanesi, rimosso e sostituito proprio da Ciacci un anno fa. Dalle indagini condotte della Boccasini all’epoca dei fatti ancora capo della Dda milanese, era emerso che il Barbato avrebbe fornito informazioni su appalti pubblici utili all’imprenditore nel campo della sicurezza Alessandro Fazio, arrestato assieme all’ex dipendente della Provincia Domenico Palmieri, il quale avrebbe a sua volta parlato con Barbato della possibilità di far pedinare da Fazio un sindacalista della polizia locale della Cisl , vicino ai “clan” (successivamente arrestato) con il quale Barbato aveva avuto in passato forti contrasti, idea mai messa in pratica.
La vicenda era finita sul tavolo del sindaco di Milano Beppe Sala, che aveva chiesto anche un parere su come agire all’ ex-magistrato Gherardo Colombo, presidente del Comitato Comunale per la Legalità e la Trasparenza, ha portato, a inizio agosto 2017 , al passo indietro di Antonio Barbato ( a lato nella foto) che ha accettato di essere spostato, con altro incarico, all’ Amat, l’ Agenzia per la mobilità del Comune di Milano. Ma che non sembra darsi pace per la sua rimozione, dal Comando della Polizia Locale milanese.
Secondo le accuse dell’ Usb e del Comitato, Ciacci sarebbe stato chiamato immediatamente e sarebbe intervenuto di persona sul luogo dell’incidente, addirittura prima dell’arrivo delle pattuglie sul luogo dell’incidente, ed avrebbe gestito “in modo personalistico” i rilievi e le prime indagini. “Da fonti interne – accusa il gruppo a sostegno del vecchio comandante – abbiamo appreso che non sarebbe stato eseguito l’alcol test, cosa che di norma, anche se non obbligatorio, in incidenti del genere andrebbe fatto“. “Chiediamo che anche su questa vicenda intervengano il consiglio comunale e tutti gli organi preposti a valutare in ogni sede i comportamenti tenuti dal comandante“.“
L’operato di Ciacci viene così motivato: “È risaputo che ha collaborato con Ilda Boccassini per numerosi anni“. Ma ha violato l’articolo 7 del Codice di comportamento che impone al dipendente pubblico di non intervenire in vicende che coinvolgano parenti, amici o “persone con cui abbia rapporti di frequentazione abituale”. Nel chiedere le dimissioni del comandante, si denuncia un secondo caso: “L’invio di ben sei pattuglie di polizia locale a casa del direttore generale del Comune che aveva subito un semplice furto“.