MILANO – L’Agenzia delle Entrate chiede a Fabrizio Corona e alle sue società circa 14,5 milioni di tasse non versate: la richiesta emerge durante un’udienza tecnica del procedimento in corso davanti alla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano, che nei mesi scorsi ha confiscato la casa dell’ex agente fotografico – un appartamento in zona corso Como sempre a Milano – e alcune centinaia di migliaia di euro di contanti, quelli trovati in un controsoffitto della casa di una collaboratrice di Corona.
Nel procedimento l’Agenzia delle Entrate si è presentata come creditore nei confronti dell’ex ‘re dei paparazzi’: in questa fase, infatti, concluse le procedure sulle confische dei beni, si passa alla ‘verifica crediti’ durante la quale, appunto, chi ritiene di essere creditore del soggetto a cui sono stati confiscati i beni può chiedere di entrare nel procedimento per recuperare i suoi soldi. Ecco perché l’Agenzia delle Entrate si è presentata in aula, producendo una lunga serie di cartelle esattoriali per una cifra superiore ai 14 milioni di euro. Il giudice Giuseppe Cernuto, però, non ha ammesso i crediti vantati dall’Agenzia delle Entrate, spiegando che semmai l’ente deve andare a chiedere quei soldi direttamente all’ex agente fotografico che lavora e produce reddito, ma non può entrare in questo procedimento che riguarda beni confiscati (e infatti nel procedimento si è costituita anche l’Agenzia dei beni confiscati).
Con 4 ospitate in tv incassa 200 mila euro – Fabrizio Corona lavora e produce reddito anche con le ospitate in tv e, ad esempio, con quattro apparizioni televisive negli ultimi mesi ha incassato circa 200 mila euro come è emerso dal procedimento dinnanzi alla Sezione misure di prevenzione del Tribunale milanese nel provvedimento. Lo scorso aprile, infatti, la Sezione misure di prevenzione, presieduta da Fabio Roia, aveva disposto la confisca della casa di Corona di via de Cristoforis, zona della movida milanese, intestata fittiziamente, secondo gli accertamenti, al suo ex collaboratore Marco Bonato.
Dopo la conclusione della fase delle confische, si è aperta appunto la fase tecnica della ‘verifica crediti’, nella quale coloro che ritengono di essere creditori del soggetto a cui sono stati confiscati beni possono chiedere di entrare per recuperare soldi. Proprio in questa fase si è presentata l’Agenzia delle Entrate depositando una sfilza di cartelle esattoriali per un totale di oltre 14 milioni, non ammessi, però, come crediti dal Tribunale milanese. Il giudice ha deciso, invece, di disporre approfondimenti su una contestazione per 190 mila euro di multe non pagate a carico di Bonato. Quasi 1,9 milioni di euro degli oltre 2,6 milioni in contanti, che vennero sequestrati nel 2016 all’ex agente fotografico, parte in un controsoffitto in una casa di Milano e in parte in una banca Austria, sono tornati, su decisione dei giudici (Rispoli-Cernuto-Pontani), nelle mani dell’ex ‘re dei paparazzi’, o meglio di due società comunque a lui “riconducibili”.