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22 Novembre 2024 02:07

Sospeso per falso e truffa in concorso il presidente della Commissione Tributaria di Bari

Il magistrato Filippo Bortone "sottoscriveva i provvedimenti redatti materialmente da altri, inducendo in errore il Ministero dell'Economia che per ciascun provvedimento giurisdizionale erogava il compenso"

BARI –   I Finanzieri della Sezione anticorruzione del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari hanno eseguito una hanno eseguito una misura cautelare personale nella notifica della misura interdittiva della sospensione dall’esercizio della pubblica funzione di Presidente della Commissione Tributaria di Bari, per la durata massima di dodici mesi per tutti i reati contestati (falso e truffa, in concorso), nei confronti di Filippo Bortone, magistrato ordinario in pensione, ex presidente del Tribunale di Trani.

La misura è stata disposta dal GIP dr.ssa Carmen Corvino presso il Tribunale di Foggia su richiesta del pm dr.ssa Anna Landi della Procura della Repubblica di Foggia, nell’ambito di una complessa indagine svolta dalle Fiamme Gialle baresi in con la collaborazione la Sezione di Polizia Giudiziaria presso la Procura del capoluogo dauno.

L’attività investigativa svolta è una parte di quella più estesa, denominata “Giustizia Privata” diretta dalla Procura  di Foggia, che vide coinvolti numerosi pubblici dipendenti e magistrati (togati e non) delle Commissioni Tributarie Provinciale e Regionale, sezione staccata di Foggia, indagati per vari reati quali “corruzione“,” falso” e “truffa“, e culminata con l’arresto di 13 persone nel novembre 2017 .

Ordinanza SMALL Bortone Commiss Tributaria

Insieme al Bortone sono stati indagati anche il suo segretario Vittorio Marinaccio, il quale di fatto ha redatto ben  415 atti falsi, fra i quali 148 sentenze false nel 2013, 226 sentenze false nel 2014, e 41 sentenze false nel 2015, tutte successivamente firmate dal presidente della Commissione tributaria,  ed il commercialista Gaetano Stasi, originario di Castellaneta (TA)  attualmente residente a Foggia, che addirittura aveva redatto una sentenza firmata in seguito come propria dal Bortone.

A stralcio di quell’indagine, fu avviato un secondo filone investigativo che ha visto coinvolti il Bortone Presidente della Commissione Tributaria Provinciale di Bari, insieme ad altri due indagati già coinvolti nella prima tranche.  In particolare, la vicenda penale che li ha visti coinvolti riguarda la circostanza per cui il Presidente, secondo le prospettazioni dell’accusa, negli anni 2013-2016, in quanto Presidente di varie sezioni della Commissione Tributaria Provinciale di Foggia prima e di Bari poi, quale giudice relatore di centinaia di sentenze, sottoscriveva i predetti provvedimenti in realtà redatti materialmente da terzi estranei alla funzione giurisdizionale.

Di conseguenza, limitandosi esclusivamente a sottoscrivere le sentenze redatte da altri, induceva in errore il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Ente erogatore del compenso spettante per la redazione di ciascun provvedimento giurisdizionale), in ordine alla genuinità e alla “paternità” delle stesse.

Per poter capire meglio come funzionava la giustizia a Trani, riportiamo di seguito le dichiarazioni dei magistrati all’ atto del commiato di Filippo Bortone da presidente del Tribunale di Trani, avvenuto nel settembre del 2016.

“Bortone, lascia un segno importante. Le scelte del Presidente sono sempre state condivise da tutti, Trani non è un Tribunale facile. La criminalità in questo territorio è aggressiva ed è per questo che l’impegno della sezione penale è sempre stato rilevante” disse il giudice Giulia Pavese, presidente della Sezione Penale del Tribunale di Trani. Il procuratore facente funzioni, Francesco Giannella, invece esordì con una battuta relativa all’audio nell’aula di Corte d’Assise, che non è riuscito a far sistemare. “In questi anni si sono vissute alcune rivoluzioni e vicende giudiziarie piuttosto complesse, ma le abbiamo potute attraversare anche grazie alla serietà che il presidente ci ha ridato. A nome di tutti noi pubblici ministeri un grandissimo grazie per questo impegno. Un consiglio che mi sento di dare al successore è di continuare con questo percorso che tu hai tracciato

In aula era presente anche l’ex procuratore Carlo Maria Capristo, nel frattempo diventato capo della Procura di Taranto. “Al tuo successore – disse Capristochiedo di continuare il percorso che tu hai tracciato e di continuare a tenere aperte le porte del Tribunale come tu hai fatto. Il Tribunale di Trani deve rimanere un fiore all’occhiello. Trani ha bisogno di persone come te, per questo tu non uscirai mai di scena”. Michele Ruggiero, presidente della sottosezione di Trani dell’ Anm, l’ Associazione nazionale dei magistrati, disse a sua volta  che “tutti i magistrati tranesi vedono nel presidente Bortone un grande maestro”.

In quella occasione il Bortone proferì queste parole:  “All’inizio consideravo questo mio pensionamento come una forma di dispetto giunto in un momento in cui le mie forze sono ancora intatte e ci sono tanti discorsi avviati. Poi sono entrato in un altro ordine di idee. In fondo il pensionamento è un traguardo. Sono i miei primi 50 anni di studio e lavoro perché non ho intenzione di fermarmi”.

i magistrati Antonio Savasta e Michele Nardi

Tutte queste parole aiutano meglio a capire il disastro della giustizia a Trani (e non solo…) culminato con l’arresto dei magistrati SavastaNardi  accusati di avere creato una vera e propria associazione a delinquere, finalizzata a dirottare processi e indagini in cambio di tangenti. Proprio ieri Il Tribunale del Riesame di Lecce ha rigettato la richiesta di annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Giovanni Gallo, confermando in tal modo l’impianto accusatorio della Procura di Lecce. Resta quindi  in carcere Michele Nardi, l’ex giudice di Trani (oggi in servizio come pubblico ministero a Roma ma sospeso dalle funzioni), arrestato il 14 gennaio con l’accusa di corruzione in atti giudiziari insieme all’ex collega Antonio Savasta.

A seguito della decisione del Tribunale Riesame di Lecce svaniscono per ora le speranze di Nardi di ottenere la libertà e quindi il magistrato è costretto a restare nel carcere di Matera, dove peraltro sta scontando una condanna anche l’ex magistrato della Procura di Taranto Matteo De Giorgio . Il magistrato Antonio Savasta, attualmente detenuto a Lecce, al momento non ha avanzato richieste di scarcerazione e starebbe collaborando con gli inquirenti salentini (il procuratore Leonardo Leone de Castris e la pm Roberta Licci) per cercare di alleggerire la propria posizione processuale.

E poi la chiamano anche “giustizia”….

 

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