ROMA – Si sono tenuti questa mattina a Roma i lavori degli Stati Generali dell’Editoria. Dopo l’intervento inaugurale del presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è svolta della tavola rotonda moderata da Ferruccio Sepe capo del dipartimento informazione editoria della Presidenza del Consiglio. Il premier Conte aprendo i lavori ha detto che “Il metodo sarà confrontarsi con gli stakeholder. Non c’è niente di peggio che chiudersi e elaborare una proposta senza confronto. Ci possono essere istanze contrapposte ma è lì che entra in gioco la politica per fare sintesi tra le diverse istanze”.
Gli Stati generali dell’editoria hanno rischiato di aprirsi senza la presenza dei giornalisti in sala. È quanto è accaduto alla Sala polifunzionale di piazza Colonna della Presidenza del consiglio, sede della manifestazione, dove i giornalisti regolarmente accreditati all’evento, al loro arrivo sono stati gentilmente accompagnati dallo staff alla Sala monumentale. Un salone bellissimo, ricco di stucchi ed ampie finestre, attrezzato con mega schermo e dotato di wifi, ma che si trova lontanissimo dal parlamentino dove si svolgono i lavori degli Stati generali, completamente dall’altro lato del Palazzo.
Immediato lo sconcerto dei giornalisti a cui sono seguite le proteste, fatte proprie anche dal presidente dell’Associazione stampa parlamentare, Marco Di Fonzo. Già prima dell’annuncio che gli Stati Generali dell’Editoria sarebbero stati trasmessi in streaming e della comunicazione delle modalità di accredito (avvenuta non prima di giovedì scorso), si era paventato il rischio di un’impossibilità ad accreditarsi: “entra soltanto chi ha ricevuto l’invito della presidenza del Consiglio”, dicevano infatti, dalla segreteria di Crimi. Allarme poi rientrato. Almeno fino a questa mattina.
Fino a ieri sera dicevano dalla Segreteria di Crimi era “impossibile accreditarsi, entra soltanto chi ha ricevuto l’invito dalla Presidenza del Consiglio”. E nessun invito aveva ricevuto l’Associazione Stampa Parlamentare, che pure può entrare nei Palazzi a seguire i lavori di Governo e Parlamento senza accrediti. A cui si è aggiunta la voce delle Coop con File ed Aci Comunicazione a chiedere di non escludere le cooperative di giornalisti e gli editori puri dagli Stati Generali Editoria. Proteste ascoltate ed accolte dallo staff del sottosegretario all’ Editoria, che pochi minuti prima dell’apertura dei lavori ha fatto rapidamente spostare nella sala dei lavori i colleghi presenti.
“Forse abbiamo concesso qualcosa all’enfasi ma gli stati generali dell’editoria sono un momento importante e tutti devono dare il loro contributo”, ha detto il presidente del Consiglio, che ha ricordato come “compete al governo esprimere un indirizzo politico ma è da anni che se ne parla e da anni non si fa nulla. È un settore delicato per la democrazia. Sarà un percorso complesso ma incluso. Sarete chiamati a esprimere proposte speriamo innovative”.
“Ci occuperemo di tutti i temi sul campo”, ha assicurato Conte, “dall’equo compenso alle querele temerarie. Spesso ci sono iniziative giudiziarie che rischiano di creare soggezione ma serve cautela perché esiste la libertà di informare ma anche la tutela della persona”. Il sottosegretario con delega all’ editoria Crimi ha aggiunto che “il ministero della Giustizia sta aprendo un tavolo per affrontare il tema delle liti temerarie che doveva essere risolto da tempo”.
“Ci saranno cinque aree tematiche e quattro giornate principali nel percorso degli stati generali dell’editoria”, ha poi spiegato il presidente del Consiglio, prima di lasciare la sala. Le aree tematiche sono: informazione primaria, giornalisti, editoria, mercato e cittadini. “Il percorso – ha aggiunto Conte – sarà articolato in quattro giornate. Oggi potrete già fare le prime proposte. A giugno potranno essere argomentate le riflessioni. A luglio ci sarà una sintesi ragionata con le prime valutazioni del governo. A settembre saranno presentati i disegni di legge definitivi”.
Poi è toccato alla tavola rotonda con gli stakeholder dell’editoria (Marco Giovanelli, presidente Anso, Andrea Riffeser Monti, presidente Fieg, Raffaele Lorusso, segretario generale Fnsi, Carlo Verna, presidente Odg, Francesco Saverio Vetere, presidente Uspi, Giovanna Maggioni, dg Upa).
“È la prima volta che un’associazione che rappresenta realtà native digitali ha l’opportunità di partecipare a un tavolo così importante”, ha esordito il presidente di Anso Marco Giovannelli, direttore di Varesenews, che ha ricordato come “la riforma dell’editoria abbia finalmente inserito il quotidiano online nei prodotti editoriali” e come “da qualche mese esiste un contratto Fnsi-Uspi che mette al centro le nuove figure professionali del digitale. Ben venga un percorso condiviso che mette al centro il pluralismo dell’informazione tenendo in considerazione i nuovi scenari introdotti dal digitale e gli assetti di mercato”.
“ANSO è pronta a fare la propria parte non solamente perché rappresenta il settore digitale cui è stato riconosciuto un ruolo fondamentale”, ha proseguito Giovannelli. Ma anche perché “nella nostra associazione si ritrovano realtà relativamente piccole che però sono presenti su tutto il territorio nazionale, da Aosta a Savona, da Varese a Bergamo, a Reggio Calabria, Bari, Trapani e Alghero. Parliamo di realtà che assomigliano a tutti gli effetti a piccole e medie imprese. Sono tutte realtà native digitali; giornali prevalentemente locali che hanno una vicinanza particolare con la vita delle comunità con la quale hanno un legame molto stretto“.
“In questi anni abbiamo contribuito all’uscita del digitale da una situazione non sempre regolare sia per quanto riguarda la registrazione della testata sia i rapporti di lavoro”. – ha aggiunto il presidente Anso Giovannelli – che ha ricordato anche “l’importante collaborazione con Agcom sul primoOsservatorio sulle testate digitali nazionali e locali; nessuno finora, nemmeno Audiweb, era stato in grado di fare un censimento” del panorama dell’informazione online. Ritenute spesso “figlie di un dio minore”, “svolgono un lavoro centrale: ed è un bene che ci sia questa occasione e questo percorso in quattro fasi per poter far sentire anche la voce delle piccole realtà. Si tenga conto che molte di queste hanno un aspetto occupazionale importante anche perché il tentativo fatto con gli ultimi 20 anni di lavoro è stato quello di rendere sempre più strutturate queste realtà e farle uscire da una dimensione che non sempre era regalare, sia per quanto riguarda la registrazione delle testate e sia perché non c’era attenzione ai rapporti di lavoro e alle caratteristiche del lavoro che svolgiamo. E parliamo di realtà che partivano da alcune situazioni di irregolarità mentre oggi non è più così”.
Le testate digitali sono però un “avamposto di innovazione”. Ha proseguito Giovannelli: “Si pensi ad esempio che le trasformazioni sono state enormi: oggi chi ci legge lo fa per il 75% dei casi con lo smartphone e questo cambia completamente il modo di fare il nostro lavoro. La verifica delle fonti e il lavoro sulla notizia devono essere gli stessi ma l’interazione con i lettori attraverso lo smartphone è completamente diverso. Complessivamente la rappresentanza di questi mondi porta a tanti milioni di cittadini raggiunti ogni giorno. Ed è importante dunque approfondire e far emergere tutto il panorama“.
Di quattro argomenti ha parlato Andrea Riffeser Monti, presidente Fieg, nonché presidente e ad di Poligrafici Editoriale: “mercato del lavoro, distribuzione, pirateria e pubblicità”. Due assunzioni ogni sei prepensionamenti è la proposta che il numero uno della Fieg ha lanciato al Governo: i precedenti Esecutivi, ha ricordato l’editore, hanno introdotto un meccanismo “abbastanza interessante: l’uscita attraverso il prepensionamento di tre persone e l’assunzione di una persona. Chiedo a questo Governo di raddoppiare questa procedura perché c’è una marea di giovani che possono entrare; hanno una mentalità completamente diversa, dimestichezza con l’online e possono ringiovanire il linguaggio e la scrittura”. Per gli editori, ha precisato Riffeser Monti, si tratterebbe, al contempo, di un “risparmio sui costi del personale”. “Quando noi abbiamo un’azienda in crisi dobbiamo licenziare giovani e tenere gli anziani che è un’assurdità”, ha sottolineato.
“Non siamo solo il vecchio sistema di carta, siamo nei primi posti anche per quanto riguarda l’online”, ha puntualizzato Riffeser Monti, riferendosi alle testate rappresentate dalla Fieg, prima di affrontare il problema delle rassegne stampa gratuite in tv e nelle radio e quello dei quotidiani in consultazione presso i bar: “”credo che bisogna metterci mano”, ha detto. “Stiamo lavorando positivamente sia con le radio che con le tv”, perchè “si fanno delle ore e ore di lettura dei quotidiani” e “questo è uno strumento che dobbiamo regolamentare, siamo su una discussione spero positiva”. Mentre “se in alcuni bar ci sono 4-5 quotidiani perché devo andare all’edicola a fianco?” E’ la domanda retorica posta da Riffeser Monti. “Crediamo che il Governo ci possa dare una mano” per regolamentare la lettura pubblica della stampa.
Il presidente degli editori italiani ha anche ricordato lo “storico” accordo Fieg-Anci con i rappresentanti dei Comuni per dare sostegno alle edicole (“processo che si è avviato ma che andrebbe accelerato”). In merito al voto europeo sulla direttiva sul copyright, ha concluso: “ci sono degli scontri politici, ma bisogna arrivare a una definizione delle modalità di retribuzione del diritto d’autore, non sappiamo quale ma bisogna arrivarci, perché il lavoro che fa un giornalista non può non essere retribuito”.