ROMA – È iniziato ieri il processo a Carlo Maiuri romano 49enne, assistente capo della Polizia di Stato in servizio presso l’ Ispettorato responsabile della sicurezza della Presidenza del Consiglio, nei confronti del quale pende la duplice accusa di “truffa” e “accesso a sistema informatico“. Al poliziotto difeso dagli avvocati Vittorio Palamenghi e Pasquale Pittella, la procura di Roma ha contestato dieci episodi, spalmati fra il 2015 al 2017, in cui secondo l’accusa si sarebbe servito della sua qualifica per assentarsi indebitamente dall’ufficio.
Maiuri era in possesso dei codici di accessoal software di gestione del personale di Polizia a Palazzo Chigi, lavorando nell’ufficio dove si monitora e si protegge la sede di Governo, ma per lui i giorni di riposo diventavano ore di lavoro. Anche quando non era in servizio. Così, almeno, secondo la ricostruzione della Procura di Roma secondo cui il poliziotto “incaricato della gestione, tra l’altro, del software Ps Personale di esercizio amministrativo-contabile e di programmazione dei servizi giornalieri del personale organico faceva ripetutamente accesso abusivo al sistema informatico protetto dall’Ente e dall’Ufficio di appartenenza mediante l’uso disfunzionale di user id e password“.
Gli accessi contestati alla rete interna del personale sarebbero serviti a ritoccare il calendario “personale” di lavoro del poliziotto-imputato, facendo corrispondere a giorni di stop, come indicati nel software, ore lavorative. Il tutto sarebbe stato fatto facendo ricorso “alla fruizione dei cosiddetti recuperi riposo…in relazione a giorni nei quali aveva, invece, -prestato alcun servizio”. Le assenze rilevate dagli inquirenti sarebbero state coperte per non intaccare la busta paga. Un’operazione di “taroccamento” dei dati che avrebbe portato a contestare il reato di truffa.
“Così facendo l’imputato si procurava l’ingiusto profitto patrimoniale” sostiene l’accusa rappresentata in aula dal pubblico ministero Mario Pesci .