di Antonello de Gennaro
Questa notte a 78 anni si è spento Gianni De Michelis. Lo abbiamo appreso da fonti vicine alla famiglia. Deputato socialista dal 1976 al 1993, è stato ministro dal 1980 al 1992 ricoprendo vari incarichi nei governi di Cossiga, Forlani, Spadolini, Fanfani, Craxi, De Mita e Andreotti: la sua firma per l’Italia è sul trattato di Maastricht nel 1992. Ministro delle Partecipazioni statali dal 1980 poi al Lavoro nel Governo Craxi, vice premier con De Mita e infine ministro degli Esteri. Una lunghissima parentesi ministeriale che ne fece uno dei leader del Psi. È stato poi segretario del Nuovo Psi dal 2001 al 2007. L’ultimo incarico elettivo è stato al Parlamento europeo, nella legislatura chiusa nel 2009 nonché Presidente onorario dell’Aspen Institute.
Il quotidiano francese “Le Monde” scrisse di Gianni De Michelis: “Le Falstaff venetienne à l’heure du lattier“, cioè va a dormire all’ora del lattaio, mentre in un’altra occasione il quotidiano spagnolo spagnolo “Diario 16” aggiunse che si svegliava “fresco como una rosa y activo come un ciclòn” (cioè fresco come una rosa ed attivo come un ciclone) . Nessun altro politico come Gianni De Michelis ha interpretato una caratteristica del nuovo corso socialista che, tra il 1976 e il 1992 sbaragliò il vecchio ” sistema politico” italiano gestito dalla Democrazia Cristiana. Con il suo stile di vita brillante, esuberante lontano anni luce dai vecchi schemi, era la più alta raffigurazione del cambiamento politico portato avanti dal PSI “craxiano”.
Una giusta rivendicazione di poter essere sé stessi, contro le ipocrisie e i finti moralismi dei due “partiti” che controllavano l’ Italia: la Dc e il Pci. Insieme a Bettino Craxi ed il resto della “classe dirigente” socialista condivise anche la sfida all’egemonia culturale comunista, in quella stagione un tratto anticonformista che contraddistinse persino la sua operatività di ministro degli Esteri, contrassegnata non soltanto da una profonda conoscenza dei dossier, ma anche da un europeismo e da un atlantismo indiscutibili ed al tempo stesso continuamente contraddistinti da uno spirito critico incessante.
Era ricoverato da qualche giorno all’ospedale di Venezia, per il peggioramento delle condizioni generali di salute, a causa delle quali Gianni De Michelis non riusciva più ad alimentarsi, ed era stato necessario il ricovero. De Michelis era uno dei giovani politici italiani che nel 1976 insieme a Bettino Craxi, Rino Formica e molti altri osò sfidare i vecchi dirigenti e conquistarono il Partito socialista. Diventarono classe dirigente e cominciarono un lungo percorso di potere. “Gianni – ricorda Bobo Craxi – apparteneva alla sinistra poi lasciò Signorile ed entrò in maggioranza. È stato uno dei dirigenti più coerenti di quella lunga stagione”.
“Gianni è stato un grande uomo di governo ed un compagno leale di mio padre, nella buona e nella cattiva sorte, a cui non fece mai mancare la sua vicinanza negli anni dell’esilio tunisino“, scrive Stefania Craxi, attuale senatore di Forza Italia, ricordando Gianni De Michelis. “Gianni, genio e sregolatezza, visionario lucido con lo sguardo sempre proteso oltre il confine, è stato innanzitutto un socialista generoso e coraggioso che ha saputo attraversare anche le stagioni più infami e buie della storia socialista e del paese con la schiena dritta, senza abiure, difendendo sempre il ruolo ed il primato della politica“.
Con la sua vitalità, curiosità, intelligenza Gianni De Michelis piaceva ai giovani ed io ero uno di loro. Non a caso l’organizzazione giovanile del Psi pendeva dalle sue labbra ed era pressochè tutta schierata con lui. La brutta malattia che lo ha colpito negli ultimi due anni veniva raccontata in un silenzioso tam-tam fra tutti noi che gli volevamo bene. Era craxiano ma con la sua autonomia ed infatti la corrente dei “demichelisiani” esisteva ma non per i soliti oscuri giochi di potere. Ha cresciuto e lanciato generazioni di supermanager, “tecnici” e consulenti . Con grande dignità dopo la fine della Prima repubblica, non non cercò al contrario di rientrare in gioco. Disse di sé stesso: “Io sono come tutti, con la differenza che non lo nascondo“
Ho conosciuto Gianni De Michelis, lavorando con uno dei suoi “pupilli” e cioè Biagio Marzo, quando ero all’inizio della mia passionale carriera dietro le quinte della politica. A Gianni, ed a Biagio mi legano dei ricordi meravigliosi, importanti ed indimenticabili che sono quelli che mi hanno sinora tenuto lontano dalla politica di “plastica” della cosiddetta 2a Repubblica, e quella telecomandata da “tastiera” dell’ attuale politica. Non potrò mai dimenticare le sue dimostrazioni di affetto, amicizia, solidarietà che mi aveva espresso e manifestato in un momento difficile della mia vita, cioè di quanto decisi di interrompere la mia collaborazione con Claudio Martelli. Mi chiamò all’ Hotel Plaza e mi disse: “stai tranquillo Antonello, resta con noi, siamo noi i veri amici fedeli e leali di Craxi“. E come sempre aveva ragione lui.
Così come non potrò mai dimenticare tutte le serata passate insieme, i suoi consigli, le sue lezioni di vita e politica che ricevetti dalla sua generosità. Ciao caro Gianni, oggi con la tua scomparsa tutti noi, il Paese, perdiamo qualcosa dalla vita. Ma nessuno di noi, della mia, nostra generazione potrà mai dimenticare quanto hai fatto per l’ Italia. Un giorno ci ritroveremo tutti quanti e sono certo che anche lassù saprai farti volere bene. Buon viaggio Gianni.