Nella requisitoria del processo di appello (secondo grado) nei confronti dell’ex ministro Raffaele Fitto e di altri 32 imputati, 10 delle quali erano società, il sostituto procuratore generale di Bari dr. Donato Ceglie, ha richiesto l’assoluzione per “non doversi procedere per prescrizione dei reati” dei confronti di Fitto e dell’imprenditore Giampaolo Angelucci (editore fra l’altro del quotidiano LIBERO) che erano accusati di corruzione e illecito finanziamento ai partiti, e che nel febbraio 2013 , erano stati condannati nel processo di primo grado, insieme ad altre 11 persone, dal Tribunale di Bari a pena comprese fra 4 anni e 6 mesi di reclusione e un anno.
In primo grado i giudici avevano riconosciuto Raffaele Fitto colpevole dei “reati di corruzione“, “illecito finanziamento ai partiti” e per un episodio di “abuso d’ufficio” condannandolo a 4 anni di reclusione mentre era stato assolto dai reati di “peculato” e da un altro “abuso d’ufficio“.
I fatti contestati al politico salentino esponente di spicco di centrodestra erano avvenuti agli anni 1999-2005, quando Fitto era presidente della Regione Puglia.