La credibilità del Consiglio superiore della magistratura è in crisi: quattro consiglieri togati , cioè eletti dagli stessi magistrati, sui sedici si sono autosospesi. Uno di loro Luigi Spina, indagato per “favoreggiamento” e “violazione di segreto” si è già dimesso qualche giorno. Il comitato di presidenza ha incontrato tutti i componenti del Consiglio. Momenti drammatici, mai vissuti nella storia dall’organo di autogoverno della magistratura, nel giorno in cui il plenum affronta il caso delle toghe sporche
Pochi minuti prima dell’apertura del plenum straordinario fissato per le 16:30 era arrivata l’auto-sospensione di altri due magistrati, Gianluigi Morlini e Paolo Criscuoli, che si aggiungono alla stessa decisione adottata da Antonio Lepre e Corrado Cartoni. Delle iniziative che però non paralizzeranno l’attività del Csm. Infatti secondo la legge istitutiva, il Consiglio superiore della magistratura ha bisogno per funzionare di 10 consiglieri magistrati e cinque laici. Allo stato siedono 13 magistrati (11 togati più il presidente e il pg della Cassazione), ma le uscite rappresentano un segnale “forte”. Numeri che nonostante le dimissioni ed auto-sospensioni consentono al Csm di operare .
Cartoni e Lepre si sono auto-sospesi lunedì sera, così come richiesto dalla sezione Anm di Milano alla fine di una affollata riunione a cui hanno partecipato più di 300 magistrati del distretto della corte d’appello di Milano. Cartoni nei giorni scorsi ha sostenuto la correttezza del proprio operato, negando qualunque condizionamento. Un concetto questo, ribadito, insieme a Lepri, nella nota con la quale hanno comunicato la decisione di sospendersi: “Pur consapevoli e certi della correttezza del nostro operato, per senso istituzionale e per evitare attacchi strumentali al Csm – si legge – comunichiamo la autososospensione dalle funzioni consiliari in attesa che sia fatta chiarezza sulla vicenda”. L’Anm milanese ha parlato nella sua nota di vicende di “inaudita gravità” che hanno fatto “emergere l’esistenza di una questione morale nella magistratura”.
“In questi giorni è in corso una campagna di stampa che confonde e sovrappone indebitamente i piani di una indagine penale relativa a fatti rispetto ai quali sono del tutto estraneo, come già emerso, con l’attuale attività svolta presso il Csm. Ciò ha offuscato e rischia di compromettere ulteriormente l’immagine e la percezione che dell’organo di governo autonomo della Magistratura hanno i cittadini prima ancora dei magistrati”, ha detto Criscuoli è componente della prima commissione (quella per le incompatibilità ) e della sesta, che si occupa di corruzione e contrasto alle organizzazioni mafiose e terroristiche, definendolo un “clima di caccia alle streghe“.
Morlini è l’attuale presidente della 5a Commissione (Incarichi Direttivi) esponente di Unicost, la corrente di centro delle toghe , in una lettera inviata al vicepresidente del Csm ha scritto: “Pur se nessuno mi ha contestato nulla a livello penale o disciplinare, e pur se il mio nome nemmeno è uscito sulla stampa, so di avere, casualmente ed in modo da me non programmato, raggiunto alcuni magistrati ad un dopo cena in cui, ad un certo punto e senza che io lo sapessi o lo potessi prevedere, è intervenuto l’onorevole Lotti. Mi sono quindi poco dopo congedato, ben prima che la serata terminasse, certo di non avere detto o fatto nulla in contrasto con i miei doveri di consigliere”. Alla corrente di Unicost appartengono i magistrati Luigi Spina accusato di “favoreggiamento“ e “violazione di segreto“, e Luca Palamara accusato di “corruzione”, dalla Procura di Perugia.
Proprio nel giorno in cui era stato convocato il plenum straordinario del Consiglio superiore della magistratura, Spina si è presentato negli uffici della procura di Perugia da cui è indagato insieme al pm di Roma Stefano Rocco Fava, nell’inchiesta su Luca Palamara. Il magistrato Spina secondo i pm umbri avrebbe rivelato a Palamara di essere sotto inchiesta per corruzione, e dell’arrivo al Csm di un esposto di Fava contro Giuseppe Pignatone e Paolo Ielo, rispettivamente procuratore capo (in pensione da alcune settimane) e procuratore aggiunto della Procura di Roma.
L’ex consigliere del Csm Spina non ha brillato per trasparenza, decidendo (legittimamente) di avvalersi della facoltà di non rispondere. I suoi avvocati hanno così spiegato tale decisione “Abbiamo deciso, d’intesa con il dottor Spina, di procrastinare l’interrogatorio per raccogliere tutti gli elementi che consentiranno quanto prima di chiarire la sua posizione processuale” . Anche il pm Stefano Rocco Fava attualmente in servizio presso la Procura di Roma, indagato anche lui per “favoreggiamento” e “rivelazione del segreto di ufficio” è stato ascoltato in Procura a Perugia in un interrogatorio durato ore dai magistrati inquirenti.
Il pm Fava è l’ autore dell’esposto al Csm contro il procuratore Giuseppe Pignatone e l’aggiunto Paolo Ielo, viene accusato di alcune affermazioni intercettate: “C’avrai la tua rivincita perché si vedrà che chi ti sta fottendo (…)” diceva al telefono Spina all’amico Palamara “ forse sarà lui a doversi difendere a Perugia, per altre cose perché noi a Fava lo chiamiamo”, e Palamara rispondeva: “No adesso lo devi chiamare altrimenti mi metto a fare il matto”.
Lunedì sono arrivati gli atti della Procura di Perugia trasmessi al vicepresidente Ermini, ex deputato del Pd di cui era responsabile giustizia sotto la segreteria Renzi, il quale ha trascorso un paio d’ore a Palazzo dei Marescialli impegnato a leggere le carte ricevute dai magistrati umbri, prima di salire al Quirinale per incontrare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (che è il presidente del Csm) a cui ha sottoposto il testo del proprio discorso pronunciato oggi in apertura del plenum.
Il numero due di Palazzo dei Marescialli ha escluso ogni ipotesi di scioglimento del consiglio: “Può continuare a svolgere le funzioni affidategli purché la reazione a condotte indiscutibilmente non compatibili sia chiara, rapida e non suscettibile di fraintendimenti. E io credo che così sarà perché il Csm e la magistratura hanno al loro interno gli anticorpi necessari per poter riaffermare la propria legittimazione agli occhi di quei cittadini nel cui nome sono pronunciate le sentenze”.
Ermini ha parlato delle nomine del futuro: “Ogni determinazione venga assunta al riparo di interessi esterni ed al solo fine di assicurare l’efficienza e la conformità a Costituzione della attività giurisdizionale”. In poche parole stop all’ ingerenza delle correnti. Mentre per quanto riguarda le poltrone di procuratore capo, le cui manovre sotterranee sono emerse grazie all’inchiesta di Perugia sul magistrato Luca Palamara – “le nomine dei capi degli uffici giudiziari siano effettuate attraverso la rigorosa osservanza del criterio cronologico, fuggendo la tentazione di raggrupparle in delibere contestuali che inducano il sospetto di essere state compiute nell’ambito di logiche spartitorie o non trasparenti”.
Non è mancato nell’intervento di Ermini un passaggio sulle correnti. “L’associazionismo giudiziario – ha detto Ermini – è stato un potente fattore di cambiamento e democratizzazione della magistratura, favorendo una presa di coscienza collettiva in ordine ai valori costituzionali che la giurisdizione ha il compito di attuare e difendere. Ma consentitemi di dire che nulla di ciò che io vedo nelle degenerazioni correntizie, nei giochi di potere e nei traffici venali di cui purtroppo evidente traccia è nelle cronache di questi giorni dovrà in futuro macchiare l’operato del Consiglio Superiore“.
“È un errore descrivere questa vicenda come una guerra tra correnti. Le correnti, come ha ben scritto la segreteria di Unicost nel suo documento della scorsa settimana, sono le vittime di una vicenda connotata da individualismo, smania di potere, intolleranza alle regole” ha aggiunto Cascini che deve aver dimenticato quante “lottizzazioni” sono state effettuate nelle nomine anche dalla sua stessa corrente di appartenenza ( Area n.d.r.) , che non può essere esente da censure morali e critiche,
Alle discussioni interne a Palazzo dei Marescialli si sono aggiunte le polemiche interne nell’ Anm che si riunirà domani con all’ordine del giorno proprio il “caso Palamara“, mediante l’attivazione dei probiviri. Ai vertici dell’Associazione dei magistrati vi sono posizioni contrastanti con il vicepresidente Luca Poniz (della corrente Area), il quale ha preso le distanze da quanto affermato dal leader del sindacato delle toghe, Pasquale Grasso. Un un’intervista alla Stampa Grasso ha parlato della necessità di un “esame di coscienza” e di “trasparenza” ma ha anche definito come “fisiologici” i contatti con la politica: “Ritengo sia un problema di limiti, e di opportuna e doverosa autolimitazione delle condotte”.
Di parere assolutamente diverso ed opposto la posizione di Poniz: “L’intervista di Grasso vede molti di noi su posizioni radicalmente diverse perchè esclude che vi sia uno scandalo nei fatti accaduti”, parlando di relazioni che al contrario “fanno scandalo“.
Fa discutere la proposta avanzata dall’ex magistrato Bruno Tinti, sulle colonne di Italia Oggi, di sorteggiare i componenti del Csm e dell’Anm per evitare che nelle nomine dei magistrati influiscano giochi di potere e di correnti. “Una proposta immonda e Bruno Tinti sa come la penso” commenta l’ex procuratore capo di Torino Armando Spataro.
“L’idea non ha né capo né coda” secondo Giovan Domenico Lepore, ex procuratore capo della Repubblica di Napoli, che si dice in ogni caso favorevole “all’abolizione delle correnti all’interno della magistratura: spesso le nomine avvengono seguendo logiche di corrente invece che valutando il merito“. “Il sorteggio – afferma Raffaele Guariniello, ex procuratore aggiunto di Torino – è una misura implacabile. Ma è pur sempre una retromarcia nella scelta dei migliori. Io sono per premiare chi merita, la competenza. Capisco la proposta di Tinti, ma allora vuol dire che siamo davvero messi male, Chi garantisce che i sorteggiati non faranno le stesse cose degli eletti? La sua proposta dimostra la crisi in cui è caduto il Csm. Quando sono entrato in magistratura le correnti erano un fatto positivo, erano un luogo di confronto. Ora sono centri di distribuzione degli incarichi. Dobbiamo trovare procedure che diano garanzia a tutela della trasparenza e del merito” dice Guariniello.