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22 Novembre 2024 04:18

Ecco come Palamara “gestiva” nel Csm le nomine dei magistrati

Una  "cupola" con la toga per concordare la strategia per pilotare la nomina del nuovo procuratore della repubblica di Roma si riuniva di notte in una saletta riservata di un hotel romano per non essere visti da occhi indiscreti. Nella saletta erano presenti il magistrato Luca Palamara, due parlamentari del Pd Cosimo Ferri e Luca Lotti e cinque consiglieri del Consiglio Superiore della Magistratura

ROMA – Una  “cupola” con la toga per concordare la strategia per pilotare la nomina del nuovo procuratore della repubblica di Roma si riuniva di notte in una saletta riservata di un hotel romano per non essere visti da occhi indiscreti. Nella saletta erano presenti il magistrato Luca Palamara, due parlamentari del Pd Cosimo Ferri e Luca Lotti e cinque consiglieri del Consiglio Superiore della Magistratura. Una sorta di “comitato” delle nomine che operava in modo occulto dietro le quinte.

Due magistrati sono Gianluigi Morlini di Unicost e Paolo Criscuoli di Magistratura Indipendente, i quali hanno deciso per questo di auto- sospendersi dalle proprie funzioni “ufficiali” all’interno del Csm. La loro auto-accusa ha reso ancor più eclatante e sconvolgente la crisi esplosa a Palazzo dei Marescialli, sede del Consiglio Superiore della Magistratura,  organo di autogoverno delle toghe italiane, dal quale si era già dimesso un altro magistrato, il consigliere Luigi Spina, a seguito della sua iscrizione nel registro degli indagati per favoreggiamento e rivelazione di segreto , a cui aveva fatto seguito l’ autosospensione dei magistrati-consiglieri (definiti “membri togati”)  Corrado Cartoni ed Antonio Lepre.

Nella settimana che va dal 9 al 16 del mese scorso, grazie al trojan-captatore installato nel telefono di Palamara dagli investigatori della Guardia di Finanza, sono stati registrati tre appuntamenti notturni. Oggetto delle “nottate” le trattative per determinare dietro le quinte, in una specie di comitato occulto, le nomine ai vertici degli uffici giudiziari . A partire dalla poltrona di procuratore capo della Procura di Roma, ma anche della analoga “poltrona” della Procura di Perugia (che è competente sull’operato dei magistrati della capitale) e di quella di Brescia

A tirare le fila il magistrato Luca Palamara, ex consigliere del Csm ,  ex presidente dell’Anm ( l’ Associazione Nazionale Magistrati) attualmente pubblico ministero presso la Procura di Roma, candidatosi per la nomina semi-direttiva di procuratore aggiunto, il quale si accredita nel ruolo di “regista” delle trattative, che in alcuni di questi incontri coinvolge altre suoi amici. Come ad esempio Claudio Lotito il presidente della Lazio , che gli regala pacchi di biglietti da regalare agli “amici degli amici”.

il presidente della Lazio Calcio, Claudio Lotito ed il pm Luca Palamara

 

Il presidente della Lazio è a sua volta “amico” di molti magistrati e politici, onnipresente a cene ed eventi mondani, partecipava spesso e volentieri alle riunioni a tarda sera. Il 15 maggio, in occasione della finale della Coppa Italia contro l’Atalanta, in tribuna all’Olimpico con un biglietto omaggio siede Luigi Spina legatissimo a Palamara. Infatti è stato lui, in un incontro in piena notte, a rivelargli che la Procura di Perugia lo aveva iscritto nel registro degli indagati per “corruzione”, ed a anticiparli le future iniziative del Csm rispetto all’esposto presentato dal pm Stefano Rocco Fava nei confronti Pignatone e Ielo.

Un interlocutore privilegiato di Palamara è anche il pubblico ministero antimafia Cesare Sirignano, il quale arriva da Napoli, ed era stato incaricato di sondare i candidati per la poltrona di procuratore capo a Perugia. La ricerca di Palamara, che intercetto ammette di non avere riferimenti interni alla procura umbra, in realtà ha un unico scopo e cioè quello di trovare e nominare un capo della Procura “che deve aprire un procedimento penale su Ielo“.

Cesare Sirignano

Una condizione per la quale Palamara è pronto a garantire un congruo “pacchetto di voti”. Ed insieme al suo amico Sirignano analizza le varie possibilità, ma ha anche un secondo interesse. Infatti la compagna di quest’ultimo è  il magistrato Ilaria Sasso del Verme, che nel tempo ha avuto incarichi nella giunta dell’ Associazione Nazionale Magistrati, è stata pm della D.D.A., la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ed ultimamente distaccata al Csm come segretaria della Quinta commissione

Un incarico delicato in quanto è proprio a lei redigere le motivazioni per i candidati agli incarichi direttivi e semi-direttivi degli uffici giudiziari del Paese. Palamara è quindi convinto di poterla “pilotare” attraverso la sua amicizia con il suo fidanzato Sirignano, inserendo note di merito o demerito nei dossier dei singoli magistrati, che vengono poi portati in commissione per la votazione. Il magistrato romano non si sentiva molto sicuro sulla circostanza che il candidato alla guida della Procura di Perugia indicatogli da Sirignano sia affidabile e sopratutto controllabile , e quindi  successivamente si muove anche con altri interlocutori per cercare la persona giusta da “sponsorizzare” per la poltrona di procuratore umbro del capoluogo umbro. Infatti nell’elenco dei papabili inserisce non casualmente  tutti coloro che hanno almeno un motivo di astio o rancore nei confronti di Ielo. A partire dal pm della procura di Roma, Stefano Rocco Fava a cui chiede di far pubblicare l’esposto e l’amico gli assicura di aver già provveduto in tal senso.

I magistrati Palamara e Fava concordano che questa storia debba uscire e di utilizzare due giornali: Il Fatto Quotidiano La Verità passando le notizie a due giornalisti che hanno delle proprie ragioni per pubblicare tutto.  Il giornalista de Il Fatto Quotidiano  è quello che  ha scritto principalmente sull’inchiesta Consip accusando la procura di aver protetto Renzi. Mentre  il giornalista del quotidiano La Verità che nel “caso Siri“, qualche settimana prima, ha provato a “bruciare” l’inchiesta dei magistrati Paolo Ielo e Mario Palazzi inventando di proposito un inesistente giallo sull’intercettazione chiave. Palamara però è preoccupato. Vuole che della storia diventi pubblico solo quello che gli fa comodo possa uscire: ha timore (fondato)  che, se si apre la guerra dei veleni, qualcuno possa arrivare alla sua compagna Adele Attisani. Ma il pm Fava lo rassicura e garantisce per Il Fatto Quotidiano. Il tutto registrato fedelmente dal trojan-captatore della Guardia di Finanza. Puntualmente….lo scorso 29 maggio i due quotidiani escono con la storia dell’esposto. Nessuno di loro ancora lo sapeva, ma l'”operazione” era avvenuta fuori tempo massimo.

La consuetudine ad incontrarsi di notte appare quasi come un “rito”  in questa indagine, probabilmente nell’intendimento di riuscire sfuggire ad eventuali controlli. Palamara e Lotti si vedono molto spesso e sempre al riparo da occhi indiscreti, trovandosi d’accordo sui candidati da portare ai vertici delle Procure. L’ex sottosegretario ala presidenza del consiglio del governo Renzi (e  poi ministro allo sport nel governo Gentiloni) fondamentalmente voleva vendicarsi nei confronti di Pignatone e Ielo i quali  nell’ inchiesta sulla Consip, avevano hanno chiesto il suo rinvio a giudizio. Ma non solo.  Lotti voleva poter contare in futuro su una pubblica accusa “morbida” ed a lui più favorevole. Per questo motivo spiega di voler escludere dalla corsa alla guida della Procura della Capitale, anche il procuratore capo di Firenze Creazzo che ha fatto arrestare i genitori di Matteo Renzi e condotto a Firenze numerose inchieste sui familiari dell’ex premier toscano.

Tutto ciò è contenuto gli atti processuali inviati dalla Procura di Perugia al Csm e al Ministero della Giustizia,  grazie ai quali sono venuti alla luce gli incredibili retroscena delle trattative che si sono protratte per mesi per “piazzare  nei posti chiave magistrati “di fiducia”,  ed a rivelare l’identità ai componenti di questa “cupola” che l’ex consigliere del Csm Palamara ha messo in piedi nel corso degli anni e che secondo le indagini in corso avrebbe utilizzato proprio per raggiungere lo scopo di far nominare un procuratore “amico” nella Capitale, ma soprattutto di “farla pagare” al suo principale nemico:  il procuratore aggiunto Paolo Ielo, che aveva trasmesso ai colleghi di Perugia gli atti che lo potevano accusare di corruzione, unitamente all’ex procuratore capo Giuseppe Pignatone.

Cosimo Ferri, magistrato e deputato del PD

La riunione notturna nell’hotel dove alloggia Cosimo Ferri, dove magistrati e politici si riunivano è senza dubbio decisiva. Palamara è l’organizzatore, e vi partecipano i consiglieri del Csm Cartoni e Lepre. Molto spesso presente anche l’ ex ministro “renziano” Luca Lotti . Il magico “trojan-captatore” installato nel cellulare del magistrato Palamara dagli investigatori del Gico della Fiamme Gialle,  registra con assoluta chiarezza le conversazioni, durate circa due ore, in cui vengono vengono analizzate dai partecipanti alla riunione notturna tutte le ipotesi per riuscire a far preferire il procuratore generale di Firenze Viola sul procuratore capo di Palermo  Lo Voi, ma anche sul terzo candidato, il procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo.

Vengono contatati ed analizzati i voti che verranno espressi in commissione: Viola ne può ricevere quattro (quelli di Magistratura Indipendente, di Piercamillo Davigo, e dei membri “laici” (cioè quelli “nominati” dai partiti)  espressione del Movimento Cinque Stelle e della Lega; Lo Voi e Creazzo uno ciascuno, rispettivamente dai rappresentanti di Area ed Unicost. E guarda caso è esattamente quello che accade il 23 maggio nella seduta della commissione nomine del Csm . Con l’intesa raggiunta proprio in quella riunione della cupola coordinata da Palamara, successivamente al plenum le preferenze di Unicost sarebbe confluite su Viola, ottenendo così la designazione a capo dell’ufficio romano.

Oltre ai partecipanti abituali alle riunioni notturne nell’ hotel di Ferri, vengono ascoltate le voci di altre due persone. I finanzieri dal contenuto delle conversazioni intercettate e da quanto ascoltato capiscono che fanno parte del Csm, ma non avevano alcun elemento per identificarli. E quindi nella relazione che il Gico della Guardia di Finanza trasmette ai magistrati di Perugia viene specificato che “non è stato possibile individuare i due soggetti presenti”.

Ieri mattina il vicepresidente del Csm David Ermini ha ricevuto le carte da Perugia, e prima del plenum straordinario, ha incontrato tutti i consiglieri del Csm, invitando chi ha partecipato a quelle riunioni ad uscire allo scoperto. Ed i consiglieri Morlini di Unicost e Criscuoli di Magistratura indipendente intuiscono che il “banco” è saltato e che quindi non è consigliabile nascondersi. Il primo ad uscire allo scoperto è il presidente della quinta commissione , quella che decide gli incarichi direttivi, il secondo è componente della prima  (disciplinare) e della sesta  commissione. Si auto-sospendono ma per ammorbidire le proprie rispettive posizioni parlano di “una caccia alle streghe“. Criscuoli parla di “campagna di stampa che sovrappone indebitamente i piani di una indagine penale relativa a fatti rispetto ai quali sono del tutto estraneo con l’attuale attività svolta presso il Csm”, mentre Morlini spiega di aver “incontrato Lotti a un dopocena”(ma non dice dove…)  e giura e spergiura sulla “correttezza del mio comportamento“.

Palamara è accusato di corruzione per aver ricevuto 40 mila euro per agevolare la nomina di Giancarlo Longo a procuratore di Gela, ma anche “viaggi, vacanze e un anello dall’imprenditore Fabrizio Centofanti” . Un anello scelto (da lei stessa) e destinato alla compagna di PalamaraAdele Attisani una docente ben nota a Roma Nord che così si raccontava alle mamme dei suoi alunni: “io sono all’antica cerco una grande storia d’amore”. Nel frattempo  Centofanti “amico” di Palamara avrebbe fatto da collegamento tra il magistrato e un gruppo di avvocati e imprenditori interessati a pilotare nomine e indagini, primi fra tutti Piero Amara e Giuseppe Calafiore.

La sede della Cassa Nazionale Notariato ente da sempre molto “generoso” nell’affittare a prezzi di favore le proprie abitazioni a magistrati e politici

Le indagini delegate dai pm di Perugia alla Guardia di Finanza riguardano anche un appartamento nel lussuoso quartiere Parioli di Roma, che Palamara ha ottenuto in locazione circa cinque anni fa dalla Cassa Nazionale del Notariato e dove tuttora abita. Le verifiche effettuate dai finanzieri riguardano non solo i criteri di assegnazione, ma anche la ristrutturazione dell’appartamento, in quanto l’impresa che si è occupata di svolgere i lavori sarebbe collegata al gruppo di società che fa capo proprio a Centofanti. Un’ipotesi questa che i difensori  di Palamara, gli avvocati Mariano e Benedetto Buratti contestano: “Abbiamo le ricevute di tutte le spese sostenute e siamo pronti a dimostrare di non aver avuto alcun regalo o agevolazione. Il commercialista ha provveduto ad effettuare tutti gli sgravi previsti dalla legge e produrremo al più presto tutti i documenti“. Guarda caso il commercialista in questione è quell’ Andrea De Giorgio, intercettato mentre assicurava a Palamara di aver “informazioni compromettenti su Ielo. Solo coincidenze ?

 

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