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22 Novembre 2024 16:03

Arrestato Paolo Arata, ex deputato di Forza Italia, consulente della Lega per l’energia

Arrestato anche Francesco Arata figlio l’imprenditore al centro del caso Siri . Ritenuti soci occulti dell’imprenditore dell’eolico Vito Nicastri, considerato dai magistrati antimafia di essere tra i finanziatori del boss Messina Denaro

ROMAPaolo Arata, ex deputato di Forza Italia e successivamente consulente della Lega per l’energia,  è stato arrestato insieme a suo figlio Francesco. Entrambi vengono accusati  dalla Direzione Distrettuale Antimafia  di Palermo, di corruzione, autoriciclaggio e intestazione fittizia di beni. Secondo i magistrati siciliani , padre e figlio sarebbero di fatto soci occulti dell’imprenditore trapanese Vito Nicastri, ritenuto dagli inquirenti vicino al boss Matteo Messina Denaro.

L’arresto è stato disposto dal gip di Palermo, Guglielmo Nicastro, su richiesta della Dda guidata dal procuratore capo di Palermo,  Francesco Lo Voi. Il giudice per le indagini preliminari ha disposto la misura cautelare anche per Vito Nicastri considerato il “re dell’eolico” in Italia, che già si trovava in carcere, e per suo figlio Manlio Nicasti. Padre e figlio vengono indagati per “corruzione“, “auto riciclaggio” ed “intestazione fittizia“. Agli arresti  domiciliari è finito anche Alberto Tinnirello, ex funzionario dell’assessorato regionale siciliano all’Energia il quale è indagato per corruzione. Nella misura cautelare il gip Nicastro lancia l’allarme “sull’elevato rischio di infiltrazioni di Cosa nostra” negli affari degli Arata e dei Nicastri.

Gli Arata sono al centro dell’indagine palermitana su un presunto giro di mazzette alla Regione Sicilia  che coinvolge anche Nicastri, imprenditore dell’eolico che era ritornato in carcere lo scorso aprile, in quanto perché dai domiciliari avrebbe continuato imperterrito a fare affari illegali. E’ stato lo stesso Arata a confidare, inconsapevole di essere intercettato,  ad un avvocato-amico  “Io sono socio di Nicastri al 50 cento  nella sostanza abbiamo un accordo societario, di co-partecipazione” . Un legame di affari che trovava conferma anche  da un altro dialogo intercettato questa volta tra Paolo Arata mentre si trovava ai domiciliari per “concorso esterno in associazione mafiosa“, ed il figlio di Nicastri, a cui Arata riferiva ” “Nel 2015, ho dato 300 mila euro a tuo papà” .
Nicastri, ai domiciliari, si affacciava al balcone per parlare con il figlio di Arata

Un  troncone dell’inchiesta nei mesi scorsi è stato trasferito per competenza territoriale alla Procura Roma, in quanto alcune intercettazioni hanno fatto ritenere agli inquirenti che sarebbe stata pagata una mazzetta, da parte di Arata, all’ex sottosegretario alle Infrastrutture leghista Armando Siri. Tale presunta corruzione avrebbe avuto come contropartita un emendamento al Def sugli incentivi connessi al mini-eolico, che però non è stato mai approvato. proprio a causa di questa vicenda, ed alla sua conseguente iscrizione nel registro degli indagati  dell’ on. Siri, che ha sempre respinto le accuse, gli sono state revocate le deleghe di sottosegretario dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

“Questi qua sono stati tutti pagati”, diceva con orgoglio Arata al figlio Francesco mentre stava per entrare negli uffici dell’assessorato regionale all’Energia, a Palermo. Francesco Paolo Arata, l’ex professore di ecologia reclutato due anni fa da Matteo Salvini per stilare il programma della Lega, era realmente un gran distributore di “mazzette”. “Quanto gli abbiamo dato a Tinnarelli?”, sussurrava a proposito del dirigente che si occupava delle autorizzazioni per i parchi eolici, Alberto Tinnirello. “Quello è un corrotto”, diceva riferendosi ad un altro funzionario, Giacomo Causarano. “Un amico, una persona a noi vicina”.

L’inchiesta della Dda di Palermo ipotizza un giro di tangenti alla Regione Sicilia che avrebbero favorito Nicastri e il suo presunto socio “occulto” Arata nell’ottenere delle autorizzazioni per fare affari nell’eolico e nel bio-metano. Ai funzionari regionali corrotti sarebbero state versate mazzette dagli 11 mila ai 115 mila euro. Sempre nell’ambito della stessa inchiesta lo scorso aprile furono disposte dai magistrati della Procura di Palermo delle perquisizioni avvenute lo scorso 17 aprile dalle quali sono venuti alla luce degli importanti riscontri alle ipotesi d’accusa, così la svolta nell’indagine, condotta dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dal sostituto Gianluca De Leo.

“Dalle attività di indagine  è emerso che Arata ha trovato interlocutori all’interno dell’assessorato all’Energia, — ricostruisce la procura — tra tutti l’assessore Pierobon, grazie all’intervento di Gianfranco Miccichè, a sua volta contattato da Alberto Dell’Utri. Quindi l’ “ambasciatore” di Vito Nicastri era riuscito a parlare con il presidente dell’ Assemblea Regionale Siciliana e con il fratello di Marcello Dell’Utri, uno dei fondatori di Forza Italia condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Contatti questi che Arata aveva a seguito della sua adesione a Forza Italia, candidandosi nella circoscrizione della Toscana dove era stato eletto alla Camera dei Deputati.

In realtà le relazioni “politiche” di Arata andavano molto oltre. Come riscontrato dagli investigatori incontra anche Calogero Mannino. che gli è utile per arrivare ai vertici dell’assessorato al Territorio. Scrivono il procuratore aggiunto Guido e il sostituto De Leo: “Quando l’epicentro della fase amministrativa diveniva l’assessorato al Territorio e Ambiente (per la verifica di assoggettabilità del progetto alla “Via”, valutazione di impatto ambientale), Arata è riuscito a interloquire direttamente con l’assessore Cordaro e, tramite questi, con gli uffici amministrativi di detto assessorato, dopo aver chiesto un’intercessione per tale fine a Calogero Mannino”.

Oltre ad Alberto Tinnirello, dirigente dell’assessorato regionale all’Energia finito oggi ai domiciliari, sono coinvolti nella vicenda una serie di pubblici ufficiali: si tratta di Giacomo Causarano, funzionario dell’assessorato al Territorio e Ambiente e di Angelo Mistretta funzionario del Comune di Calatafimi , accusati di “corruzione per l’esercizio delle funzioni“. Alberto Fonte  presidente della Commissione Via (Valutazione d’impatto Ambientale) dell’assessorato Territorio e Ambiente risponde di “abuso d’ufficio“.

Tinnirello avrebbe incassato una tangente, il cui importo non viene indicato dai pm, per fornire informazioni sullo stato delle pratiche amministrative per la richiesta di autorizzazione integrata ambientale per la costruzione e l’esercizio degli impianti di bio-metano di Franconfonte e Calatafimi – Segesta della Solgesta s.r.l., società di proprietà di Arata e Nicastri.

Causarano avrebbe ricevuta 11 mila euro, mazzetta mascherata con il pagamento di una fittizia prestazione professionale resa dal figlio, anch’egli indagato. In cambio avrebbe passato informazioni sullo stato delle pratiche amministrative inerenti le istanze relative agli impianti di produzione di energia rinnovabile.

Mistretta avrebbe ricevuto 115mila euro per rilasciare una autorizzazione alla costruzioni di impianti di produzione di energia alternativa riferibili alle società di Arata e Nicastri.

Oggi, due mesi dopo, sono scattate le misure cautelari disposte dal gip Nicastro ed  anche diversi sequestri di società che gestiscono impianti eolici.

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