ROMA – Oggi si è dimesso un altro consigliere del Csm, Antonio Lepre e si aggrava sempre di più il caos all’interno del Consiglio superiore della magistratura dopo l’inchiesta interna e della Procura di Perugia sugli incontri intercorsi fra alcuni membri ed esponenti del Pd per concordare le nomine del vertice del Capo della Procura di Roma, di Perugia e di altri capoluoghi.
E’ cresciuto anche in maniera esponenziale ed imbarazzante a livello istituzionale il disagio della magistratura sullo scontro per i contatti avuti dai consiglieri del Csm con Luca Lotti ex ministro Pd . Il procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio , nell’atto di incolpazione a carico di cinque togati del Csm, riferendosi a Lotti – indagato a Roma per il caso Consip – così ha scritto: “Si è determinato l’oggettivo risultato che la volontà di un imputato abbia contribuito alla scelta del futuro dirigente dell’ufficio di procura deputato a sostenere l’accusa nei suoi confronti”.
Nelle intercettazioni si sente l’ex ministro del Pd, braccio destro di Matteo Renzi, parlando sul vicepresidente del Csm David Ermini dire: “Però qualche messaggio gli va dato forte“. Un affermazione grave e pesante pronunciata durante la famosa riunione del 9 maggio scorso in cui Lotti trattava ed organizzava con Luca Palamara, Cosimo Ferri ed alcuni consiglieri del Csm sulla strategia da adottare per la nomina del successore di Giuseppe Pignatone alla guida della Procura di Roma.
Uno scandalo istituzionale-politico che imbarazza non poco il Partito democratico. E’ stato soprattutto l’ex procuratore nazionale antimafia e nuovo europarlamentare Franco Roberti a far sentire la sua voce nei giorni scorsi :”Ci troviamo di fronte a fatti gravissimi, che aprono una questione morale, di etica della responsabilità, che riguarda i magistrati ma anche la politica. A partire dal Pd“, Adesso emergono nuovi dettagli dalle intercettazioni. Il segretario nazionale del Pd, Nicola Zingaretti, interviene con una nota per dire: “Il partito che ho in mente non si occupa di nomine di magistrati”.
Il neo-segretario del Pd assicura tutti: “Se emergeranno rilievi penali, mi atterrò sempre al principio garantista e di civiltà giuridica secondo il quale prevale la presunzione di innocenza fino alle sentenze definitive. L’oggetto delle indagini non sono le frequentazioni ma il loro merito. Attendiamo per questo che si faccia piena luce. Agli esponenti politici del Pd protagonisti di quanto è emerso non viene contestato alcun reato“. Ed aggiunge: “Ma il Pd non ha mai dato mandato a nessuno di occuparsi degli assetti degli uffici giudiziari“.
Lotti così replica alla nota di Zingaretti : “Senza fare nessuna polemica con Nicola, sono un po’ sorpreso che lo stesso segretario abbia sentito poi la necessità di dire che il “suo” Pd non si occupa di nomine di magistrati: perchè anche io faccio parte del “suo” Pd e – come ho personalmente detto a lui e spiegato oggi in una nota – non ho il potere di fare nomine, che come noto spettano al Csm“.
Ma a smentire e rendere sempre più debole e complicata la posizione di Lotti sono le sue parole pronunciate dall’ex ministro durante la riunione del 9 maggio. Parole scolpite come macigni contenute nell’atto di incolpazione con cui il procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio ha dato avvio all’azione disciplinare nei confronti di cinque consiglieri del Csm. Uno di questi consiglieri, Corrado Cartoni, diceva a Palamara: “Ho problemi con Ermini, ci ho litigato”. Il vicepresidente del David Ermini dalle intercettazioni di Perugia viene raffigurato come un ostacolo alle “strategie” del triumvirato Lotti, Ferri e Palamara.
Nell’atto di incolpazione scritto da Fuzio, si legge: c’era una vera “strategia di danneggiamento” di uno dei candidati alla carica di procuratore di Roma, il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo, che venne prefigurata nella riunione del 9 maggio scorso , organizzata dall’ex presidente dell’Anm Luca Palamara e Cosimo Ferri, con Luca Lotti e cinque consiglieri “togati” del Csm, tutto ciò mentre si manovrava per “l’enfatizzazione” del profilo professionale di Marcello Viola, procuratore generale di Firenze , il candidato fortemente voluto dai “politici” e che guarda caso è risultato il più votato dalla Commissione per gli incarichi direttivi nella seduta dello scorso 23 maggio sorso.
E’ stato tutto ciò che ha indotto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in qualità di presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, ha indetto per il 6 e 7 ottobre prossimo l’elezione suppletiva per la sostituzione dei membri dimissionari del Csm. Mattarella ha deciso di indire le supplettive a ottobre in quanto la richiesta di scioglimento anticipato del Csm contrasterebbe con la necessità di cambiare le procedure elettorali da più parti richieste. Nella motivazione del Capo dello Stato si legge che le elezioni serviranno a “voltare pagina, restituendo alla magistratura prestigio e fiducia” incrinati per le vicende delle ultime settimane.
Le elezioni suppletive serviranno quindi a sostituire i membri togati del Csm dimissionari, Antonio Lepre e Luigi Spina , rappresentanti eletti dai pm, e quindi non sostituibili con i primi dei non eletti. Infatti i posti riservati al Csm per i pubblici ministeri sono quattro, e alle elezioni dell’anno scorso per il rinnovo dell’intero Consiglio superiore si erano presentati giusto quattro candidati: di qui l’esigenza delle suppletive per la sostituzione dei dimissionari.
Discorso ben diverso invece per i giudici: le candidature per questa quota erano più numerose dei seggi disponibili. Adesso quindi esiste un bacino di “non eletti”dal quale attingere: al posto di Gianluigi Morlini, da oggi rientrato a fare il giudice a Reggio Emilia, subentrerà Giuseppe Marradi cui proprio ieri il Csm ha decretato il ritorno nel ruolo della magistratura (era distaccato al ministero della Giustizia). A seguito di tutto ciò cambiano anche i rapporti di “forza” e peso nelle correnti all’interno del Csm. Unicost con l’uscita di Morlini perde un consigliere a vantaggio di Autonomia e Indipendenza, la corrente di Piercamillo Davigo a cui fa riferimento Marra .
AGGIORNAMENTO
Corrado Cartoni membro togato del Csm di Magistratura Indipendente, uno dei magistrati coinvolti nelle riunioni con Luca Palamara e Luca Lotti per pilotare la nomina del prossimo procuratore di Roma ha presentato le dimissioni: . “Non ho mai parlato di nomine” dice specificando che le dimissioni sono state date per “senso delle istituzioni” scrive l’ormai ex consigliere del Csm nella lettera indirizzata al vice presidente del Csm David Ermini, in cui ha comunicato il proprio passo indietro, .
“Ho rassegnato stamattina le dimissioni da Consigliere del Csm – scrive Cartoni – non per ammissione di responsabilità, ma per senso delle istituzioni Non mi è stato consentito di difendermi, e lo farò nel procedimento disciplinare. Preciso che non ho mai parlato di nomine, come erroneamente oggi mi attribuisce un quotidiano”. Cartoni ringrazia “le centinaia di colleghi che, silenziosi, in questi giorni tremendi mi hanno manifestato la loro stima ed il loro affetto” augurando “buon lavoro” ai colleghi consiglieri ed a chi subentrerà al suo posto.
Al posto di Cartoni si insedierà Ilaria Pepe, seconda dei non eletti alle votazioni dell’anno scorso per il rinnovo del Csm. La nuova consigliera appartiene alla corrente di Autonomia e Indipendenza, che ha tra i fondatori e come leader Piercamillo Davigo. . In questo modo la corrente raddoppierà la sua rappresentanza al Csm. Attualmente oltre allo stesso Davigo c’è solo un altro consigliere di Autonomia e Indipendenza, Sebastiano Ardita.